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Matteo Scarlino

Direttore responsabile RomaToday

Enrico Michetti, il candidato civico già consumato dalla politica

Come arriva il candidato di centrodestra al voto del prossimo 3 e 4 ottobre?

Come arrivano i principali candidati al voto del prossimo 3 e 4 ottobre. Da oggi, 28 settembre, fino a venerdì, proviamo a fare il punto della situazione sui quattro favoriti per la poltrona di sindaco.

"Enrì, ma che sei stanco". Sabato 18 settembre, piazza del Popolo. Giorgia Meloni confeziona inconsapevolmente la fotografia che meglio descrive Enrico Michetti e la sua surreale campagna elettorale. Nell'affollato catino del centro di Roma la pasionaria della Garbatella prova a rianimare il candidato che lei stessa ha scelto. Parla e fomenta la folla, ma lui, il tribuno del popolo, davvero non riesce a scaldarsi ed a scaldare. Anzi. Restituisce l'impressione di un candidato lì per caso, di uno che non sa cosa fare e che non vuole imparare a farlo. Il tutto nonostante al suo fianco, dopo la disastrosa performance di fine luglio durante un confronto, gli sia stato messo il meglio della comunicazione politica. 

A certificarne l'impresentabilità ci ha pensato ieri il ministro Giancarlo Giorgetti, anima moderata della Lega che in un'intervista ha benedetto Calenda, preferendo al tribuno scelto da Giorgia Meloni Guido Bertolaso.

Michetti, l'uomo nuovo, il civico prestato alla politica, arriva al voto consumato nell'immagine, logoro senza di fatto aver fatto campagna elettorale e soprattutto con la fiducia dei suoi ridotta alla mera facciata. Agende elettorali scarne, confronti mancati, programma sempre promesso ma mai presentato pubblicamente. In mezzo liste riempite di nostalgici, no Vax e personaggi improbabili. E poi manifesti elettorali che lo vedono ridotto a orpello di Meloni o Salvini. E ancora caricature, parodie, video meme che lo hanno trasformato nel bersaglio facile di chi vuole "rubargli" consensi. 

Lui tira dritto per la sua strada e continua a regalare immagini della Roma antica, da riportare alla luce. Continua a magnificare il fascino che fu e che con lui, dice, tornerà ad essere. Come però non è dato saperlo. La natura della coalizione, metà di lotta e metà di governo, di sicuro non lo aiuta. Diventato famoso in radio per le sue posizioni border line su vaccini e sulla gestione della pandemia, è ora costretto in un profilo istituzionale nel quale evidentemente non è a proprio agio. 

Nel frattempo i sondaggi (gli ultimi sono quelli di metà settembre, ndr) certificano una leggera erosione dei consensi a favore degli altri candidati. Soprattutto i numeri dicono che Michetti piace meno delle liste che lo sostengono, indicatore quest'ultimo di una scelta sbagliata da parte dei partiti. Nonostante tutto questo però è in testa ed anche abbastanza saldamente. 

Lega e soprattutto Fratelli d'Italia, con il voto d'opinione che raccolgono, rappresentano il suo punto di forza. La campagna imbastita da Meloni e Salvini è tutta incentrata su di loro, con il candidato sindaco ridotto a ornamento dei manifesti. Basterà? Per raggiungere il ballottaggio sembrerebbe di sì, per battere chi lo sfiderà in tanti tra i suoi sono convinti di no.

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