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Elezioni Comunali Roma 2021

Elezioni Roma, la sfida per il sociale di Tiziana Biolghini (Roma Futura): "Poli civici, Dopo di Noi e più forza alle cooperative"

L'ex dirigente regionale, con un passato da consigliera provinciale, è candidata al Comune con la lista femminista: "Il nostro valore non si misura solo alle urne"

Da oltre trent’anni impegnata nel sociale e nelle politiche rivolte ai cittadini disabili, di Tiziana Biolghini si può dire tutto tranne che non abbia esperienza amministrativa: Comune, Provincia, Regione, dove come ultimo incarico ha ricoperto quello di dirigente dell’Area Welfare. I palazzi del “comando” li ha vissuti tutti, facendo dell’associazionismo e in generale del Terzo Settore il suo campo di battaglia principale. Adesso però la sfida è un’altra, almeno fino a domenica 3 ottobre: ottenere un posto nell’assemblea capitolina che verrà.  Per farlo ha sposato la causa di Roma Futura, la lista femminista, egualitaria, ecologista promossa da Marta Bonafoni (ideatrice e presidente di POP idee in Movimento, a cui Biolghini ha aderito ormai da tempo) e Giovanni Caudo, che ne è il capolista.
Case del welfare, ‘Dopo di noi’,decentramento amministrativo, rilancio delle cooperative di tipo “B”, sono solo alcuni dei temi che stanno a cuore alla candidata e dei quali ha discusso con RomaToday a pochi giorni dal voto. 

Biolghini, lei ha trascorsi sia amministrativi sia politici: cosa non ha funzionato, dal suo punto di vista, negli ultimi cinque anni a livello di gestione amministrativa, burocrazia, rapporto con i cittadini e manutenzione ordinaria? 

“Sono molte le cose che non hanno funzionato, in primis la scarsa considerazione dei cittadini e dunque l’aver tradito le aspettative di partecipazione che c’erano. Bisogna avere il coraggio di riprendere in mano la città, ricostruire la fiducia e il senso civico. Per ricucire questo strappo occorrono poche parole e fatti, ad esempiocambiare la governance, dare ai Municipi poteri veri e applicare una serie di leggi che consentono un decentramento di qualità. I cittadini sono stati messi da parte. Nel V Municipio, dove abito, sono stati chiusi solo negli ultimi anni 7 o 8 servizi, dal bocciofilo a un coworking per le neomamme, ad altre realtà utilissime per il territorio. In questi 5 anni le procedure non sono state né semplificate né modernizzate. Il Covid per di più ci ha consegnato una città spaventata, con fragilità sociali aumentate. Dopo ogni grande pandemia, ce lo insegna la storia, ci sono sempre riforme strutturali. Oggi dobbiamo costruire delle piccole città autonome all’interno della grande città che è Roma, che siano percettrici dei fabbisognidelle cittadine e dei cittadini, in grado di sostenere le esperienze di mutuo aiuto che i romani hanno messo in luce in questo ultimo anno e mezzo, nonostante l’oscurantismo di questa amministrazione”. 

Lei ha una lunga esperienza nelle Politiche sociali e per la disabilità e nel suo programma c’è un ampio riferimento all’attuazione della legge 112 sul ‘Dopo di Noi’: ci spiega nel dettaglio che ruolo possono avere i Municipi?

“Mi occupo di politiche di inclusione da molti anni, una delle prime battaglie la feci in Provincia quando non esisteva una misura per l’integrazione delle persone con disabilitàal di là delle scuole. Oggi abbiamo oltre 5.000 alunni presi in carico dalla Regione Lazio. La scuola per molti cittadini e cittadinedisabili è l’ultimo luogo di confronto con i loro pari, ma dopo i 23 anni (età massima per poter frequentare la scuola dell’obbligo, ndr) il rischio che vengano abbandonati e costretti in casa senza alternative è concreto. La legge 112 sul ‘Durante e Dopo Di Noi,’ seppur con luci e ombre, è stata rivoluzionaria, perché mette al centro la persona con disabilità col suo progetto di vita. Per arrivare al vivere in autonomia, al vivere assistito in piccoli appartamenti, ci sono i finanziamenti per i percorsi di semi-autonomia, politiche che riattivano questi ragazzi. L’attuazione della legge purtroppo ha trovato difficoltà nel territorio del Comune di Roma, che ha avuto una scarsissima capacità di regolamentarla. Ci sono stati Municipi molto virtuosi per fortuna, ma molti altri si sono impantanati. Negli ultimi mesi sono state erogate risorse ai singoli cittadini disabili che hanno fatto domanda, lasciando poi a loro l’onere di trovarsi un’associazione che erogasse i servizi necessari, ma questo non basta, ci vogliono progetti. Bisogna dare forza e voce alle associazioni di familiari e alle Consulte delle persone con disabilità, loro saranno le nostre sentinelle per l’attuazione di questi processi e della legge”. 

Nel progetto di Città dei 15 minuti un ruolo importante lo svolgono le Case del Welfare: ci può indicare alcuni spazi che secondo lei a Roma, tramite il recupero, possono essere trasformati in tal senso?

“Quello della città dei 15 minuti è esattamente quello che intendo quando dico che vanno ricuciti i nessi che tengono insieme una collettività e le Case del Welfare, per quello che dice la legge regionale 11, sono i Poli civici. Noi ne prevediamo almenouno in ogni Municipio. Parliamo di un grande sistema in cui si confrontano e incontrano il Terzo settore, il volontariato e alcuni uffici delle amministrazioni municipali. Tramite la co-progettazione e la co-programmazione, prevista dagli articoli 55 e 56 del nuovo regolamento sul Terzo settore e da una sentenza del luglio 2020, sarà possibile creare luoghi di cultura meticcia che avvicinino le istituzioni ai cittadini. A Roma abbiamo un patrimonio immobiliare inutilizzato enorme, dagli edifici confiscati alle mafie alle case Ater, alle ex caserme. Il loro utilizzo va deciso con i nuovi Municipi che dovranno averepiù potere decisionale, tramite consultazione e condivisione. Ci vuole un decentramento amministrativo vero, oggi i Municipi sono solo degli sportelli che ricevono le frustrazioni dei cittadini senza poterle risolvere. Un’amministrazione sana deve essere condivisa”. 

Qual è lo stato di salute del Terzo Settore a Roma e cosa si dovrebbe fare nei prossimi 5 anni per rafforzare il dialogo tra amministrazione e associazioni?

“Ho vissuto tutte le vicende drammatiche di Mafia Capitale. In quei momenti c’è stata una politica troppo semplificativa. C’è chi ha cercato di colpire tutto il Terzo Settore in maniera pretestuosa, pensando che tutti fossero dei criminali. Noi fin da subito ci siamo rialzati, abbiamo sempre chiesto di essere misurati nella qualità, nell’efficacia e nell’efficienza dei servizi erogati, con grande forza e dignità tutti si sono messi in discussione. Il Terzo Settore è sceso in campo in ogni momento, anche con la legge 112 sul ‘Dopo di Noi’ ha svolto un ruolo di sensibilizzazione nei territori più difficili. Inoltre, bisogna rilanciare e potenziare le cooperative di tipo B (quelle all’interno delle quali vengono impiegati cittadini disabili o con patologie psichiche o i rifugiati o gli ex detenuti, ndr): molte di queste con Mafia Capitale, dopo essere già state colpite dalle organizzazioni criminali che si prendevano tutti gli appalti, si sono ulteriormente spente. Un’altra battaglia sarà quella di sostenere l’occupazione delle persone più fragili. Abbiamo bisogno di pensarci come un insieme, altrimenti la forbice tra chi sta bene e chi no si allarga e a rimetterci non sono solo i fragili ma tutti. Lo abbiamo visto nei fatti, personalmente anche in tanti anni di lavoro, e deve esserci di insegnamento”.

Che risultato prevede per Roma Futura? I sondaggi più recenti la davano sotto il 4%, una soglia rischiosa.

 “La lista nasce un mese fa, abbiamo pagato lo scotto della giovinezza, non è molto conosciuta. Però in tutti gli incontri che faccio ogni giorno, trovo cittadine e cittadini che mi accolgono con affetto, amore, forza. Percepisco che loro sentono intorno a me un collettivo. Sto vivendo una campagna elettorale bellissima, c’è voglia di cambiare. La lista ogni ora può crescere, incontriamo sempre qualcuno che ci dice: ‘Meno male che ci siete’. Abbiamo attivismo, militanza, al di là dei partiti e questo valore non si misura solo alle urne, ma è una risorsa per la città futura”.

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