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Elezioni Regionali Lazio 2023

Cinque ospedali chiusi in dieci anni: gli alleati di Bianchi puntano l’indice contro il centrosinistra

Gli esponenti del Polo progressista di sinistra ed ecologista hanno contestato i risultati prodotti sulla sanità regionale dai due mandati della giunta Zingaretti

Tremila posti letto persi in dieci anni e cinque ospedali chiusi. Il Polo progressista di sinistra ed ecologista, la lista che sostiene con il M5s l’elezione di Donatella Bianchi alla presidenza della regione Lazio, ha contestato i risultati raggiunti dopo 10 anni di governo Zingaretti.

La chiusura degli ospedali

Con un sit-in organizzato davanti l’ospedale San Giovanni, i candidati del Ppse hanno snocciolato alcuni numeri che sono stati conseguenza del commissariamento della sanità regionale.  “Negli ultimi 10 anni nella regione Lazio si è assistito alla chiusura di ben 5 ospedali: San Giacomo, Forlanini, Cto, Nuovo Regina Margherita, Santa Maria della Pietà e tutti gli altri sono stati pesantemente depotenziati con riduzione di posti letto, servizi assistenziali e personale medico ed infermieristico” hanno spiegato gli esponenti del Polo progressista.

I posti letto persi e la gestione del covid

La chiusura di ospedali come il Forlanini ed il San Giacomo, rappresenta solo la punta dell’Iceberg. Gli ecologisti e gli esponenti di sinistra che sostengono Donatella Bianchi, hanno infatti sottolineato anche altre aspetti, come il fatto che “questi ultimi 10 anni la regione Lazio ha perduto ben 3.000 posti letto e circa 2.000 operatori non sanitari, oltre ad un migliaio di medici e ben 7.000 infermieri”. Numeri che non si sono registrati altrove, visto che “Queste riduzioni sono state le massime registrate in tutte le regioni italiane”.

“Anche la pandemia- si legge  nella nota che il Polo progressista ha diramato a margine del sit-in - è stata affrontata con personale precario, spesso con rapporto di lavoro libero professionale, che cesserà con l'emergenza, o con convenzioni con Enti anche per gli ospedali/hotel Covid, dirottando sul privato l'attività d'elezione degli ospedali pubblici trasformati in ospedali Covid”.

Bisogna invece tornare ad investire sulla sanità pubblica, secondo gli esponenti del Ppse. Visto che ad esempio “sul fronte degli interventi ‘in classe A’ (quelli più urgenti), per le patologie cardiache, il Lazio è l'ultima regione italiana a rispettare i tempi di attesa di 30 giorni” hanno dichiarato gli esponenti del Polo progressista, citando i dati dell’Agenas. Sempre secondo il citato rapporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari delle regioni, nel Lazio “solo nel 68,5% dei casi il pubblico riesce a trovare un posto in sala operatoria entro i 30 giorni” cosa che colloca la nostra regione al dodicesimo posto in Italia.

Le urgenze da affrontare

La bocciatura della gestione Zingaretti, e quindi anche del suo assessore alla sanità Alessio D’Amato, è quindi per il Ppse da certificare nei fatti.Cosa fare però? Sono quattro le urgenze fondamentali che il Polo progressista ritiene debbano essere affrontate. Al primo posto la necessità di procedere ad “Almeno 10mila assunzioni nel prossimo biennio per fronteggiare il post pandemia e per l’apertura delle strutture previste dal Pnrr”. La riduzione dei tempi delle liste di attesa, “aumentando l’orario di apertura dei presidi”. Occorre inoltre lavorare sui Pronto Soccorso e sugli appalti in sanità, a sostegno dei lavoratori che, pur non essendo medici, concorrono a garantire un servizio di sanificazione o di manutenzione adeguato agli standard attesi negli ospedali della regione. 
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