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Regionali Lazio 2018

Pirozzi, il mediano con il numero 10 riempie l'Atlantico Live: "Con noi torna la buona politica"

Poi la proposta a effetto: "Daremo retribuzione alle mamme per fare le mamme, al posto delle tate straniere". E sul blocco a destra: "Non vogliono vincere"

"Una vita da mediano" di Ligabue apre e chiude l'evento, ma forse non è così calzante. Più che mediano nelle retrovie, Sergio Pirozzi ha le ambizioni del centravanti. Riempie l'Atlantico Live all'Eur (circa un migliaio i sostenitori presenti in sala) per la presentazione dei comitati elettorali nati sul territorio, chiama sul palco alcuni tra i fondatori pronti a magnificarlo, attacca i candidati avversari e lancia provocazioni a quella destra che lo ha snobbato per settimane, ma che forse sarà costretta - sondaggi alla mano - a convergere sul suo nome. Il sindaco di Amatrice c'è, posizionato ai nastri di partenza nella corsa alla presidenza del Lazio

Con due ore di show dal palco, tra siparietti ironici, pillole di programma, stoccate al governatore uscente Nicola Zingaretti - "racconta balle spaziali" - e proposte a effetto da campagna elettorale, conquista il pubblico arrivato da tutto il Lazio. In jeans, scarponcini (immancabili come l'impronta che marca il suo simbolo) e maglione blu, dice di voler "colmare il vuoto che si è creato tra amministratori e cittadini". Si propone come l'alternativa ai partiti tradizionali, in salsa grillina ma senza anti politica. Anzi, la parola "politica" ricorre nelle declamazioni, ma "quella buona, quella che sta in mezzo alla gente". 

Chi lo acclama in platea? Ci sono i candidati provinciali, qualche amico di vecchia data - "lo conosco dai tempi in cui allenava il Trastevere Calcio" - elettori di destra delusi, specie da quella fetta che governò la Regione prima di Marrazzo. Tra i volti noti (appunto) Francesco Storace, già presidente dal 2000 al 2005, sostenitore "dello scarpone" dalla prima ora insieme all'ala sovranista. Confuso tra la folla delle ultime file, difende il primo cittadino di Amatrice: "Senza esperienza? Amministrare un piccolo comune con pochi fondi è un'impresa titanica". Poi spuntano l’ex consigliere regionale Roberto Buonasorte, il fondatore del movimento Prima gli Italiani, no vax, Simone Carabella, l'ex calciatore della Roma Sebino Nela. 

Nel programma elettorale il rilancio della sanità: "Abbiamo assistito alla chiusura indiscriminata degli ospedali, allo svuotamento delle risorse della Regione". E un'attenzione nuova alle periferie, a comuni e province lontani da Roma, ai "territori abbandonati da anni". Ma c'è spazio anche per le trovate a effetto: "Pensiamo a ore retribuite dalla Regione alle donne che lavorano per poter tornare a fare le mamme", al posto "delle tate straniere". Poi si rivolge a quel "mondo over 50 che ha perso il lavoro e non ha tutele", ma senza scordare i giovanissimi. Due 24enni iscritti ai comitati prendono la parola: "Solo Sergio può restituire onorabilità alla politica".

L'occasione è buona, ovvio, per parlare al centrodestra, ma senza sciogliere il nodo candidatura come in molti invece si aspettavano. Che la trattativa con i leader politici sia ancora in corso non è un segreto per nessuno. Ma lui continua imperterrito a dichiarare che non si tratta "di spartizione di posti e poltrone, piuttosto di condivisione di programmi". "Mi siederò a parlare con chi cerca il dialogo, e non con chi tenta di intimorirmi chi, perdonatemi l'unico passaggio sulla tragedia, non si è fatto intimorire neanche dalla forza della natura". I toni, è evidente, sono tutt'altro che distesi. 

Incastrati nel rebus dei collegi per le politiche, Berlusconi per il Lazio vorrebbe liberare la strada al forzista Maurizio Gasparri, Fratelli d'Italia spinge Fabio Rampelli. Ma con Pirozzi in corsa la partita si è complicata oltre le previsioni. Perché se anche il consenso all'ex allenatore non dovesse superare il 9 per cento (dato emerso dall'ultimo sondaggio di Euromedia Research per Porta a Porta) sarebbe comunque abbastanza per condannare al flop la triade di Arcore. Da qui la trattativa per il passo indietro: in cambio un posto in parlamento o l'ipotesi di un ticket. Ma lui non si piega, se non alle sue condizioni. Prima fra tutte: avere carta bianca nella scelta della squadra di governo. 

Un gioco a rialzo che potrebbe costringere i leader a convergere su di lui. Ob torto collo, perché la resistenza (tranne nella Lega di Salvini che però ha già imposto il suo candidato in Lombardia) è fortissima, specie tra le file di Fratelli d'Italia dove nessuno vuole cedere. Insomma, un pasticcio che rischia di bissare il flop delle amministrative romane, quando la destra commise l'errore di dividersi. Ma a chi lo accusa di spaccare il fronte regalando la presidenza all'uscente Zingaretti, in testa nelle intenzioni di voto, Pirozzi risponde secco: "Non sono io che voglio far perdere qualcuno, è quel qualcuno che non vuole vincere". Bolla poi come "fake" gli ultimi sondaggi che non gli accordano risultati a due cifre. Si fa forte della rilevazione di Ipr Marketing di dicembre, commissionata dal suo comitato, che lo attestava a un generoso 20 per cento. E taglia la testa al toro: "Non guardate la televisione, a meno che non ci sia Sergio Pirozzi". 


 

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