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Regionali Lazio 2013

Colosimo: “Messa a tacere dal Pdl del Lazio. Con Monti? Noi Mai"

Chiara Colosimo lascia il Pdl e approda a Fratelli d'Italia. Intervistata spiega le sue motivazioni: "Non potevo far valere le mie posizioni, il Pdl non è più casa mia"

Ha 26 anni, è la più giovane consigliera regionale e si è appena dimessa da capogruppo del Pdl del Lazio per poi uscire dal partito. Chiara Colosimo getta il guanto di sfida per le prossime elezioni regionali fondando il gruppo regionale di Fratelli d'Italia seguendo le orme di Giorgia Meloni e Fabio Rampelli.
Chiara Colosimo traccia a RomaToday un quadro del nuovo gruppo regionale, delle aspettative e delle scelte che l'hanno portata verso Fratelli d'Italia.

Lei è stata eletta capogruppo all'indomani dello scandalo Fiorito, quando nel Pdl laziale si puntava ad una rifondazione. L'abbandono del partito e la fondazione del gruppo Fratelli d'Italia segna un fallimento in questo senso? O cosa?
Ho voluto dare un segnale e dire chiaramente a tutti che nel Pdl non è più casa mia. Ho cercato di fare il possibile, ho tentato di fare approvare un regolamento sui fondi al partito, ho cercato di mettere dei paletti alle spese, ma sono stata abbandonata. Nessuno nel partito mi ha seguito, soprattutto i vertici. Tutti sanno che ho polemizzato con Renata Polverini per le ultime nomine che ha fatto e allora chiesi conto ai vertici del Pdl laziale, ho cercato di parlare con loro, ma nessuno mi ha dato ascolto.
Ho cercato di risollevare il partito, ma il problema è il Pdl laziale che in passato non presentò le liste e non controllò Fiorito e che ora non controlla noi.

Da An al Pdl e ora Fratelli D'Italia, perché fondare il gruppo regionale, cosa più dare in più Fratelli d'Italia?
Per me rappresenta il partito che fino ad ora non ho avuto. Il mio passato, i miei inizi sono con Alleanza Nazionale, per la prima volta sono stata eletta con il Pdl e oggi non avevo più stimoli per andare avanti. Nel Pdl non si discute, non c'è spazio per la contrapposizione e non potevo far valere le mie opinioni. Fratelli d'Italia è il contrario: si fonda sulla partecipazione che rappresenta la prima battaglia. Quello che vogliamo è il ritorno alla politica vera.

Vi ponete, dunque, in contrapposizione all'antipolitica?

 

Sì, crediamo in un modo diverso di fare politica, vogliamo ritornare a quello che era la politica prima di questi ultimi anni. Non è un caso che io non ho mai accettato l'auto blu, così come ha fatto Giorgia Meloni. Crediamo nella realtà di una politica diversa.

Il pdl si è pronunciato per presentare un candidato proprio, lei che nome indicherebbe?  
Innanzitutto voglio dire che non è più un problema mio. Dovendo ipoteticamente indicare qualcuno, anche se non mi risulta semplice, mi viene di pensare ad alcuni nomi fatti in questi giorni come Matone o Lorenzini. Un nome che non mi dispiacerebbe, a pensarci meglio, è quello di Lorenzin, è una ragazza onesta.


Girano tanti nomi di donne come candidata del pdl. Non pensa che candidare una donna ad una partita che i sondaggi danno praticamente persa sia una mossa furba per accreditare l'immagine di un partito che rispetta le quote rosa?
Questa è un'operazione che si è fatta spesso perché si pensa che le donne vadano tutelate, invece io credo che le donne se la possono giocare alla pari senza grandi problemi e che possano aggiungere un po' di praticità di cui spesso gli uomini mancano.

Fratelli d'Italia è più vicino a Monti o a Storace?
Assolutamente no verso Monti. È il motivo per cui siamo usciti dal Pdl possiamo proclamare senza ombra di dubbio che noi con Monti mai.

Che risultati si aspetta dal gruppo regionale?
Credo che avremo un'ottima risposta a livello regionale. Nasciamo con dirigenti della classe intermedia, quelli che hanno il vero contatto con il territorio e che possono dare risposte vere all'elettorato. Inoltre, ci rivolgiamo a tutti i delusi.

I delusi del Pdl?
Ci chiamiamo Fratelli d'Italia, quindi non ci rivolgiamo solamente alle persone di destra, ma a tutto quell'elettorato deluso che non vuole più votare, a loro vogliamo dare una risposta.

Cosa ne pensa della candidatura di Storace?
Ho molta stima di Francesco, siamo amici e abbiamo combattuto diverse battaglie insieme. Penso però che la situazione in vista delle elezioni, se non si propone una candidatura unitaria, potrebbe diventare estremamente complessa.

Facciamo un passo indietro, lei è cresciuta alla Garbatella, quartiere rosso. Cosa le è rimasto di quelle esperienze, cosa ha significato crescere “all'opposizione” del quartiere?
Non nascondo che è stato difficile, ma parallelamente mi ha insegnato molto. È stata una vera scuola politica, da subito mi ha messo in contatto con la diversità, ero continuamente in contatto con persone che la pensavano diversamente. Inoltre, c'è da considerare la valenza del quartiere popolare: Garbatella è una realtà diversa dove le signore parlano ancora sedute sulla sedia davanti casa e dove si vive ancora una certa romanità difficile da trovare altrove. Tutto questo per me è stato un bagaglio prezioso che rimane.

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