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Elezioni Comunali Roma 2021

Elezioni Roma: il programma elettorale del "Partito Comunista Marco Rizzo"

Le proposte del PC alle prossime elezioni amministrative

Ecco il programma del Partito Comunista - Marco Rizzo per il governo di Roma, presentato in vista delle amministrative del 3 e 4 ottobre 2021.

OCCUPAZIONE E RILANCIO DELLA GESTIONE PUBBLICA

Per rilanciare il Lavoro e un servizio pubblico ottimale per il cittadino, il Partito Comunista propone la chiusura di ogni rapporto di esternalizzazione e la totale assunzione dei lavoratori, oggi esternalizzati, alle dipendenze del Comune. Questa politica di “totale occupazione”, oltre a difendere il diritto al lavoro, difende anche il diritto dei cittadini a controllare direttamente ogni servizio che fa capo al Comune: controllo sulla qualità e sul prezzo delle forniture, controllo sulla qualità del servizio pubblico offerto. Questo porterà ad un risparmio importante, non dovendo mantenere i “rami secchi” dei CDA di ogni azienda o cooperativa che allo stato attuale fanno profitto dalle esternalizzazioni dei servizi. Inoltre, nell’ottica di un completo riassetto occupazionale, con un occhio di riguardo verso l’occupazione giovanile e il rilancio delle periferie, il Partito Comunista si fa promotore de:

- l’apertura di attività artigianali, finanziate dal Comune, con assunzione di giovani disoccupati interessati alla figura sociale dell'artigiano;

- la riqualificazione e il potenziamento delle palestre, delle piscine e degli impianti sportivi pubblici;

- lo sblocco dei concorsi pubblici, e l’internalizzazione dei lavoratori vincitori di concorso pubblico;

- la chiusura di ogni contratto di consulenza comunale, e la riqualificazione formativa dei dipendenti pubblici mediante corsi specifici.

TRASPORTI

Siamo contrari al progetto di messa a gara e di apertura ai privati del trasporto pubblico e collettivo, essendo favorevoli ad una progettualità finalizzata a riportare l’ATAC al posto di merito che le spetta. Si realizzerebbe anche la fine del consorzio privato di Roma Tpl e Roma Tevere che gestisce le linee autobus nelle periferie più lontane: in cambio di un consistente finanziamento pubblico, tale consorzio non ha mai garantito un adeguato servizio agli abitanti delle zone più svantaggiate della città. Porre fine a questa porzione di privati all’interno del trasporto pubblico e riportarla all’interno dell’ATAC è il primo passo dal quale ripartire.
Per garantire un’adeguata manutenzione del trasporto pubblico e per rilanciare la municipalizzata, il primo passo è porre fine alla dannosa pratica delle esternalizzazioni. Il servizio mensa, quello delle pulizie, delle manutenzioni, delle riparazioni dei mezzi e dell’infrastruttura devono tornare in mano all’ATAC, garantendo così un’adeguata programmazione dei lavori ed un’ottimizzazione delle risorse finanziarie.
Tutto ciò non può essere fatto solo dai dirigenti e dagli amministratori, ma la gestione dell’azienda deve essere condotta insieme a tutti i lavoratori. Gli autisti e gli operai devono essere parte del processo gestionale e programmatico dei lavori e dello sviluppo dell’azienda, poiché essi conoscono meglio il proprio lavoro. Grazie ad un nuovo programma di assunzioni tra gli operai e gli autisti (l’ATAC, nonostante abbia circa 12mila dipendenti, ne ha più di tremila tra impiegati e dirigenti) si potrebbe garantire la manutenzione quotidiana e programmatica per portare il servizio regolare ad un livello soddisfacente.
Per garantire anche un maggiore interesse verso il trasporto pubblico, verranno adeguate le misure tariffarie da parte dell’ATAC. È giusto riconoscere che l’abbonamento annuale per la municipalizzata è tra i più bassi d’Italia (l’ATAC costa 250 euro, l’ATM di Milano 440, la GTT di Torino 310, l’AMT di Genova 395, ...), ma sappiamo bene quanto questa cifra possa gravare sul bilancio delle famiglie ed i cittadini più svantaggiati. È necessario applicare un’adeguata politica tariffaria che vada ad agevolare le fasce sociali più fragili, come giovani, studenti, anziani e disoccupati, diminuendo progressivamente il costo in base all’indicatore Isee. 
Ciò dev’essere solo il primo passo e non la soluzione definitiva. Attraverso una pianificazione sul medio-lungo periodo per almeno 10-15 anni, si dovrebbe iniziare una vasta programmazione con solide basi finanziarie e progettuali per un imponente piano per la costruzione di nuove infrastrutture su ferro. Solamente una notevole implementazione della rete ferroviaria, metropolitana e tranviaria potrà garantire a Roma di diminuire sostanzialmente il gap con le grandi metropoli mondiali. Ecco alcune delle principali infrastrutture dalle quali partire:

- completamento della linea C almeno fino a Piazzale Clodio;

- ripresa dei prolungamenti della A tra Battistini e Torrevecchia e della B tra Rebibbia e Casal Monastero;

- trasformazione della Roma-Lido in metropolitana attraverso l’aumento delle fermate e del numero di treni;

- trasformazione della Roma-Pantano in tranviaria e prolungamento fino a Tor Vergata;

- completamento dell’anello ferroviario tra Vigna Clara e Tor di Quinto;

- realizzazione della linea tranviaria tra Subaugusta e Ponte Mammolo, con incrocio con una nuova linea proveniente dal Verano.

In ciò non vogliamo certamente dimenticare l’importanza che può avere una notevole rete di piste ciclabili e di opere a sostegno, come le velostazioni. Riconosciamo e non vogliamo dimenticare che una metropoli non può basare la sua mobilità su una rete di trasporto “dolce” e basata sul movimento dei singoli senza un approccio collettivo, ma comunque una buona rete ciclabile garantisce un’alternativa sostenibile per certi percorsi a breve e media distanza. Tali piste dovranno essere programmate specificatamente, e costruite per un’adeguata protezione dei ciclisti, non solo come una mano di pittura fine a sé stessa lungo una striscia d’asfalto.

Grazie ad un notevole incremento delle infrastrutture di trasporto pubbliche, si arriverebbe ad una notevole diminuzione del numero di autovetture per le strade e ciò garantirebbe un notevole beneficio collettivo. Da una parte si arriverebbe ad un notevole beneficio ambientale ed economico perché da una parte si otterrebbe una notevole diminuzione delle emissioni di Co2 ed altre particelle inquinanti, dall’altra si garantirebbero notevoli risparmi nelle tasche dei cittadini (nel 2020 il costo medio di manutenzione per un’auto nel Lazio è stato di 1.606 euro). Grazie ad una notevole riduzione del numero di auto si arriverebbe anche ad una diminuzione del numero di incidenti ed infortuni stradali, con conseguenti ripercussioni positive in termini economici, sanitari e sociali.

Infine le strade meno congestionate sarebbero anche un’infrastruttura di trasporto più utile e comoda da utilizzare: vari studi sulla viabilità cittadina hanno dimostrato che più aumentano le strade, più aumenta la congestione del traffico, ma grazie alla riduzione delle auto in circolazione i benefici sarebbero notevolmente superiori. Grazie ad un’adeguata manutenzione delle principali arterie stradali e di quelle locali si otterrebbe una migliore fluidificazione del traffico ed una minore congestione, grazie ad una pianificazione centralizzata degli interventi di manutenzione e miglioramento, diretta dall’amministrazione comunale. Costruendo una serie di parcheggi scambiatori vicino a nuovi centri importanti di trasporto pubblico, come nelle vicinanze di nodi metropolitani o ferroviari, si garantirebbe un adeguato scambio auto-ferro necessario per l’esigenza di una metropoli. Infine, grazie al miglioramento della mobilità stradale basata su un trasporto pubblico collettivo, si getterebbero fondamenta solide per un grande progetto estensivo di pedonalizzazioni che possa restituire la città, la sua struttura e la sua vita, agli abitanti senza dover patire ulteriormente d’essere stretti in un inferno di lamiere e smog.

EDILIZIA

La crisi edilizia a Roma non è reale: è stata per decenni inventata per favorire i costruttori e la speculazione. Non c'è quindi un'emergenza abitativa, in quanto l'emergenza è per definizione qualcosa di eccezionale, transitorio, mentre molti cittadini romani sono invece di fronte ad una cosciente e sistematica negazione del proprio diritto alla casa.

Di fronte a questa situazione il programma del Partito Comunista prevede:

  • la realizzazione di una finanziaria pubblica che fornisca assistenza economica alle fasce a basso reddito per i canoni di affitto;

  • un censimento straordinario delle grandi proprietà immobiliari;

  • la requisizione di tutte le case sfitte in mano alle banche, grosse agenzie immobiliari, finanziarie e al Vaticano;

  • opposizione al piano di housing sociale previsto dal piano di ripresa e resilienza del Governo Draghi affidato ai costruttori privati, l'internalizzazione di tutto il servizio pubblico sulla residenzialità condivisa;

  • blocco dei pignoramenti da parte di banche ed agenzie finanziarie;

  • sblocco delle assegnazioni delle case popolari;

  • sospensione degli sfratti sino alla fine dell'emergenza pandemica e successiva rinegoziazione;

  • avvio di una indagine conoscitiva su un finanziamento di circa 1 miliardo di euro destinato dalla legge 80/2014 alle misure urgenti di emergenza abitativa per quella quota che riguarda la città di Roma.

    È gravissimo che l'ATER in questo drammatico contesto abbia avviato la dismissione del suo ingente patrimonio immobiliare favorendo con questa scelta la speculazione privata e il profitto dei palazzinari: un piano avviato nel 2015 dal Governo Renzi, che è stato approvato dal Dipartimento infrastrutture e politiche abitative della Regione Lazio nell'agosto del 2020 con la firma del commissario straordinario dell’ATER di Roma, l'avv. Eriprando Gueritore, nominato nel 2019 dal presidente Nicola Zingaretti. Da una stima dell'Unione Inquilini si calcola che questo patrimonio riguarda 20 mila alloggi, circa un terzo del patrimonio immobiliare dell'ATER, La vendita di questo patrimonio s'inquadra nel progetto più generale che va sotto il nome di gentrificazione, ossia di quel cambiamento urbano attuato con la realizzazione di piani di riqualificazione urbana dove, dietro il paravento di eventi creativi e culturali, si nascondono e si realizzano enormi speculazioni edilizie a danno del patrimonio pubblico ed enormi profitti privati, dove il riuso di immobili ed aree dismesse crea valore anche sulle case e sull'ambiente circostante rendendo le aree urbane più care ed esclusive.

Contro la dismissione del patrimonio pubblico, il Partito Comunista manterrà fermo il suo impegno per il diritto alla casa e contro le espulsioni battendosi per:

  • il ritiro del piano di dismissione del patrimonio pubblico ATER;

  • la riapertura della sanatoria scaduta a febbraio del 2020;

  • la ristrutturazione e il riutilizzo pubblico delle aree industriali, stabili ed uffici dismessi da realizzarsi con la costituzione di un'azienda pubblica speciale propria del Comune;

  • lo stop al consumo del territorio;

  • l'avvio di una verifica della regolarità delle aste che sono state già effettuate per gli immobili invenduti.

    RIQUALIFICAZIONE PERIFERIE

    Per il Partito Comunista la riqualificazione delle periferie di Roma passa necessariamente attraverso il Lavoro e la Cultura. Il programma prevede di portare la cultura in tutte le sue multiformi sfaccettature nelle zone più lontane dal centro storico che, grazie ai suoi secolari monumenti, ne è invece naturalmente provvisto.

    Bisogna pertanto creare cinema, teatri, biblioteche, luoghi di aggregazione alternativi agli oratori che spesso sono l'unico ritrovo per i giovani e costruire musei che possibilmente rispecchino anche le tradizioni locali del popolo romano. Questi spazi devono essere assolutamente gratuiti o comunque accessibili a prezzi popolari: ogni cittadino romano che vive in periferia deve avere una uguale possibilità di imparare a suonare, scrivere o a dipingere.

    Si dovrebbero favorire anche tutti gli aspiranti artisti, dai creatori di murales ai gruppi musicali, dedicando loro ampi spazi nei nostri territori.
    La Cultura abbinata al Lavoro toglierebbe sicuramente molta gente dalla tentazione, spesso unica alternativa, del delinquere.

    La costruzione di luoghi di cultura inoltre darebbe anche lavoro a molte persone ora disoccupate.

    Il Partito Comunista, volendo proporre un modello di cultura totalmente alternativo a quello vigente, mirerà al recupero delle aree più disagiate e periferiche della città: un recupero che passerà attraverso la creazione di spazi di aggregazione in cui il cittadino avrà la possibilità di approcciare ad un’arte figlia del popolo e non più solamente, come è invece ora, appannaggio esclusivo delle classi abbienti.
    I quartieri periferici di Roma dovranno rinascere facendo leva sulla forza motrice di una cultura popolare fatta di recupero delle tradizioni nostrane, di attenzione alle nuove forme di arte suburbana, di memoria di una Roma che, grazie alla tenacia e alla forza dei suoi fiori più belli, riuscì a combattere casa per casa l’occupante nazifascista dando vita ad una delle pagine più belle della Resistenza. Purtroppo queste tematiche legate alla gloriosa pagina della Resistenza romana, non sono né rappresentate né tutelate dall'amministrazione Comunale.
    Il Partito Comunista, immaginando una Roma libera dal profitto dei privati che permea ogni tipo di spazio artistico, guarderà ad ogni espressione artistica proveniente dal popolo e incentrata sul popolo. Ridisegnare il tessuto culturale di una città non è semplice soprattutto dopo decenni di abbandono e di malaffare.
    A Roma non esiste per esempio un museo diffuso della Resistenza, non esistono parchi letterari dedicati ad autori romani che hanno fatto anche la storia del paese, non esiste una mappatura dei murales della città.
    Per quanto concerne invece i musei al centro di Roma che sono sotto la diretta gestione comunale, ne chiediamo l'assoluta gratuità e ribadiamo che devono essere pubblici, senza cioè l'interferenza di Fondazioni o Enti Privati.
    In essi dovrà essere assunto e stabilizzato tutto quel personale che al momento risulta precario o addirittura inquadrato come volontario.

Col Partito Comunista al Governo Capitolino, la cultura non dovrà più essere solamente un quadro appeso in un museo ma una visione che accompagni il cittadino nel suo percorso di vita quotidiana.
Essa dovrà essere parimenti inclusiva, dare lavoro e soprattutto far sì che ogni Municipio diventi uno spazio culturale.

Dovendo dunque stabilire delle priorità, punteremo sulla riqualificazione delle periferie di Roma con un rilancio delle stesse anche da un punto di vista culturale.

Una riqualificazione che farà leva su 7 aree di intervento:

  •  manutenzione delle aree verdi pubbliche esistenti (parchi, aree giochi, spazi per famiglie) che attualmente giacciono abbandonate a sé stesse e al degrado, in totale gestione comunale;

  •  rilevazione di nuovi spazi sul territorio demaniale da destinare alla creazione di presidi condivisi di cultura, aperti alla cittadinanza;

  • sport e palestre popolari: creazione di luoghi di incontro per attività sportive nei quartieri accessibili a tutti, a prezzi popolari, che fungano da alternativa alla vita di strada che la condizione attuale delle periferie costringe a vivere;

  • biblioteche popolari: la fruibilità della Cultura non deve essere demandata solamente al privato che trae profitto da questa condizione e che limita la possibilità dei ceti meno abbienti di accedere alla conoscenza e al sapere;

  • piano edilizia per case popolari: riqualificazione e manutenzione degli alloggi e lotti già esistenti con possibilità di regolarizzazione delle occupazioni preesistenti con la gestione diretta del Comune di Roma, onde salvaguardare gli inquilini da tentativi di profitto e speculazione da parte dei privati;

  • incremento trasporti pubblici e rifacimento manto stradale: come già sottolineato le zone periferiche sono sprovviste di una rete capillare ed efficiente di linee pubbliche che collegano le stesse al centro o alle altre aree periferiche. Risulta quindi necessario incrementare massicciamente la rete su ferro e su gomma. Le stesse arterie stradali non possono versare in condizioni di abbandono, tra una tornata elettorale e l’altra, ma devono essere manutenute ordinariamente e continuativamente.

  • piano edilizia scolastica: le scuole, oltre ad essere la principale infrastruttura educativa per i giovani, hanno un ruolo decisivo anche nel delineare la fisionomia di un quartiere e nell’accompagnare l’evoluzione delle comunità che vivono in quei territori. Le scuole hanno un impatto decisivo nel determinare la vivibilità di un territorio. Ad oggi il 32% degli edifici scolastici di Roma non è stato costruito per questo uso e molti di questi istituti si trovano anche in aree periferiche. Edifici dunque riadattati, che male riescono a rispondere all’esigenza educativa dei nostri figli: a Roma 1 scuola su 3 ad oggi non dispone di computer, soltanto 1 scuola su 5 dispone di una mensa, dato ben al di sotto della media nazionale. Per non parlare della sicurezza: il 55% degli edifici della provincia di Roma non ha un certificato di prevenzione incendi, il 64% degli edifici della Regione non ha un certificato di collaudo statico, il 65% non ha un certificato di agibilità (dati estratti dal XX Rapporto sulla qualità dell’edilizia scolastica di Legambiente).

    DONNE
    SPORTELLI ANTIVIOLENZA IN OGNI PRONTO SOCCORSO

Noi del Partito Comunista proponiamo l'apertura di sportelli antiviolenza IN OGNI pronto soccorso della nostra città con la contestuale abolizione delle cooperative e delle associazioni che li gestiscono, a favore dell'internalizzazione del personale che vi lavora nell’amministrazione pubblica, allo scopo di istituzionalizzare il servizio, garantire un’assistenza continuativa, pubblica, adeguata e, non meno importante, tutelare il lavoratore professionista e formato che si occupa a pieno titolo dell’assistenza alla donna abusata.

INTERNALIZZAZIONE DEL PERSONALE DEI CENTRI E DEGLI SPORTELLI ANTIVIOLENZA

Il personale che opera nelle strutture legate alla violenza contro le donne svolge un lavoro straordinario, non solo nella gestione delle donne coinvolte ma anche, più in generale, nella riorganizzazione del lavoro presso le strutture ormai sempre più alla ribalta a causa dell’eccezionalità del contesto. Ecco perché è di fondamentale importanza provvedere alla stabilizzazione e quindi alla internalizzazione di questo personale. Tali risorse vanno considerate quale patrimonio del sistema sanitario nazionale, e sono assolutamente da tutelare.

PIÙ CASE RIFUGIO

Sul sito istituzionale di Roma Capitale oggi si legge testualmente:“Attualmente Roma Capitale finanzia due Case Rifugio gestite da realtà associative del terzo settore”. Secondo la Convenzione di Istanbul, recepita in Italia con la legge 77/2013, ci dovrebbe essere una casa rifugio ogni 10mila abitanti. A Roma, una città con più di tre milioni di residenti, ci sono appena 39 posti letto destinati alle donne vittime di violenza e ai loro bambini. Immobili nella disponibilità del Comune che dovrebbero essere destinati ai Centri antiviolenza e alle Case Rifugio del territorio, escludendo però qualsiasi entità di carattere religioso o riguardante personale sanitario obiettore di coscienza.

A tale scopo, fondamentale diventa la realizzazione di strutture che diventeranno Case Rifugio per le donne che hanno subito violenza, e per quelle già inserite in un percorso di recupero e che, uscite dalla protezione delle Case Rifugio, potranno così consolidare il proprio percorso verso la piena indipendenza. L’apertura di queste Case, oltre a rafforzare la rete cittadina di strutture a sostegno delle donne vittime di maltrattamenti, saranno per le donne un invito e un supporto concreto al fine di denunciare tali realtà, perché è importante far sapere che i percorsi per uscire dalla violenza esistono, e che sul nostro territorio nascerà una rete di sostegno e di accoglienza, pronta a sostenere le vittime e ad offrire loro tutte le garanzie e le protezioni del caso.

POTENZIAMENTO DEI CONSULTORI FAMILIARI

La legge n. 34/96 prevede un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti.

A Roma, con un territorio di 1.287 kmq, 2.782.858 abitanti, e circa 35 quartieri, ci sono circa 50 consultori.

La nostra volontà è quella di ampliare e potenziare sul territorio romano queste strutture e di renderle «centri di servizi territoriali», offerti all’utenza con lo scopo di promuovere la salvaguardia della salute della donna, il sostegno psicologico alle famiglie e ai figli; centri che siano fortemente orientati, nelle loro complessive funzioni, alla prevenzione di situazioni di difficoltà e disagio dei soggetti la cui tutela è oggetto del loro intervento.

AMBIENTE

Il problema ambientale nella nostra città deve essere centrale nella nostra battaglia sia come valore naturalistico che come valore sociale, per i cittadini e la loro qualità della vita.

In modo specifico il Partito Comunista si farà promotore dei seguenti punti programmatici:

  • massima fruibilità per il cittadino delle aree verdi pubbliche, con interventi mirati alla conservazione ed alla riqualificazione, attraverso l’assunzione di personale e garantendo l’accessibilità e la sicurezza;

  • seria opera di censimento degli alloggi sfitti riqualificazione degli stessi, rendendoli ecocompatibili: Roma non ha bisogno di nuovi mostri di cemento;

  • incentivo alla realizzazione di nuove linee di trasporto su rotaia (come già sostenuto in precedenza) e su gomma, rendendo queste ultime ecologiche e sostenibili;

  • incentivo all’adozione di metodi di coltivazione che seguano il reg. Europeo 834/07 (biologico), ed un allevamento che rispetti i diritti degli animali ad una vita dignitosa, consapevoli del fatto che il territorio dell’Urbe rappresenta il comune agricolo più grande d’Europa;

  • politica di controllo seria sull’attività delle aziende agricole, affinché vengano rispettati i diritti dei lavoratori, in parallelo ad lotta serrata al caporalato: nessuno dovrà essere trattato come uno schiavo;

  • incentivo alla creazione di cooperative di braccianti agricoli con la concessione di aree comunali e confiscate.

La problematica ambientale, per una metropoli come Roma, non può prescindere da una trattazione critica ed esaustiva dell’annoso, e per certi versi pietoso, problema della gestione dei rifiuti.

GESTIONE RIFIUTI

Il ciclo dei rifiuti nella nostra Città deve essere gestito in toto dall’AMA, senza l’affidamento a società private: negli anni abbiamo assistito al dominio incontrastato di personaggi che hanno riempito le cronache giudiziarie di questa città, che hanno fatto il bello ed il cattivo tempo senza tenere in minima considerazione la sicurezza e la tutela della salute dei cittadini.

Il Partito Comunista sostiene che, per uscire dall’emergenza rifiuti nella Capitale e nella Regione Lazio, è necessaria una gestione interamente pubblica del ciclo dei rifiuti; bisogna:

  • portare subito la raccolta differenziata ai livelli minimi del 65% stabiliti dalla legge italiana ed europea;

  • adottare le migliori pratiche dell’economia circolare;

  • sviluppare le filiere del riciclo che garantiscono sostenibilità e nuova occupazione;

  • arrivare con la differenziata a chiudere i vecchi ed obsoleti impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) dei potenti privati.

    SICUREZZA STRADALE

    Come Partito Comunista rivendichiamo un robusto investimento pubblico per ridare sicurezza e dignità e sicurezza alle nostre strade, mediante:

  • il rifacimento del manto stradale che sia di alta qualità e idroassorbente, creando posti di lavoro e coinvolgendo disoccupati e cassaintegrati delle stesse periferie;

  • la pulizia dei tombini e attraversamenti pedonali in tutte le zone ad alta frequentazione (es. Scuole, ospedali, luoghi di lavoro e aggregazione);

  • la messa in sicurezza delle strade, anche grazie alle barre di protezione stradale (guard-rail) allo stato attuale assenti o solo parzialmente presenti;

  • il contrasto all'abbandono dei rifiuti nelle strade con telecamere e illuminazione.

    La sicurezza stradale è strettamente connessa al trasporto, sia pubblico che privato, e risulta imprescindibile al fine di garantire una qualità della vita dignitosa e sicura per tutti, lontana dalla realtà romana odierna dove centinaia di cittadini perdono la loro vita nelle nostre strade ogni anno.

    SERVIZI A SOSTEGNO DELL’EDUCAZIONE E DELLE FAMIGLIE

    I servizi educativi del comune di Roma, quali scuole dell' infanzia e asili nido, presentano molte criticità che ovviamente l'amministrazione M5S conosce bene e da tempo:

  • lo stato di abbandono in cui versano le strutture, che costringe sia il personale sia i bambini in condizioni insalubri e poco dignitose;

  •  la carenza di personale docente, che spesso comporta l’apertura in condizioni sottodimensionate causando quindi il sovraffollamento delle aule con tutte le difficoltà che ne conseguono: la gestione di alunni provenienti da altre sezioni oppure la necessità di dover gestire alunni bisognosi di sostegno, del tutto sprovvisti di assistenza dedicata.

  • Non di rado gli insegnanti stessi sono chiamati a svolgere mansioni amministrative al di fuori della loro area di competenza, senza alcun incentivo economico;

  •  la mancanza di strumenti tecnologici basilari adeguati alle attività richieste, come supporti informatici, connessione wi-fi, stampanti, che costringe il corpo docente ad ottemperare ricorrendo ai propri dispositivi personali;

  • la mancanza di uffici psicopedagogici, atti al sostegno in ambito emotivo e relazionale sia per i bambini che per le famiglie che versano in condizioni particolarmente problematiche;

  • l’esternalizzazione compulsiva di ogni genere di servizio, come la mensa, i collaboratori scolastici, le pulizie, la manutenzione degli edifici e dei giardini, che si è rivelata del tutto fallimentare, alimentando solamente gli interessi del privato anziché della collettività.

    Il Partito Comunista promuove invece l’internalizzazione, aumentando significativamente l’occupazione stabile e la qualità di servizio, migliorando le condizioni dei lavoratori sia in termini economici sia ambientali ed assegnando le giuste risorse all’edilizia scolastica e alla sicurezza del luogo di lavoro.

COMMERCIO

Il Partito Comunista promuove l’assoluto controllo e rispetto della legge che vieta di affittare o subaffittare licenze, guardando sempre agli interessi della collettività e non a quello del singolo.
Altro problema sono le cifre esorbitanti che i privati richiedono ai gestori dei mercati: ciò determina che in pratica l'ambulante spesso lavora solo per pagare l'affitto.

Anche qui il Partito Comunista ritiene che questi prezzi debbano essere in qualche maniera calmierati o stabiliti in base alle reali possibilità del gestore, specie durante o nel post crisi pandemica che sta impoverendo molti lavoratori.

Come Partito comunista proponiamo perciò di:

  • abolire l'assurda legge europea denominata Bolkenstein, applicata solo in Italia;

  • estendere e intensificare il controllo su tutte le postazioni;

  • abbattere i costi di affitto per i gestori;

  • sospendere la pratica che prevede la sospensione della licenza, in caso di mancati pagamenti fiscali che fra l'altro non viene già applicata a chi è titolare di negozio, dato il particolare periodo di crisi economica.

    La soluzione non è togliere la licenza a chi non può pagare, per far lavorare un altro che magari potrebbe avere in futuro lo stesso problema.

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