Elezioni Roma, intervista a Paolo Berdini candidato sindaco per la lista "Roma Ti Riguarda"
L'ex assessore all'Urbanistica della giunta Raggi, dimessosi nel febbraio 2017, concorre alla carica di sindaco con una sua lista insieme a Rifondazione, Partito del Sud e ad una parte degli ecologisti romani
Classe '48, ingegnere urbanista, Paolo Berdini è stato assessore della giunta Raggi dal giugno 2016 al febbraio 2017, quando per un forte contrasto riguardo al progetto del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, decise di dimettersi dall'incarico. Oggi è candidato sindaco alle elezioni del 3 e 4 ottobre con una lista, "Roma Ti Riguarda", che raccoglie anche Rifondazione Comunista, il Partito del Sud e la lista Roma per l'Ecologia Integrale.
Lei passerà alla storia di questa città come il primo vero oppositore dello stadio della Roma a Tor di Valle. Rispetto ai tempi della genesi del progetto, la pubblica utilità è decaduta e la nuova proprietà del club si sta orientando su Ostiense: qual è la sua posizione a riguardo?
"La vicenda dello stadio della Roma a Tor di Valle è il paradigma del fallimento della giunta guidata da Virginia Raggi. Ricordo che i 5stelle avevano vinto in modo plebiscitario le elezioni del 2016 anche perché si erano schierati senza tentennamenti contro la più grande speculazione urbanistica della Roma contemporanea. Dopo pochi mesi hanno cambiato idea e si sono fatti paladini dell’opera che avevano avversato con tutte le forze. Infine, dopo lo scandalo, gli arresti eccellenti e il processo giudiziario in corso, l’ennesima giravolta, il ritiro dell’interesse pubblico dall’opera, la strada che aveva indicato il grande magistrato Ferdinando Imposimato fin dal 2016. Cinque anni di fallimenti. La nuova localizzazione dello stadio dovrà riguardare un terreno pubblico – così da evitare altre speculazioni immobiliari – e servire a riqualificare i quartieri adiacenti. L’area degli ex Mercati generali a Ostiense presenta molti insormontabili vincoli e anche l’area ex industriale ha delle grandi criticità. Meglio guardare altrove".
Trasporti e rifiuti: quali sono le proposte della sua lista per uscire da una situazione che, anche se con sfumature differenti, per entrambi i settori è fortemente critica?
"Sono tre i mali del trasporto pubblico romano. Il primo è generale e causato dalla cultura delle privatizzazioni e della mancanza di finanziamenti pubblici. Negli anni duemila, come noto, è stata creata un’azienda privata (Tpl) che gestisce le linee della periferia romana. Funziona peggio di Atac. Occorre dunque ripubblicizzare e dotare l’azienda degli indispensabili finanziamenti. Il secondo male riguarda le modalità di trasporto. Roma è l’unica grande città del mondo a far spostare i cittadini con mezzi su gomma: si arriva ad una percentuale del 65 %. Occorre creare una nuova rete tramviaria in grado di far spostare meglio i romani. Infine il terzo male: la malapolitica. Atac è stato per il centro destra e il centro sinistra il terreno di conquista per collocare uomini di dubbia capacità manageriale e moralità. Bisogna nominare tecnici e manager in grado di salvare l’azienda. Altro fallimento riguarda il ciclo dei rifiuti. Non solo abbiamo una città sporca, ma paghiamo le tariffe più alte d’Europa. Il motivo sta nel fatto che spendiamo cifre insostenibili per trasportare i nostri rifiuti anche fuori dei confini italiani. Una follia. Il ciclo dei rifiuti deve essere chiuso dentro i confini di Roma con le più innovative tecnologie. Questo è il futuro".
Le nuove periferie di Roma soffrono una drammatica assenza di servizi, in molti casi i costruttori non hanno nemmeno completato/iniziato le opere a computo come scuole, piazza, parchi pubblici, in altri casi sono gli stessi dipartimenti comunali a rallentare le acquisizioni delle aree: come si esce da questo stallo?
"Le periferie sono state abbandonate per mancanza di idee e di risorse economiche. Abbiamo già parlato dell’urgenza di accorciare i tempi di collegamento con il centro. E’ ora di riutilizzare gli edifici pubblici dismessi per dare una risposta al bisogno di casa della Capitale degli sfratti e delle occupazioni, e trasferire in periferia anche servizi di qualità come ad esempio ministeri e uffici pubblici di prestigio, così da riqualificare luoghi senza memoria. Occorre infine ricostruire il welfare urbano cancellato e creare una rete di parchi che rendano la vita degli abitanti migliore. Dobbiamo insomma creare la città dell’ecologia integrale. Un’idea di città nuova, in grado di vincere il degrado e l’abbandono. In questo modo metteremo finalmente in moto quel processo di identificazione culturale con il proprio territorio. Penso alle numerose aree archeologiche presenti in periferia che dovranno diventare i gioielli che cancelleranno il degrado".
Edilizia scolastica: quale soluzione proponeper superare gli scarica-barile tra enti che causano enormi ritardi nella risoluzione dei problemi?
"Durante i mesi più pericolosi della pandemia si sono sprecate le autocritiche per aver lasciato deperire il grande patrimonio scolastico pubblico. Da allora, però, non è stato fatto nulla e le scuole riaprono ancora una volta con i problemi di sempre. Mancanza di manutenzione e – spesso – mancanza di sicurezza negli impianti. La svolta può venire solo se ci saranno nuove risorse umane ed economiche e se le scuole saranno poste culturalmente al centro della vita dei quartieri. Una delle mie proposte riguarda l’apertura pomeridiana di tutte le scuole come centri di aggregazione per tutti i bambini, soprattutto per i più sfavoriti e i migranti. Ci vogliono risorse. Occorre trovarle, perché le città sono beni pubblici preziosi".
Avrà letto i dati del Piano Rom di Virginia Raggi, resi pubblici recentemente: che idea si è fatto rispetto all'approccio di questa amministrazione al problema e cosa migliorerebbe?
"Siamo di fronte ad uno dei tanti fallimenti della giunta Raggi. Non si contano gli sgomberi dei campi mentre è mancata un’idea di integrazione di questa preziosa etnia. Occorre in questo caso riprendere le idee migliori degli anni scorsi: integrare le famiglie dentro i quartieri favorendo così l’obbligo scolastico e, in qualche caso, creando piccoli insediamenti di case vere. La capitale d’Italia deve avere l’ambizione di porsi come modello di integrazione per i Rom e le numerose comunità di migranti presenti. Le differenze culturali sono infatti una risorsa che trova nella città il luogo di concreta affermazione".
Da ex assessore della prima giunta Raggi, qual è il suo giudizio sull’operato dei 5 Stelle a Roma?
"Siamo alla vigilia delle elezioni e saranno i cittadini romani a dare il giudizio sulla giunta Raggi. Sono certo che sarà impietoso. Da parte mia, posso solo dire quello che mi sembra il peccato maggiore: aver sprecato un consenso enorme per non aver avuto il coraggio di affrontare i nodi che soffocano la vita della città. Le case popolari che mancano, i trasporti inesistenti, i servizi fatiscenti. E’mancata la cultura indispensabile per governare una città complessa. E’mancata insomma un’idea di città".