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Elezioni Roma 2016

V Municipio, Palmieri ritira la candidatura: "Sarei rieleggibile, ma rischio troppo alto"

Scontati ricorsi sulla testa per un'intera legislatura e attacchi frontali delle opposizioni le ragioni della scelta del presidente. "Dobbiamo vincere in municipio senza ombre"

Il presidente uscente Giammarco Palmieri ritira la candidatura a minisindaco del V municipio. Seppur confortato da pareri di giuristi che avrebbero giocato tutto sull'anello debole dell'accorpamento, il rischio di ricorsi è più che probabile. E la campagna elettorale troppo delicata e combattuta in trincea per farlo con punti deboli e fianchi scoperti. 

"Ci tengo a dire che il partito stesso mi ha chiesto di restare - spiega a Romatoday - ma ho valutato che non si possa arrivare a vincere il municipio con il rischio che poi il presidente non venga proclamato, o con ricorsi che ti porti sulla testa per tutta la legislatura. Ora e' tutto nelle mani del Pd, al quale ho consegnato oggi una relazione,  anche se continuo a ritenere comunque di essere rieleggibile". 

Già, è sulla rieleggibilità che il presidente si è giocato la partita finita col ritiro a tavolino. Il Tuel (testo unico degli enti locali) stabilisce all'articolo 52 che il sindaco (al Comune come al municipio) non possa superare i due mandati, se il secondo ha scavallato i due anni, sei mesi, e un giorno. Palmieri sarebbe stato al suo terzo mandato, insieme ad Andrea Catarci (VIII muncipio) e Susi Fantino (IX), con la legislatura Marino finita oltre quel tetto fissato dalla legge. 

Da qui la circolare emessa da palazzo Senatorio, che in data 4 marzo ha dichiarato l'ineleggibilità dei tre minisindaci. A difesa di Palmieri, unico dem, posizionato nella roccaforte zingarettiana del V municipio dopo una scientifica spartizione di Roma in vista dell'italicum, il partito ha fatto quadrato, sostenendo nel caso specifico il cambio di organo amministrativo intercorso nel frattempo: con l'accorpamento di ex VI e VII municipio, il minisindaco ha guidato negli ultimi due anni e mezzo un nuovo territorio, un "dettaglio" forse sufficiente a far cadere le norme del Tuel. E su questo si sono incentrati pareri di illustri giuristi ascoltati dal Pd e dallo stesso presidente. 

Ma non si può partire già azzoppati, specie se il partito si gioca Roma e tenta di riconquistare giorno giorno la fiducia dei suoi elettori, in picchiata tra Mafia Capitale e i disastri del Marziano. "Non possiamo permetterci di avere ombre - conclude Palmieri- gli attacchi nei miei confronti sarebbero tanto strumentali quanto scontati. Per questo ho deciso di rimettere la mia candidatura".

Chi prenderà il suo posto? Il toto nomi è partito da tempo, ben prima del ritiro da oggi ufficiale. Tra i rumors si è fatto il nome di Tonino Vannisanti, ex assessore municipale oggi capo segreteria dell'assessore regionale alle Politiche Sociali, Rita Visini, o di Massimiliano Valeriani, capogruppo Pd in Regione. Uomini di Zingaretti, perchè il feudo deve restare a lui. Ma a blindare i nomi ci ha già pensato il commissario dem del V municipio, Aurelio Mancuso: "Tutte ipotesi giornalistiche senza fondamento" dichiarava giorni fa, non escludendo niente, nemmeno le primarie.

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