rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Elezioni Roma 2016

Di Stefano: "35 euro al giorno per ogni nuovo nato romano e ronde nei quartieri"

Il candidato sindaco di Casapound Italia intervistato da Romatoday. Le priorità per Roma? "Spostare i soldi dell'accoglienza sui servizi per i romani e due quartieri di case popolari da cedere con il mutuo sociale"

Lo slogan è quello di sempre. "Prima gli italiani" e, per Roma, "prima i romani". Il vicepresidente di Casapound, Simone Di Stefano, candidato sindaco alle elezioni del 5 giugno, lo ribadisce: "Con me sindaco essere cittadini di questo Paese sarebbe una priorità assoluta in tutti i servizi sociali di base". E i 364mila immigrati iscritti all'anagrafe capitolina? "Se hanno lavoro e casa non è un problema". Se non ce l'hanno e non sono italiani, si procede con il foglio di via. Cosa differenzia il gruppo di estrema destra dalla coalizione Meloni-Salvini? "Loro hanno scelto di restare dipendenti dei partiti tradizionali. Noi siamo nuovi e dirompenti". 
 

Alle amministrative romane del 2013 Casapound ha ottenuto lo 0,6 per cento del consenso. Tre anni dopo lei stesso dichiara: "Corriamo per vincere", "saremo determinanti in queste elezioni". Cosa si aspetta esattamente dalle urne? 

Di replicare sicuramente il successo che abbiamo avuto a Bolzano, dove abbiamo preso quasi il 7 per cento, in alcuni quartiere italiani anche il 10. Da tre anni il movimento è cresciuto, abbiamo fatto un percorso importante, anche vicino a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni.

Oggi però siete avversari.

Loro sono tornati nella grande casa del centrodestra, noi crediamo invece che si debba continuare a perseguire la strada della creazione di un movimento nazionalista identitario, così come si vede nel resto d'Europa. Meloni si è trascinata dietro candidati che erano nella galassia di Alemanno, gli stessi che hanno alimentato favori, ruberie, e nessun provvedimento serio per la città. A Salvini è mancato il coraggio di uscire dai vecchi partiti tradizionali e andare avanti in autonomia. Noi siamo nuovi, dirompenti. 

Tre punti del vostro programma imprescindibili per il rilancio di Roma?

La priorità è spostare tutte le risorse destinate all'accoglienza di stranieri e nomadi sugli italiani. Sono fiumi di soldi che devono tornare a coprire la nostra spesa sociale. Concretamente pensiamo di dare 35 euro al giorno per tre anni ad ogni bambino romano che nasce. Gli stessi che vengono dati oggi alle cooperative per singolo straniero accolto in Italia. Secondo punto riguarda l'emergenza abitativa. Abbiamo pronto un piano casa improntato sulla realizzazione di due nuovi quartieri su modello della Garbatella, da cedere agli aventi diritto, gli italiani, con la formula del mutuo sociale. Terzo punto riguarda la sicurezza. Data l'assenza delle forze dell'ordine sul territorio, dobbiamo necessariamente mettere i cittadini stessi a presidio del territorio. Gruppi di residenti organizzati, in contatto diretto con l'amministrazione capitolina, che prevengano scippi e microcriminalità. 

Delle ronde?

Beh sì, visto che girano può chiamarle ronde. 

Sui campi rom qual è la soluzione? 

Ricordo che dentro ci sono due tipi di rom, chi ha la cittadinanza italiana e chi no. Questi ultimi vanno espulsi in una notte dall'Italia. Per gli italiani, chi ha la disponibilità economica, e ce ne sono diversi, cerca casa sul libero mercato. I rom italiani poveri si mettono ad aspettare una casa. 

E' una falsa risposta. La politica delle case popolari così com'è non funziona. C'è chi aspetta casa da un decennio...

Vero, oggi non è c'è posto per nessuno. Infatti nel nostro programma tra le priorità rientra proprio una spinta che vorremmo dare all'edilizia residenziale pubblica, per rilanciare il settore. Una cosa però è certa: con noi nessuno potraà mai più vivere in strada o in baracche. 

"Prima i romani" è il vostro mantra, ma il sindaco dovrebbe esserlo di tutti i cittadini. A Roma ci sono 364mila immigrati iscritti all'anagrafe comunale e circa 85 comunità straniere. Queste persone chi le rappresenta?

I cittadini immigrati che hanno un lavoro e una casa non hanno di che preoccuparsi, l'amministrazione capitolina è amministrazione per tutti. Ma per noi c'è comunque un differenza, l'italiano deve venire prima nelle graduatorie dei servizi pubblici, vogliamo che sia un titolo di accesso prioritario. 

I vostri voti su chi convergeranno?

Non daremmo indicazioni. E nessuno a destra avrà il coraggio di appoggiare dei punti del nostro programma chiedendo i nostri voti. Nessuno ha il coraggio di affrontare il "mostro" Casapound, perché è così che veniamo dipinti dai media e dal governo, un mostro a tre teste. Forse un po' lo siamo, perché estremi e radicali, e visto che in campagna elettorale tutti cercano i voti dei moderati, nessuno si esporrà. 

Gran parte dei militanti del movimento amano definirsi "fascisti del terzo millennio". Lei approva?

Sì, ma toglierei terzo millennio, è un po' macchiettistico. Quella è la nostra storia, le nostre radici, proponiamo soluzioni avanzate dal punto di vista sociale, urbanistico, economico, applicate durante il ventennio, condannando le leggi razziali. Non si può pensare che una così grande tradizione storica venga esclusa dal gioco politico della Repubblica italiana. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Di Stefano: "35 euro al giorno per ogni nuovo nato romano e ronde nei quartieri"

RomaToday è in caricamento