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Elezioni Roma 2016

Raggi sul codice etico: "Dimissioni da indagati? Io risponderò ai cittadini"

La candidata chiarisce in conferenza stampa: "Se io dovessi essere indagata, i cittadini potranno chiedere le mie dimissioni e altrettanto potrà fare il garante del codice etico (Beppe Grillo, ndr) se saranno i cittadini a chiederglielo"

Continuano le polemiche sui candidati Cinque Stelle, e sul loro rapporto con vertici e staff. Firmando il codice di comportamento pubblicato sul blog di Beppe Grillo, i candidati nelle principali città italiane, hanno accettato di dimettersi qualora venissero iscritti nel registro degli indagati. 

Ma Virginia Raggi, durante la conferenza stampa con Luigi Di Maio (membro del direttorio del M5S) ha voluto precisare: "Il codice etico che ho sottoscritto con orgoglio, serve per rispondere ai cittadini e se io dovessi essere indagata, loro potranno chiedere – continua – le mie dimissioni ed altrettanto potrà fare il garante del codice etico (Beppe Grillo, ndr) se saranno i cittadini a chiederglielo. Credo – prosegue – che sia la massima espressione di trasparenza, onestà e coerenza di un eletto all’interno delle istituzioni, che deve amministrare per nome e per conto dei cittadini". Questa la risposta, a chi le chiedeva se si dimetterebbe su richiesta di Beppe Grillo, come affermato dalla candidata durante un'intervista all'Espresso. 

"Io mi candido a sindaco di Roma e risponderò ai cittadini che eventualmente mi sceglieranno per questo ruolo - ha sottolineato - ho sottoscritto un codice etico con i cittadini, lo sottolineo perchè spesso alcuni politici chiamano contratto. Un codice che il 72,3% dei cittadini vorrebbe estendere a tutti i partiti che prevede che gli eletti restino coerenti con gli impegni presi con i cittadini in campagna elettorale e prevede di sanzionare con una multa chi pensa di prendere il m5s come tram o trampolino di lancio per andare altrove, una cosa che avviene sempre per tutti gli altri eletti che si spostano in parlamento come tergicristalli".

E ancora sulla necessità di approvazione dei garanti chiarisce: "Il concetto che sfugge è che per gli atti di alta amministrazione, come le nomine, e per tutti gli altri deciderò io perché lo prescrive la legge. L'ultima parola sarà sempre la mia". Nessuna dipendenza dallo staff. "Ma a questo - ha aggiunto - si affianca una collaborazione sulla verifica di alcuni requisiti e io credo che sia a garanzia dei cittadini che la verifica venga fatta da più occhi possibili. Credo sia indice di serietà dire che su alcune attività è opportuna una verifica da parte di altre persone".
 

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