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Valerio Valeri

Giornalista

Elezioni Roma, non c'è (molta) vita a sinistra del Pd: la "rivoluzione d'ottobre" è un flop

La lista costituita dalla temporanea alleanza di Liberare Roma, Sinistra X Roma, Sinistra Italiana e Articolo 1 non va molto meglio di Roma Futura, laboratorio civico costruito in fretta e furia. Fuori Garbatella c'è una città che non li riconosce più

C'è qualcosa che non quadra, a sinistra del Partito Democratico. Perché se da una parte l'emorragia di voti del partito di Enrico Letta, fresco deputato nel collegio di Siena alle suppletive, è un dato che a Roma continuiamo a registrare anno dopo anno dal 2014 - e addirittura rispetto al 2016, nonostante il caso Marino e ancor prima Mafia Capitale avrebbero dovuto insegnare qualcosa - qualcuno non si aspettava un risultato così magro da parte di chi dal Pd è uscito, o lo ha sempre tenuto a distanza. 

Roma Futura, "molto" in poco tempo

Il riferimento è chiaramente a Sinistra Civica Ecologista, oltre che a Roma Futura. Il distinguo però è d'obbligo: il laboratorio femminista, ecologista ed egualitario di Giovanni Caudo e Marta Bonafoni è stato messo in piedi ufficialmente dopo le primarie del 20 giugno, quelle in cui l'ormai ex minisindaco di Montesacro ha ottenuto circa il 15% dei consensi dietro a Roberto Gualtieri. In poche settimane è stata costituita una lista per lo più civica, che ha unito donne e uomini provenienti da realtà associative differenti, ma nella maggior parte dei casi senza incarichi politici, dando un taglio radicale già dalla costruzione del simbolo e che in meno di due mesi ha convinto oltre 20.000 romani ad accordarle la preferenza, con il capolista Caudo e la sua assessora alla Scuola Claudia Pratelli che con 3.600 voti il primo e 1.700 la seconda in caso di vittoria di Gualtieri approderanno in assemblea capitolina, chissà se rimanendoci entrambi. 

La rivoluzione è fallita

Sinistra Civica Ecologista, invece, la "rivoluzione d'ottobre" annunciata a inizio campagna, l'ha fallita. Ad agosto a Roma Today facevano sapere di aspettarsi il 4% e addirittura di aspettarsi il vicesindaco in caso di vittoria. A due mesi di distanza la realtà è ben differente: SCE ha ottenuto poche centinaia di voti in più di Roma Futura, attestandosi al 2% e spiccioli e sì, conquistandosi 2 consiglieri in caso di vittoria dell'ex Ministro, ma al suo interno aveva raccolto candidature di realtà ben più strutturate, presenti nei territori da anni e in alcuni casi con esperienze politiche di spessore alle spalle: dall'avvocato anti-sfratti Giuseppe Libutti all'assessora in VIII MIchela Cicculli attivista della casa delle donne Lucha Y Siesta, passando per Alessandro Luparelli portavoce della rete Cinecittà Bene Comune, ma soprattutto Roberta Agostini consigliera comunale dal 1993 al 1997, in Provincia dal 2003 al 2012, membro della direzione nazionale del Pd ai tempi della segreteria Bersani e infine deputata per 4 anni fino al 2017 prima di partecipare alla scissione dei bersaniani aderendo ad Articolo 1 - MDP. Per non dimenticare Paola Balducci, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura e deputata dei Verdi dal 2006 al 2008 e Floriana D'Elia, un recente passato da consigliera a Garbatella, ex Pd.

I "notabili" non portano voti

Loro e tutti gli altri pensavano, legittimamente, di avere al loro fianco delle bocche di fuoco: l'eurodeputato Massimiliano Smeriglio con il suo preferito Amedeo Ciaccheri (che nel suo territorio miete consensi con il 46% al primo turno, quasi il doppio dello dello sfidante di Centrodestra) per Liberare Roma, il deputato e consigliere comunale Stefano Fassina per Sinistra X Roma, la senatrice di Sinistra Italiana Loredana De Petris, il deputato Stefano Fratoianni per Sinistra Italiana, più dietro le quinte ma anche lo stesso Pier Luigi Bersani leader di Articolo 1-MDP. Tutti loro, insieme, non sono riusciti a condurre Sinistra Civica Ecologista ad un risultato più corposo, magari non identico ma più vicino a quanto fatto dal solo Fassina nel 2016, quando ottenne il 4,48% e quasi 57.000 preferenze. Anche nei territori, se escludiamo l'ovvio trionfo a Garbatella con quasi il 14% trainato dal candidato presidente, che addirittura sfiora la vittoria al primo colpo, le soddisfazioni scarseggiano: sotto al 2% in 5 Municipi (VI, X, XIII, XIV e XV), sotto al 3% in altri 6 (II, III, IV, V, IX, XI), meglio in I dove sfiora il 4% e in VII col 3.53%. 

Insomma, al di fuori del Partito Democratico a Roma c'è sempre meno vita e se anche la lista civica di Alessandro Onorato, composta da liberi professionisti, imprenditori, insegnanti e medici ha ottenuto il 5,4% con oltre 54.700 preferenze, più di una domanda dalle parti di via degli Armatori dovranno farsela: fuori Garbatella c'è una città che li vede sempre meno.

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