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Regionali Lazio 2018

Regionali, Pirozzi inaugura il comitato elettorale: "Se Berlusconi mi chiama, ci parlo"

Un sondaggio di Ipr Marketing lo dà al 20%, al 40 se alla guida della coalizione 

Il gergo calcistico la fa da padrone. La corsa alla regione Lazio è un "campionato", partito con la fase "allenamenti" nel mese appena trascorso dall'annuncio della sua candidatura. Poi ci sono i numeri di una macchina da elezioni già in fase di rodaggio: dai 254 comitati spontanei già costituiti, alle 7mila persone incontrate nei comizi, ai 48mila followers sui social. Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, ha lanciato la sua sfida. Oggi l'inaugurazione del comitato elettorale in via Cristoforo Colombo 112, nella sede che fu del presidente uscente Nicola Zingaretti. "Niente superstizioni, è un caso" precisa ironico ai cronisti il sindaco di Amatrice.

Ancora non è tempo di programmi. Salvo qualche accenno a periferie e sanità da rilanciare, Pirozzi si concentra sulle presentazioni, puntando tutto sul lessico del candidato civico, lontano dai giochi di potere della vecchia politica. "Oggi è partita una sfida completamente diversa, lontana dalle dinamiche dei partiti tradizionali, dagli schieramenti, dai tavoli, dagli scambi di poltrone. Noi partiamo dai problemi delle persone, cerchiamo e troviamo soluzioni. Siamo donne e uomini del fare". Da non confondere, attenzione, con l'attivismo a Cinque Stelle: "Noi non strilliamo solo per ottenere consenso che non sia finalizzato a prospettive e soluzioni". Un consenso già alto per Pirozzi, almeno stando al sondaggio di Ipr Marketing, istituto indipendente, specializzato da vent'anni in studi sull’opinione pubblica e ricerche istituzionali. 

Secondo il quadro fornito dalla ricerca, commissionata dal candidato e illustrata in conferenza stampa dal suo spin doctor Marco Marturano, lo voterebbe il 20 per cento di un campione di 2000 soggetti (il 27 per cento sceglierebbe Roberta Lombardi del M5s, il 26 Nicola Zingaretti, il 22 un candidato del centrodestra, ancora inesistente). Un traguardo notevole ma insufficiente a guadagnare la poltrona di governatore. Ben diverso sarebbe se guidasse una coalizione. Se Berlusconi, Meloni, Salvini trovassero la quadra e appoggiassero all'unanimità Sergio Pirozzi, il centrodestra, sempre secondo il sondaggio, slitterebbe a un vincente 40 per cento. E il sindaco allenatore, fin'ora "snobbato" dai leader di partito, sventola fiero i suoi numeri. 

Poi rispedisce al mittente le indiscrezioni che lo vogliono pronto al passo indietro per un posto in Senato, una moneta di scambio per lasciare libera la strada al futuro candidato di coalizione. Forse, stando agli ultimi rumor, il senatore azzurro Maurizio Gasparri. "Sono fantasie create ad arte dai giornali per oscurare la rivoluzione civica che vogliamo portare avanti". Ma le porte ai partiti non sono affatto chiuse. "Se Berlusconi mi chiamasse per un confronto? Andrei, ma deve farlo lui. Io non vado a elemosinare niente". E comunque, anche in  caso si trovasse l'accordo, precisa, non accetterà imposizioni di alcun genere: "Il linguaggio comune lo detta il candidato"

Con l'intento di smarcarsi da un legame a doppio filo con la destra tradizionale, in particolare con il partito di Giorgia Meloni (è stato tesserato in Fratelli d'Italia), Pirozzi presenta alla stampa il primo candidato della sua lista: Massimo Donatelli, presidente di Miti in Italia group, azienda di promozione di eccellenze italiane all'estero, nella lista civica per Rutelli sindaco alle amministrative del '97. "E' un uomo di sostanza, sostenitore della politica del fare e non del dire. E il suo passato dimostra che le appartenenze politiche non sono la nostra priorità". Segnale di un'autonomia che il sindaco "con lo scarpone" non ha alcuna intenzione di sacrificare. E, rivolto ai leader seduti in parlamento, chiude con un detto popolare: "Chi vuole Cristo, se lo prega".


 

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