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INTERVISTA | Fabrizio Pignalberi: il candidato da Dio, patria e famiglia alla "politica del fare"

Classe '82, libero professionista è tra i personaggi più discussi e controversi della ciociaria. Tra le sue proposte 500 euro per chi ha ISEE inferiore a 15mila euro e impianti diffusi per lo smaltimento dei rifiuti: "Non esiste solo Roma"

“Scendiamo in campo per vincere”. E’ ottimista Fabrizio Pignalberi, ​​leader del movimento Più Italia, candidato presidente alla Regione Lazio. Classe ‘82, nato a Colleferro, è libero professionista. Due le liste che lo sostengono: “Quarto Polo per l'Itralia” e “Pignalberi presidente”. Sulla scheda elettorale figurerà in ultima posizione

Chi è Fabrizio Pignalberi

Tra i personaggi più controversi e discussi della ciociaria, noto anche e soprattutto per le sue vicende giudiziarie con rinvii a giudizio per truffa, esercizio abusivo della professione, minacce e diffamazione, salito alla ribalta delle cronache mediatiche (Le Iene), tiene subito a sottolineare: “Il mio casellario giudiziario è impeccabile, la mia candidatura spegne anche le critiche e i continui attacchi dei miei avversari. Ho pendenze penali ma non mi sottraggo ad alcun processo, in quelli in corso sono stato sempre assolto in primo grado”. 

Quali sono i tre punti fermi del suo programma?

Prima di tutto la sanità, i rifiuti e il sostegno alle famiglie. Per quanto riguarda i rifiuti, come ho più volte sottolineato, non esiste solo la questione di Roma: dobbiamo avere attenzione per tutte le province del Lazio. Non possiamo dimenticare infatti che Viterbo è stata la discarica di Roma per lungo tempo. La mia idea è quella di mettere delle macchine intelligenti (ma non termovalorizzatori ndr.) - dice testualmente - che riescano a smaltire i rifiuti per ogni provincia. Queste ‘macchine’ vanno installate in punti validi e devono servire anche a portare introiti in termini di energia alla provincia di riferimento. Sulla Sanità propongo prima di tutto la riapertura dei pronto soccorso e dei presidi ospedalieri a cominciare da Anagni, Viterbo e Ponte Corvo. Tutte strutture che potevano essere riaperte durante la pandemia ma nessuno lo ha fatto. Bisogna poi intervenire sulla riduzione delle liste di attesa, i tempi di adesso sono impensabili. Dobbiamo puntare poi sull’assistenza domiciliare. 

Nel suo programma lei propone 500 euro al mese per chi ha ISEE inferiore a 15mila euro. Una sorta di reddito di cittadinanza regionale. Si sente vicino al M5s?

Non mi sento vicino al M5s ma non sono contrario al reddito di cittadinanza, che va rivisto per darlo a chi ne ha realmente bisogno. Il governo attuale lo sta togliendo per chi può lavorare, ma contemporaneamente non è intervenuto sul lavoro. Ha lasciato quindi le famiglie senza reddito. Noi invece vogliamo sostenerle. 

Mi ha detto che è contrario ai termovalorizzatori, quindi no anche a quello per Roma?

Certo, sono contrario al termovalorizzatore di Roma perchè va a danneggiare la zona di Santa Palomba. Io credo che sarebbe meglio realizzare più zone ecologiche, più piccole e meno impattanti, diffuse su tutto il territorio. Va inoltre potenziata la raccolta differenziata, soprattutto nel centro storico della città che versa in condizioni pietose.  

Vuole aiutare le piccole e medie imprese. In che modo?

Bisogna aiutare le piccole e medie imprese ad assumere personale e mettere a disposizione scuole di formazione che possano inserire direttamente i ragazzi nell’attività lavorativa. Dobbiamo cercare di mantere i giovani sul nostro territorio, serve un progetto cantierabile che possa garantire loro un futuro migliore. 

Lei ha dichiarato di essere stato tra le dieci persone più vicine a Giorgia Meloni, come mai l’allontanamento?

Diciamo che essendo stato nella federazione ero vicino alla leader. Anche se all’interno di Fratelli d’Italia ho lasciato un pezzo del mio cuore c’erano troppe divergenze politiche per restare. In particolar modo con l’ingresso di Francesco Storace, che è il mio nemico politico storico, ho deciso di uscire: c’era un’idea troppo diversa di fare politica. Ad un certo punto il partito ha imbracato tutti per fare bene alle europee. 

Lo slogan del suo movimento Più Italia è “Dio, patria e famiglia”. Un chiaro richiamo fascista…

Non sono fascista. E’ uno slogan che ho utilizzato alla fondazione del movimento, sono un uomo di destra e non lo nego. Tengo alla patria ecco perchè sono sceso in campo, credo in Dio e nella famiglia che va aiutata. Ho già detto del sussidio per chi ha ISEE inferiore ai 15mila euro, ne vorrei un altro per chi ha in casa una persona invalida e non trova supporto. Bisogna anche potenziare le strutture assistenziali. Non ho mai utilizzato questo slogan a livello regionale, tant’è che è stato sostituito da “Siamo la politica del fare”. Vogliamo prendere da destra e da sinistra: essere una valida alternativa. 
 

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