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Regionali Lazio 2013

Regionali, i Radicali appoggiano Storace: scoppia la bufera

Centrosinistra spiazzato dalla scelta di Pannella. Zingaretti: "Accordo triste". Critiche all'apparentamento tecnico dal segretario Staderini

E' già stata ribattezzata la strana coppia. Il sì a Storace del leader radicale Marco Pannella scatena polemiche, spiazza il centrosinistra e crea sconcerto anche all'interno dello stesso partito radicale. Già ieri il candidato governatore per il centrosinistra nel 2010, Emma Bonino, aveva lasciato intendere il suo no all'accordo, guidando una specie di fronda contraria all'apparentamento con il leader de La Destra. Pannella però ha tirato dritto ed ha di fatto accettato l'invito di Storace accogliendo la proposta tecnica "anche come risposta per un minimo di rivolta morale".

ZINGARETTI - Il primo a reagire è stato il candidato governatore del centrosinistra Nicola Zingaretti che ha parlato di "accordo triste": "Una scelta politica dovrebbe essere di coerenza e non di potere". L'ex presidente della provincia parla di porta ancora aperta ai radicali, segnalando però l'imprescindibilità del rinnovamento. "Credo - prosegue Zingaretti - che il centrosinistra, per essere percepito come elemento di innovazione, debba rinnovare la rappresentanza consiliare. Lo abbiamo chiesto a tutti. Se questo problema viene assunto, sono io che ho aperto la porta, ma non la ho assolutamente richiusa. Tutti i dirigenti del Partito Radicale sanno che non è vero che qualcuno è stato escluso".  Zingaretti ha anche ricordato la campagna per le Regionali del 2010: "Io proposi alla coalizione di candidare Emma Bonino alla presidenza della Regione, conducendo personalmente una battaglia controcorrente".

NO A ROSSODIVITA E BERARDO - In sostanza a far cadere la possibilità dell'accordo Radicali - Zingaretti è stato il veto posto dal candidato governatore di centrosinistra alla presenza in lista di Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita. Il deputato Marco Beltrandi in una nota definisce la richiesta "immotivata, arrogante, vergognosa e inaccettabile. Capisco che lui - prosegue Beltrandi - avesse bisogno di rinnovare la squadra PD al Consiglio Regionale ma doverlo imporre anche a chi ha invece lavorato per appena due anni con merito universalmente riconosciuto significa una sola cosa: aderire alla decisione del PD nazionale di cancellare, persino nella loro identità, i radicali e le loro battaglie, i loro successi, le loro specificità.

Duro anche il commento di Rossodivita: "Zingaretti la faccia finita di dire che per rinnovare la politica laziale deve rottamare me e Berardo o sarò costretto a querelarlo per diffamazione. Sono stato nelle istituzioni, in Consiglio regionale, 2 soli anni su 43 che ne ho. Molto, molto meno di quanto lui è stato nelle istituzioni laziali e di ogni ordine e grado".

Ancora Beltrandi sposa invece la scelta di Pannella: "Do atto a Storace e al centrodestra del Lazio invece di aver accolto in pieno, in modo più che impeccabile, la richiesta di ospitalità avanzata dai radicali alle tre maggiori coalizioni, per prima a quella capeggiata da Monti, proprio nel riconoscimento della radicale diversità di tante convinzioni e proposte politiche nostre. A me questo basta e avanza", conclude.

STADERINI - Nel partito radicale però l'accordo con Storace non trova l'opposizione della sola Bonino. Anche il segretario nazionale Staderini è scettico sulla decisione di Pannella. "Ho espresso una valutazione contraria", spiega a Radio Radicale lo stesso Staderini. "Le ragioni derivano dal fatto che l'apparentamento tecnico significa contribuire, almeno in potenza, alla vittoria di una coalizione che si colloca in continuità con la giunta Polverini e che ha al suo interno il Pdl romano e, per quanto mi riguarda, questa scelta non mi convince".

"La proposta che ci ha fatto Storace - dice Staderini - è quella di un 'apparentamento tecnico' alla Regione Lazio all'interno della coalizione del centrodestra che ha lui come candidato presidente, un apparentamento che in teoria rende più agevole la possibilità che ci sia in regione un eletto della lista amnistia, Giustizia, Libertà", sottolineando come, su un altro fronte, ci sia "stata una decisione da parte del Partito democratico di Pierluigi Bersani di 'pulizia etnica', io direi anche etica, contro i Radicali".

"Da parte di Zingaretti - osserva Staderini - abbiamo ricevuto un divieto che deriva da un diktat partitocratico che rende indistinguibili i buoni dai cattivi: avremmo dovuto accettare che i nostri consiglieri uscenti Rossodivita e Berardo, coloro che hanno fatto luce su quanto accadeva nel Lazio e nelle altre regioni italiane, non potessero essere ricandidati. Accettare questa condizione avrebbe voluto dire accettare la cancellazione della alterità radicale che rappresentiamo".

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