Con Imma Battaglia Liberare Roma sarà la gamba pop del centrosinistra
A microfoni spenti, gli esponenti di Liberare Roma ammettono di poter puntare oggi al secondo posto e di potersi proporre come la gamba della “sinistra efficace” nella coalizione progressista
Ci sono dei momenti in cui conta solo il valore aggiunto del candidato e quello del 20 maggio al Porto Fluviale sembra essere uno di questi. In tutta onestà, chi scrive era arrivato alla conferenza stampa di presentazione di Imma Battaglia, candidata per Liberare Roma alle primarie del centrosinistra del prossimo giugno, con diverse perplessità rispetto al percorso che l’area a sinistra del PD aveva costruito. Settimane traballanti, detti e non detti, vado e non vado, alchimie di corridoio senza storia: un copione già visto. Dopo la conferenza stampa, alle perplessità, che rimangono, si possono sommare però le considerazioni.
La candidata è più che “esuberante”, come l’ha definita Amedeo Ciaccheri. Mescola linguaggio triviale a toni alti e, di certo, non ha un profilo istituzionale. Né vuole averlo: facendo un secondo attenzione, però, si nota che non è sprovvista di contenuti. Imma Battaglia parla a braccio e dietro agli slogan appare esserci una meritevole solidità e una visione del mondo che va oltre il recinto dell’attivista LGBT che, onestamente, pareva poter essere un rischio. A microfoni spenti, gli esponenti di Liberare Roma visibilmente galvanizzati da una conferenza stampa sui generis, ma non malriuscita, ammettono di poter puntare oggi al secondo posto e di potersi proporre come la gamba della “sinistra efficace” nella coalizione progressista: “E il tema è che rischiamo di riuscirci”, ride qualcuno.
Non hanno torto. Fedeli alla propria tradizione di ragazzi dei centri sociali, gli attivisti di Garbatella se ne sono infischiati delle forme e delle liturgie della politica: ottenuto quel che volevano, ovvero la blindatura di Amedeo Ciaccheri nell’VIII Municipio – si potrà pur dire a questo punto - hanno premuto il piede sull’acceleratore, sgasando a manetta. Così, oggi immaginare una candidata pop ma solida, laureata in informatica e promotrice del Roma World Pride, vicino al profilo professorale di Roberto Gualtieri, non è una visione peregrina né particolarmente incredibile: magari con un incarico di rilievo in coalizione, un assessorato di peso se si vincessero le elezioni o la carica di vicesindaco. Si vedrà.
Ad essere rimasti con il cerino in mano sono intanto le altre forze della sinistra, abituate a un mondo lento e fatto di accordi che probabilmente funzionano e garantiscono tutti, ma che proprio per questo devono essere proposti – imposti? – al momento giusto. Verdi, Liberi e Uguali, Sinistra Italiana, le forze sindacali oggi hanno quattro candidati di area e nessuno di riferimento. Giovanni Caudo va per conto suo. Cristina Grancio corre col garofano. Paolo Ciani fa un’onesta corsa di testimonianza della sinistra cattolica. Stefano Fassina è insieme croce e delizia della sinistra e ha un profilo personale poco avvezzo ad accordi. Avvistati sul terrazzo delle Industrie Fluviali, insomma, sparuti dirigenti dei partiti con la bandiera rossa hanno mormorato: “Abbiamo combinato l’ennesimo disastro”.