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Giovedì, 25 Aprile 2024
Elezioni Comunali Roma 2021

INTERVISTA | Giovanni Caudo: "Un'altra Roma è possibile. Bisogna puntare sulle sue forze migliori"

"Roma ha al suo interno risorse umane ed una classe dirigente capace di rilanciarla e governarla". E sulle primarie: "Fondamentali. Non si può tirare il coniglio fuori dal cilindro all'ultimo minuto. Calenda partecipi"

"Non sono in campo per fare a sportellate o per cercare una vetrina mediatica, ma per dimostrare che un altro racconto di Roma è possibile e che Roma si può governare". In un centrosinistra in attesa delle primarie e più in generale delle decisioni del segretario del Pd Enrico Letta, Giovanni Caudo rappresenta un'eccezione. Candidato civico, è in campo da ormai quasi un anno, partendo dall'esperienza del III municipio e ponendosi in ascolto della città. Raccontato come il candidato più a sinistra, sorprende, nel sentirlo parlare, il pragmatismo delle idee che lo portano a sfidare dogmi apparentemente intoccabili a sinistra, come una gestione legata al mercato di servizi pubblici come i i rifiuti o i trasporti. Idee, tante, e per nulla confuse pronte per essere messe a disposizione della coalizione perché nelle primarie Caudo ci crede. Come crede però nella forza di una classe dirigente romana, da valorizzare e non da mettere in subordine in attesa di un "Papa" dal nome altisonante calato dall'alto. 

Presidente Caudo, perché si candida a sindaco di Roma?

Perché questa città è raccontata solo in negativo come se fosse destinata al declino. Una città da cui tutti fuggono. Io invece penso che per un'etica della responsabilità sia assolutamente importante mettersi a disposizione. Una candidatura che parte dall'esperienza del III municipio. 

Una candidatura che parte dall'esperienza del III municipio. Che ne sarà del lavoro fatto in questi tre anni? Non c'è il rischio di lasciare il lavoro a metà?

Quando ho accettato di fare quest'esperienza sapevo sarebbe stata di tre anni e in base a questo abbiamo tarato il programma. Da un punto di vista politico quanto fatto in questi tre anni ha mobilitato persone e fatto crescere la voglia di partecipazione politica peserà alle prossime elezioni.

Lei però non ci sarà...

Le esperienze non dipendono da una sola persona, ma da una comunità che si è messa in cammino quando ho deciso di scendere in campo. Il mio ruolo non è così fondamentale e penso che sarebbe negativo immaginare che le cose accadono solo se c'è una persona. Invece la forza è la comunità e sono particolarmente contento di questo.

E' rimasto defilato sulle polemiche montate sul tema primarie di questi giorni. Ci può dire la sua?

Mi sono candidato perché bisogna pensare alla città. Si fanno le primarie non per aprire un ring con gli altri candidati e non scendo nell'arena per fare a sportellate. Roma ha bisogno di  fare scelte anche radicali e del coinvolgimento delle migliori energie per cercare di risolvere problemi che vengono da lontano. La città ha un potenziale enorme, ma ci troviamo a discutere di temi marginali invece che di povertà e dell'impoverimento che non è frutto solo di questi mesi di pandemia. Dobbiamo occuparci prioritariamente di che cosa campa Roma e i romani e di qual è il suo senso più profondo.

E per discutere di questo sono importanti le primarie?

In cinque anni di opposizione non si è costruita un'alternativa. Lo strumento per creare un'alternativa non è tirare fuori il coniglio dal cilindro all'ultimo minuto, ma aprire un confronto politico con le forze politiche, una discussione sui mali ma soprattutto sulle forze, sulle potenzialità e sulle risorse della città. Sono felice della partecipazione di tanti alle primarie, perché penso non debbano essere un momento in cui si mette la scheda nell'urna, ma sono un momento di confronto reale, di costruzione, di vera festa di popolo che può fare bene alla città.

Calenda pensa invece siano una trappola

Spero Calenda faccia le primarie, anche se penso che la sua contrarietà nasconda il fatto che non vuole fare il sindaco di Roma, ma vuole semplicemente sfruttare questa situazione da un punto di vista mediatico. Se ci tiene a dare il suo contributo partecipi alle primarie.

Ha detto, i migliori si facciano avanti per Roma. E' possibile che i migliori debbano venire da esperienze esterne a quelle della Capitale? E' così impossibile per Roma immaginare un governo di persone che conoscano il territorio e la macchina amministrativa romana? 

Roma ha al suo interno risorse umane ed una classe dirigente capace di rilanciarla e governarla. Mi riferisco a tutta la classe dirigente cresciuta negli ultimi 10 anni. Penso in questo senso ai i presidenti di municipio durante la consiliatura Marino e anche ad esponenti del movimento cinque stelle, al tessuto dell’associazionismo, del mutualismo e della ricerca Si può pensare a un grande patto per Roma tra queste energie, quando dico “i migliori” penso in primis al prete di strada. Penso ci sia una classe dirigente che ha già governato e sa come si governa questa città. Questo è un po' il senso della mia candidatura, ovvero cambiare l'idea di prendere una persona mediaticamente forte attorno a cui si coagulano interessi legati a Roma. Questa città ha al suo interno gli strumenti e questo equivoco va chiarito. Ciò non toglie nulla all'importanza della partecipazione di persone come Calenda o Gualtieri.

Anche Letta però sembra pensare che Roma sia una questione nazionale

Roma è questione nazionale perché è capitale e lo è a prescindere dall’essere capitale d’Italia. Chi la governa deve saper legare insieme la quotidianità e l’ambizione di Roma deve saper legare insieme la quotidianità e l’ambizione di Roma. Deve interloquire con il Governo e a Roma ci sono persone assolutamente in grado di farlo. Sottolineo che anche con personaggi importanti in questi anni è venuto meno questo dialogo. Il ruolo di un sindaco della Capitale è quello di mettere insieme intorno ad un tavolo le risorse che tengono in piedi la città, gli imprenditori, le forze sociali, trovando una sintesi su quel che serve. In questi anni. Abbiamo avuto una politica senza visione e una visione senza politica, è il momento di cambiare.
 
L'ex sindaco Marino si è più volte espresso a suo favore. Si sente un prosecutore della sua esperienza?

Non ho mai vissuto la mia esperienza politica nel III municipio come una rivincita e non sarà così neanche per la mia esperienza per le primarie a sindaco. Rivendico una mia autonomia. Sono altrettanto convinto che quanto iniziato in quell'amministrazione sarebbe servito a sanare Roma e penso che nel PD qualcuno prima o poi dovrà ammettere quello che tutti i romani hanno capito e cioè che interrompere l'esperienza politica di quella giunta è stato un errore. 

Passiamo ai temi. Il Centro storico, la sua visione è diventato un'emergenza. Come se lo immagina da qui a cinque anni. Come gli diamo un senso?

Raddoppiando la popolazione resindete. Noi dobbiamo fare un'operazione di riavvicinamento della gente al centro storico, favorendo le operazioni di trasformazione di edifici e uffici in abitazioni a costo calmierato. Dobbiamo provare a riequilibrare questa città che ha espulso i suoi cittadini, mandandoli attorno al grande raccordo anulare o fuori da Roma. Noi dobbiamo fare un'operazione contraria. Dobbiamo trasformare B&B in abitazioni stabili con affitti a lungo termine. Trasformare gli uffici che resteranno vuoti per il lavoro agile in abitazioni. 

Come risolviamo la questione rifiuti?

Bisogna ribaltare il tavolo. Roma è l'unica città al mondo che si preoccupa di raccogliere i rifiuti e di dire "che ne faccio?". In tutte le città è il contrario: raccolgo i rifiuti perché so che ci devo fare. Bisogna avere chiaro che i rifiuti sono parte di una filiera industriale. La differenziata si fa, cresce, solo se alle spalle c'è una filiera industriale. Ama non è in grado di mettere in piedi questa filiera. Bisogna fare come si fa nelle altre città italiane dove ci sono multiutility, soggetti misti, industriali. Auspico che ci sia la formazione di un soggetto che pensi ad evolvere Ama, magari in partnership con Acea che ha gli impianti e con Eni che fa innovazione sull’uso dei rifiuti come materia prima seconda.

Sembra un'apertura ai privati

Tutto ciò deve avvenire in un perimetro pubblico, voglio essere chiaro. Penso invece che oggi Ama sia in mano ai privati visto che subbappalta tutti i lavori che deve fare. Questo dei subappalti e un problema che attraversa gran parte dei servizi “pubblici” del comune, dento cui si nascondono lavori sottopagati, forme di sfruttamento e di assenza di tutele. Un'azienda industriale che vale miliardi di euro, cosa che Ama può diventare, può salvare e creare posti di lavoro, ponendosi nella logica dell'innovazione.

Un problema sui rifiuti, è sempre quello della sindrome nimby. Come si convincono i residenti ad accettare anche una banale area di trasferenza?

Si fa innanzitutto ricostruendo quella fiducia nella classe politica. Uso l'esempio della battaglia contro il Tmb di via Salaria. Ai cittadini veniva detto che erano loro a sentire la puzza, ma la puzza in realtà non c'era. L'assessora Montanari voleva montare i nasi elettronici per dimostrare che i cittadini avevano torto. Quando un'istituzione mostra una tale distanza dai cittadini è chiaro che i cittadini sono contro qualsiasi cosa. La cosa importante è spiegare ai cittadini il cambio di paradigma, la visione: oggi i cittadini non percepiscono una gestione, ma vivono e vedono l'idea di un'emergenza dove singoli territori vengono usati per risolverla. Per questo la gente pensa che se si fa una stazione di trasferenza e li andranno 100 tonnellate, poi ne possano arrivare 1000 perché c'è l'emergenza.

Gli impianti però servono

Sul tema degli impianti penso in generale ci sia un grande problema: si discute di impianti senza avere un'idea di come smaltire e trattare i rifiuti. Capiamo prima cosa ci facciamo con i rifiuti che tipo di raccolta vogliamo fare e quindi pensiamo agli impianti. Per esempio a Roma già ci sono impianti che si occupano della creazione del compost. E altri ne potremmo costruire: sono ad impatto zero ed aiutano anche la trasformazione

Oltre ai rifiuti, si parla sempre di trasporti. Appare difficile, nel centrosinistra, mettere insieme aree che sono per il pubblico e altre che mostrano aperture per il privato. Che ne pensa?

E' sbagliato partire dalla coda del problema. Dobbiamo affrontarlo, prioritariamente, lungo tre direttrici. Prima di tutto dobbiamo riorganizzare quello che già c'è e che non è messo in rete. Abbiamo, per fare un esempio, dentro e fuori Roma quasi 200 stazioni. Ecco, già mettendole in connessione tra loro miglioreremmo il servizio. Bisogna poi puntare sui progetti, su Roma metropolitane: bisogna pensare nuove linee metropolitane e farsele finanziarie. Altre città lo fanno, non si capisce perché noi dobbiamo mollare il colpo. Da ultimo dobbiamo pensare all'ultimo miglio: ci sono tante zone relativamente vicine al metroferro e a cui dobbiamo offrire un modo per raggiungere il trasporto su ferro. Una volta sistemate queste tre cose, allora si può pensare a come assicurare il diritto all’accessibilità a tutte e tutti i cittadini e modulare la risposta coinvolgendo ancher i privati ma sempre dentro un perimetro di interesse pubblico. . Oggi abbiamo un sistema abbandonato a se stesso e con questo stato delle cose ha poco senso immaginare una privatizzazione dei trasporti.

Come ha governato Virginia Raggi?

Oggi (ieri, ndr) abbiamo inaugurato un’area giochi e a me fa piacere. Però la cosa dà anche la misura di come sta governando la sindaca.  Raggi a settembre 2016 ha detto no alle olimpiadi, perché Roma ha bisogno di manutenzione ordinaria. Il giudizio che danno i romani è sulla manutenzione ordinaria che non c'è. Ma Roma non è una città che si governa con la manutenzione ordinaria, si tratta di un errore strategico. La manutenzione ordinaria si deve legare alla sua dimensione di Capitale questo è il modo di fare il sindaco di Roma. Durante la pandemia tutte le città hanno immaginato dei progetti, costruito alternative mettendo in piedi dei piani. La nostra sindaca ha pensato ai pacchi spesa, ma non si vive a lungo solo con gli aiuti alimentari, serve occuparsi di come impedire che migliaia di giovani lascino questa città a causa della crisi.

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