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Elezioni Comunali Roma 2021

INTERVISTA | Tobia Zevi: "Mi appello a Letta, Roma diventi laboratorio per costruire un nuovo centrosinistra"

Da agosto Tobia Zevi sta girando la città di Roma per costruire il programma e la squadra: "Primarie fondamentali per scegliere il candidato e la squadra, ma soprattutto per ristabilire un dialogo con la città"

Lo hanno definito uno dei sette nani, outsider, candidato minore. In campo da agosto Tobia Zevi ha sempre risposto con ironia e convinzione a chi puntava a ridimensionarlo. Ed anche oggi che la questione romana è diventata nazionale, con Letta in prima linea per la scelta del candidato, lui continua la sua campagna elettorale per le primarie del centrosinistra, ancora tutte da organizzare e per le quali lui si batte da tempo. Le idee sono chiare, così come le critiche costruttive poste al Pd (di cui rivendica di non  avere più la tessera) e alla coalizione di centrosinistra. Dall'interno però punta a fornire il proprio contributo perché "mi sento molto di sinistra, credo che nel mio progetto di trasformazione della città ci siano molti aspetti che incarnano i valori di centrosinistra". 

Tobia Zevi, la questione della scelta del candidato per Roma è diventata nazionale. Che idea si è fatto di quanto accaduto la scorsa settimana sulla notizia della candidatura di Gualtieri, poi stoppata da Letta?

Da mesi ripeto l'importanza e l'urgenza di parlare di Roma. Di fronte a questa urgenza che ha visto la sordità di tutti i partiti della coalizione colgo favorevolmente la discesa in campo di personalità importanti come Gualtieri. Si è perso però del tempo prezioso e non è pensabile che il candidato venga indicato dall'alto. Bisogna misurarsi con le primarie che sono strumento utile per consentire dialogo con la città e per scegliere candidato e squadra. 

Che ne pensa delle prime mosse di Letta?

Mi pare si stia muovendo come si deve ed abbia indicato i giusti valori in cui io stesso mi riconosco. Mi sento però di rivolgergli un appello: partiamo da Roma per costruire il nuovo centrosinistra di cui ha parlato. Un centrosinistra largo, plurale, dove dimostriamo di sentire le persone e non abbiamo bisogno di dirigenti che si chiudono in una stanza a scegliere un leader. La nostra città diventi un laboratorio utile all'intero paese. 

Un laboratorio giallorosso? C'è anche il M5s?

Sul tema dell'alleanza con il M5s Roma rappresenta un caso diverso dal resto. C'è una sindaca uscente che ha legittimamente scelto di candidarsi ed è per questo appoggiata da tutto il M5s. Altrettanto legittimamente, io, il resto della coalizione di centrosinistra e mi sento di dire gran parte dei romani, esprimono un giudizio netto e profondamente negativo nei confronti del suo operato. Un'alleanza con Raggi in campo non è possibile. Ciò non toglie che noi dobbiamo dialogare con l'elettorato deluso dalla Raggi: sono nostri elettori che hanno scelto in massa l'attuale prima cittadina nel 2016, finendone delusi quasi subito. A loro noi ora dobbiamo rivolgerci con una proposta politica alternativa. L'alleanza deve essere con loro, sulla base di condivisione dei valori indicati da Letta: giovani, donne, transizione ecologica.

Con la Raggi archiviata si potrebbe pensare all'idea di Roberta Lombardi primarie uniche?

Ad oggi è una proposta di difficile realizzazione. Coerentemente però penso che il centrosinistra migliora e vince se riesce ad aggregare. Le primarie sono in tal senso uno strumento fondamentale per la partecipazione. Se i cinque stelle decidono di parteciparvi ben venga. 

Calenda nella sua ultima intervista ha snobbato lei e gli altri candidati alle primarie, dicendo che in campo c'è solo lui con la Raggi. Spesso viene definito, con gli altri candidati, uno dei 7 nani. Cosa ne pensa?

Ironicamente faccio notare che sono alto 1 metro e novanta e peso cento chili. Oltre l'ironia penso che il mio lavoro, come quello degli altri candidati in campo, sia un lavoro utile. Sto dialogando con la città, raccogliendo idee, costruendo occasioni di ascolto e questo è solo arricchimento per tutta la coalizione. Faccio infine notare che le primarie non servono solo a scegliere il candidato sindaco.

In che senso?

Il mio impegno, e non solo il mio, nasce da un vuoto, quello di un'opposizione di centrosinistra che in questi anni non è riuscita a portare dal basso verso l'alto un'idea di città. Ecco, penso che solo primarie possano riattivare un meccanismo serio di confronto con la città. Si tratta dello strumento con cui chiediamo ai cittadini di scegliere ed anche chi perde può fornire un proprio contributo alla città. 

Lei in particolare cosa porta in dote al centrosinistra?

Mi sto rivolgendo soprattutto ai più giovani a quella generazione tra i 20 e i 30 anni che non ha più prospettive. Lo slogan "Non cambiare città, cambia Roma" punta a lanciare un messaggio a dire "non scappate da Roma". In tal senso ho messo a terra già una serie di proposte importanti per una città più giusta. E' già scritta l'idea di un servizio civile universale, quella del sindaco della notte. Ci sono tavoli di lavoro che stanno mettendo in piedi idee per creare posti di lavoro e stimolare la crescita della città. Il tutto avendo ben in mente equità di genere. 

Belle parole, soprattutto quelle sull'economia. Verrebbe da dire "pare facile..."

Non è facile, certo. Però possiamo partire da ciò che è stato sperimentato in altre città europee e del mondo . Roma ha delle eccellenze economiche, dei settori fortissimi. Si è sempre detto di puntare al loro rilancio, ma non si è mai stabilito il come, si è ignorato il metodo. Per me è nel metodo la novità: mettere finalmente intorno ad un tavolo politici, imprenditori, forze sociali, intellettuali, manager e investitori, per costruire un progetto da qui a 15 anni, e far crescere la città. Un progetto che va oltre la scadenza prossima scadenza elettorale, e che prescinde dagli equilibri politici  Una città che sa fare squadra, che rinuncia agli egoismi e che non disperde le proprie competenze migliori. Alla Raggi e anche della Raggi, è mancato proprio questo.

Parla di noi, di una squadra. Chi ne fa parte?

Tanti giovani e più in generale tante persone che hanno bisogno e voglia di essere ascoltati e che stanno trovando in noi un'interlocuzione importante. Subito dopo Pasqua vorrei annunciare le prime personalità che saranno con me in questa avventura. Dopo una prima fase di campagna in cui abbiamo battuto le piazze della città, siamo passati alla virtualità per la pandemia. Questo però non ha penalizzato il nostro lavoro, anzi.  Anche virtualmente abbiamo creato una squadra e dei rapporti che reputo fantastici. Ho scoperto che c'è una generazione che si sta abituando a costruire rapporti veri solo in digitale. Ci sono nella mia squadra tante persone che lavorano su quanto abbiamo in mente senza essersi mai incontrati.

Rapporti virtuali, molto grillino come approccio

Diciamo che la Pandemia, di cui avremmo fatto tutti volentieri a meno e di cui speriamo presto di sbarazzarci, ha permesso alla sinistra di diventare più digitale, di iniziare a colmare il gap tecnologico che c'è nei confronti del M5s. Sinora la sinistra ha deriso i grillini e le modalità di partecipazione che il M5s ha inventato. A mio modo di vedere ha sbagliato: questa virtualità ha portato a vincere le elezioni. Prendendone gli aspetti migliori, senza esasperare e schiacciare la partecipazione solo sul web, penso si possano trarre solo giovamento. 

Ha detto prima di aver incontrato molti elettori delusi della sindaca Raggi. Cosa l'ha colpita?

Tutti mi indicano gli stessi problemi: bus che non passano, strade sporche, traffico e soprattutto rifiuti. Penso che Raggi sia stata democratica nella sua incapacità di governare la città, portando problemi identici in periferia come nel centro. E' riuscita ad unire le istanze dei cittadini in un'unica grande protesta.

Insomma, possiamo dire che sta studiando la città sul campo e non solo sui libri?

I libri che parlano della città, rilanciati sui social da alcuni candidati, sono senza dubbio utili. Studiare la città anche lì è fondamentale, anche se ritengo manchi un'analisi complessiva. Manca un libro capace di illuminare e dare una linea per la rinascita della città. In generale però penso manchi, a chi vuole occuparsi di Roma, la curiosità di andare oltre delle semplici rappresentazioni e definizioni. Penso ad esempio all'espressione periferia che racchiude di tutto. Roma ha periferie da terzo mondo, ma anche realtà vicine ad altre capitali europee. Se si parla genericamente di periferie si sbaglia analisi e si escludono le persone. Ecco, di questa campagna elettorale io mi porterò dietro l'aspetto umano, l'incontro con le persone. E' il bello della politica e forse dovremmo ricordarcene nei nostri discorsi.

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