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Elezioni Comunali Roma 2021

Elezioni Roma, intervista a Cristina Cirillo candidata sindaco per il Partito Comunista Italiano

Classe 1954, pensionata, fa parte del Comitato Centrale del PCI e dell’AdoC – l’Associazione delle Donne Comuniste

Sessantasette anni, militante del Partito Comunista Italiano dal 2016, Cristina Cirillo è candidata a sindaco di Roma. I suoi trascorsi nei sindacati da dipendente del settore dell'informatica e delle telecomunicazioni, oltre al fervente attivismo politico sin dal 2001, sono i bagagli che porta con sè in questa sfida elettorale. RomaToday l'ha intervistata per conoscerne idee e progetti per la Capitale.

Cosa significa candidarsi oggi a sindaco di Roma con il Partito Comunista Italiano?

"E’ un onore - ed un onere - che il mio Partito ha voluto tributarmi e che volentieri ho accolto, perché era un sentito obiettivo, condiviso da tutti noi, riportare il simbolo storico del Partito Comunista Italiano sulla scheda elettorale di Roma, per la prima volta dal 1989. Ed il PCI si muove proprio nel solco della tradizione della migliore gestione capitolina, quella dei sindaci comunisti come Argan e Petroselli, con l’intento di rivolgersi alle categorie più svantaggiate della città, che per troppi anni non hanno più avuto voce nelle istituzioni".

A Roma ci sono migliaia di famiglie che hanno difficoltà ad accedere a un alloggio popolare e sono ovviamente tagliate fuori dal mercato privato: cosa farà il PCI qualora dovesse entrare in Campidoglio?

"Per il cruciale tema della casa, Roma necessita di un piano che, escludendo ogni ulteriore cementificazione, realizzi il recupero di tutti gli alloggi, pubblici e privati, da dedicare all’edilizia economica e popolare e che sia soluzione anche al problema delle occupazioni (a Roma se ne contano oltre novanta) spesso strumentalizzate a fini clientelari nell’assegnazione degli alloggi ed oggetto di infiltrazioni malavitose. Nel caso si procedesse alla costruzione di nuovi edifici, ad esempio nell’edilizia extra-urbana, occorrerà puntare su bioedilizia, tetti verdi, risparmio idrico ed utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, impedendo di costruire prima che siano realizzate le relative infrastrutture (strade, collegamenti, asili, scuole) e non solo gli spazi commerciali. Andrà inoltre applicata una moratoria agli sfratti per morosità incolpevole".

Rifiuti e Ambiente: quali sono le linee guida del PCI per trasformare l’immondizia in una risorsa e Roma in una città veramente green?

"Il PCI ritiene essenziale il ritorno ad una gestione pubblica dei servizi ai cittadini: anche per AMA, la gestione partecipata, l’appalto a privati delle diverse fasi del processo di gestione rifiuti (raccolta, smaltimento, riciclo) hanno portato ai risultati di cui tutti noi soffriamo oggi le conseguenze. Il controllo centrale dell’intero ciclo rifiuti potrà garantire l’efficienza che oggi manca, unitamente all’attuazione di una strategia rifiuti zero, ossia una rigorosa applicazione della differenziata e del porta-a-porta, attraverso la sensibilizzazione ed il coinvolgimento dei cittadini a ridurre quanto più possibile la produzione di rifiuti, garantendo anche un ritorno positivo per i cittadini stessi: quanti meno rifiuti produrrò, tante meno tasse pagherò! Andrà inoltre incrementato il personale operativo in strada. Sarà poi necessario che venga identificato un luogo per la discarica romana: basta con i palleggiamenti di responsabilità tra Regione e Comune, che portano alla paralisi, come nella fase attuale. Dicendo infine no agli inceneritori, riteniamo che si dovrà comunque prestare attenzione alle novità tecnologiche riguardo gli ultimi impianti di termovalorizzazione che, garantendo il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini, possano rappresentare anche fonti energetiche alternative".

Secondo lei Atac è stata davvero risanata e cosa andrebbe fatto per rilanciare l’azienda che porta a lavoro la maggior parte dei romani e delle romane?

"No, Roma non ha potuto apprezzare alcun risanamento del Trasporto urbano. Anche per ATAC, come per AMA, il PCI ribadisce la necessità di riportare i servizi ai cittadini ad una dimensione pubblica: le privatizzazioni delle ultime amministrazioni capitoline non hanno garantito efficienza, poiché, anche per le partecipate, la compresenza di enti e società che gestiscono, ha portato a conflitti di competenza, quindi a stasi – deleterie per il servizio reso – ed anche a possibili infiltrazioni di malaffare. Per il trasporto su gomma dovrà essere potenziato il parco automezzi: svecchiato, accresciuto e manutenuto. Roma dovrà poter contare maggiormente sul trasporto su ferro: andranno incrementati, soprattutto nelle periferie, i mitici tram romani, che garantiscono rispetto ambientale e maggior facilità di transito, sui loro binari. Sarà inoltre necessaria la creazione di piazzole di scambio con parcheggi e navette gratuite, per i cittadini che, dalla cinta o dalla periferia cittadina, utilizzino l’auto privata per spostarsi e raggiungere il centro. Necessitano anche di incremento numerico e miglioramento funzionale, le torrette elettroniche per le informazioni ai cittadini sulle corse. Infine, perché non reintrodurre la figura del bigliettaio in vettura? Si ridurrebbe il fenomeno dell’evasione del pagamento e si creerebbero nuovi posti di lavoro".

Turismo e Cultura: solo grazie a questi settori Roma potrebbe trainare l'economia dell'intero Paese. Cosa va fatto per rilanciarli definitivamente?

"Pier Paolo Pasolini diceva che l’Italia è un paese che potrebbe vivere di sole agricoltura, turismo e cultura, se ce ne fosse la volontà! Per Roma quest’affermazione avrebbe ancora maggior valore, considerando i tesori che racchiude, la sua storia ed il clima che la contraddistingue. Anche in questo caso, Roma dovrà riprendere il controllo pubblico per la gestione del suo patrimonio artistico e culturale (ora in mano ad una struttura privata, Zètema) affidandolo alla Sovrintendenza ai Beni Culturali e, per promuovere la Cultura, a tutto tondo, il PCI propone che la nuova Giunta comunale valorizzi le Biblioteche, favorisca l’insediamento di Centri culturali e riscopra la tradizione delle Case del Popolo, attrezzati per i servizi alle donne, ai giovani, agli anziani; apra un confronto con le realtà sociali organizzate, per utilizzare le migliori energie di associazioni di cittadini, di volontariato e No profit, che hanno spesso supplito alle carenze del Comune eche durante il blocco pandemico, specie nelle periferie, hanno scongiurato il rischio di più grave crisi sociale; curi il tramite il ripristino delle botteghe artigianali, storiche e nuove, nei quartieri, come operazione di tradizione culturale e per favorire l’impiego di giovani e disoccupati; provveda alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, degli edifici storici ed al restauro ed alla manutenzione dei monumenti. Roma è la città del Cinema (Cinecittà) ed ha una naturale vocazione al teatro, alla musica, ai grandi concerti, oltre ad una storica tradizione di accoglienza (grazie anche alla sua cucina tipica). Il PCI è a fianco dei lavoratori dello spettacolo e dei teatri romani: la riapertura di sale cinematografiche e di teatri è una vera “emergenza culturale” e per la promozione di Cinema, Teatro e Spettacolo sono necessari investimenti, che trovino le risorse necessarie nella lotta all’evasione fiscale. E lo Sport è una priorità imprescindibile. Occorre dare spazio allo Sport Sociale, che aiuti l’aggregazione e la socialità, per i cittadini di tutte le età, a costi contenuti: che sia, in sostanza, uno Sport alternativo e non legato al business dei grandi centri sportivi e dello sport agonistico. Quanto al Turismo, che in questo periodo di pandemia è in grande sofferenza, andrà esteso, in collaborazione con agenzie di viaggio nazionali e internazionali, a tutti i beni culturali della Città, anche nelle periferie, evitando che i turisti, dopo aver visitato Le Grandi Bellezze, pensino di “avere visto Roma” e non vi tornino più".

Ultima domanda più politica: non trova sia un peccato, in termini di perdita di consenso, la continua frammentazione della sinistra radicale, con addirittura 4 candidati diversi che corrono alla carica di sindaco (Lei, Quintavalle, Berdini, Canitano)?

"Certo, la presenza di diversi simboli che riportano in massima parte agli stessi valori ed obiettivi politici, è difficilmente – e comprensibilmente – spiegabile per i cittadini. La Sinistra 'di classe' (come preferiamo si definisca) è molto legata ai suoi percorsi storici: il PCI di Gramsci nasce nel 1921 con la scissione dal Partito Socialista. Ci sono diverse declinazioni dell’idea di costruzione del Socialismo – obiettivo comune a tutte le forze politiche – che portano a trovare ostacoli nell’attuazione delle alleanze, soprattutto nelle scadenze elettorali, mentre su obiettivi specifici (l’antimperialismo, il lavoro, la pace, i diritti) si producono sinergie efficaci. Ciò non toglie che il PCI sia convintamente unitario, tant’è vero che nei singoli territori del Paese (com’è possibile verificare anche oggi) le scadenze elettorali vedono spesso alleanze tra diverse formazioni della Sinistra di classe, lì dove ci sono le condizioni politiche che lo consentono: ma non è così sempre, né dappertutto. Quanto agli 'avversari' politici, questi non sono certo rappresentati dai compagni degli altri schieramenti del nostro fronte, ma sono altrove: nei partiti sempre legati al Capitale, al potere finanziario e speculativo, in quelli che sostengono politiche populiste che, sollecitando i pur reali bisogni “primari” dei cittadini, attizzano la guerra fra poveri. I nemici non sono gli immigrati senza casa e senza lavoro, ma chi li sfrutta e chi ne approfitta per mettere gli uni contro gli altri, così impedendo che si crei un fronte di lotta comune, per i diritti e l’uguaglianza, come dovrebbe essere".

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