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Elezioni Roma 2016

Adinolfi: "Da sindaco disposto a finire in carcere pur di non firmare le unioni gay"

Mario Adinolfi, candidato sindaco per la lista il Popolo della Famiglia, ha raccontato a Romatoday il suo progetto per Roma. Le priorità: "Bonus bebè, bonus per incentivare il matrimonio per le coppie unger 35 e lotta alla droga"

La decisione di diventare candidato sindaco di Roma l'ha presa dopo aver visto la piazza del Familiare Day al Circo Massimo. O meglio. “L'abbiamo presa”, specifica citando chi, da quell'esperienza, è rimasto al suo fianco nella sua avventura elettorale. In vista delle prossime elezioni Romanzato ha intervistato Mario Adolfina, candidato per la lista il Popolo della Famiglia. Le unioni civili? “Sono un obiettore di coscienza, sarei disposto a farmi mettere in carcere pur di non ratificarle”. Le priorità: “Bonus bebè, bonus per incentivare il matrimonio per le coppie unger 35 e lotta alla droga”.

Dal Familiare Day a candidato sindaco di Roma. Perché questo passo?

È stata una decisione presa insieme alle tante persone che hanno organizzato quell'iniziativa. Non a caso, capolista del Popolo della Famiglia è Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, mentre il coordinatore della nostra campagna elettorale è Nicola Di Matteo che ha svolto lo stesso ruolo per il Familiare Day. Il nodo è questo: abbiamo organizzato due grandissime manifestazioni in due luoghi sacri per la democrazia come Piazza San Giovanni e il Circo Massimo e dopo 25 giorni siamo stati traditi dal voto sul Dl Cirino in Senato. Questo ci ha fatto capire che la politica non ci ha dato ascolto. Per questo una parte significativa di quel popolo ha deciso di farsi soggetto politico. 

Le unioni civili sono una legge dello Stato e vanno applicate. Non è  una questione di competenza amministrativa. Da sindaco cosa pensa di fare?

Non è proprio così. In campagna elettorale tutti i candidati si stanno pronunciando sul tema perché sono i sindaci che, materialmente, devono ratificare le unioni nei registri comunali. Non è solo un tema di governo nazionale ma di governo amministrativo. 

Un sindaco non si può rifiutare di applicare la legge. Non registrerà le unioni civili?

Non lo farò e non darò delega a nessuno. Sono pronto all'obiezione di coscienza. Non riconosco la legittimità costituzionale della legge sulle unioni civili quindi non ratificherò alcuna unione omosessuale. La mia coscienza rifiuta l'idea che la famiglia possa essere altro che non l'unione di un uomo e di una donna per la procreazione. Da questo punto di vista mi ritengo un oppositore della normativa.

È contro la legge. 

Sono pronto a subire le conseguenze civili e penali di questa obiezione di coscienza. Penso alle conquiste dei pacifisti quando durante la leva obbligatoria si rifiutavano di utilizzare le armi. Qualcuno veniva incarcerato. E sono pronto anche a questo. Non mi meraviglierei se accadesse. 

Prima ha affermato che non darebbe delega a nessuno. Questo significa che se diventasse sindaco sul territorio romano non verrebbe registrata alcuna unione civile?

Esatto. A differenza di Alfio Barchini e Giorgia Meloni che si dichiarano contrari ma dicono che la eseguiranno, io credo che chi è contro questa legge debba rifiutarsi di applicarla avendo il coraggio di affrontare le conseguenze. 

Ma non crede che, da sindaco, sia un errore lasciare senza diritti una fetta di popolazione?

I numeri parlano chiaro. Il Parlamento è stato tre anni a lavorare per una legge che riguarda 7513 coppie sull'intero territorio nazionale. Al contrario, niente è stato fatto per le 24 milioni di famiglie. Nel registro delle unioni civili di Marino erano iscritte 20 coppie. Si tratta di numeri irrisori. 

Se dovesse diventare sindaco, quali sono i tre punti del programma su cui non è disposto a fare compromessi?

In cima c'è l'incentivo alla natalità. Questa città muore giorno dopo giorno. Per ogni romano che nasce, ce ne sono due che muoiono. Nel corso della campagna elettorale ho perso mio padre. Quella settimana sono stati celebrati 20 funerali e nessun battesimo. Con questi dati, Roma è destinata a morire. Non solo. La popolazione straniera residente, che rappresenta il 7 per cento, fa nascere il 25 per cento dei figli. E lo si vede nelle classi delle nostre scuole: la cosiddetta invasione è evidente di fronte ai nostri occhi. La nascita di un figlio dev'essere incentivata. 

Come?

Politicamente dobbiamo sostenere la natalità tramite le associazioni che combattono pratiche abortive. Inoltre vogliamo che ogni volta che nasce un romano sia festa. Abbiamo immaginato un bonus bebè da 2500 euro per ogni nuovo nato. E questa cifra viene raddoppiata se si presentano problemi di salute. Vedo che l'idea è piaciuta anche al Governo. 

Al secondo posto?

Vogliamo mettere in campo un incentivo al matrimonio attraverso un assegno per le coppie unger 35. Devono essere aiutate a fare il grande passo: si tratta di una responsabilità pubblica, in base all'art. 29 della Costituzione, ma anche privata. Infine il terzo punto l'abbiamo definito 'Estirpare le colonie del male'.

Può spiegare cosa intende? 

Parto da una premessa. A Roma ci siamo presentati alle elezioni nei 14 municipi con 385 candidati che, per la maggior parte, sono papà e mamme. Io stesso ho due figlie, una ha vent'anni. Sono stanco di dovermi fare ogni sabato sera il segno della croce perché Roma è travolta da un fiume di droga. Questo fiume di droga nasce in piazze dello spaccio pubblicamente note che lavorano indisturbate come se fossero negozi a cielo aperto. Credo che tra i poteri che un sindaco deve esercitare c'è anche quello del mantenimento dell'ordine pubblico. Se diventassi sindaco andrei personalmente in questi posti, all'isola pedonale del Pineto o a Termini, portando con me la polizia di Roma Capitale. Mi impegnerei anche a segnalare queste situazioni a polizia e carabinieri. È necessaria un'azione fortissima per contrastare il narcotraffico e le politiche antiproibizionista. Questa situazione sta segnando migliaia di giovani della città. 

Passiamo a un nodo scottante per Roma: i trasporti. In particolare la metro C. Come mettere le mani, da sindaco, in questa intricata situazione?

Bisogna far ripartire tutto da capo. Quest'opera è una vera e propria cattedrale allo spreco, al malgoverno e alla corruzione. Il trasporto pubblico locale romano non ha bisogno di spendere denari ma di recuperarli. Per farlo, prima di tutto, va abbattuta l'evasione.

Come?

Raggiungendo un patto con i sindacati per creare la figura dell'autista/bigliettaio. Permetteremo solo la salita anteriore: si sale solo con il biglietto in mano e, se non ce l'hai, te lo fa l'autista. O si fa così, oppure questa piaga non si risolve. Una volta recuperati i soldi, eventualmente, si può procedere con la metro C. Anche se credo che Roma abbia più bisogno di migliorare il proprio trasporto su gomma e rotaia. 

Rifiuti: Marino puntava sugli eco distretti. Lei ha qualche ricetta?

Bisogna partire da questo assunto: i rifiuti possono essere trasformati in una ricchezza per questa città. Basta con la logica dei buchi, dei disastri, della malversazione e dei privilegi. I rifiuti devono diventare un sostegno per le casse capitoline e non un danno per la salute pubblica. Per farlo, vanno costruite filiere con società che lavorano nel trattamento dei rifiuti. Ce ne sono anche in Italia, anche se quelle che lavorano con maggior efficienza  sono fuori dai confini nazionali, soprattutto in Germania e Olanda. Tra queste società e l'amministrazione capitolina va costruito un rapporto stabile, duraturo e pluriennale.

Il rapporto con il Vaticano è sempre stato delicato per il primo cittadino capitolino. Per esempio Virginia Raggi ha promesso che farà pagare le tasse agli immobili della Chiesa che non svolgono scopi religiosi. Cosa ne pensa? 

Dovremmo ringraziare il Signore di essere romani per quello che la Chiesa ha donato alla città. Forse la Raggi non cammina abbastanza per le strade di Roma, abituata com'è a farsi comandare da Milano, ma se uno passeggia ritrova ad ogni angolo la grandezza della Chiesa Cattolica. È una potenza turistica importantissima. Non solo. Anche la sua capacità di mobilitarsi per fare del bene è preziosa. Senza la presenza della Chiesa cattolica e dei suoi volontari chi sta veramente male non avrebbe un posto dove andare a bussare. Se la Raggi, al posto di parlare di cose virtuali restasse legata alla realtà, si accorgerebbe che l'ultimo soggetto su cui andare a sputare con affermazioni del genere è proprio la Chiesa Cattolica.

Tra i suoi avversari, ce n'è uno più vicino alle sue posizioni? Qualcuno con cui può immaginare eventuali alleanze.

Non immagino alleanze. Sono molto infastidito dall'ultimo decennio di gestione della città che ha coinvolto tanto giunte di centrodestra tanto quelle di centrosinistra. L'eredità di queste esperienze resta dentro alle proposte di Barchini, Meloni e Giacetti. Non riconosco elementi di vicinanza nemmeno con l'alternativa rappresentata dalla Raggi. Non solo per l'uscita infelice contro la Chiesa. La proposta politica del Movimento cinque stelle è totalmente avvalorale. Basta ricordare quello che abbiamo sentito durante la discussione sul Dl Cirino dagli esponenti penta stellati, favorevoli a matrimoni a quattro o a sei. C'è una distanza massima da tutti i candidati: rappresentiamo un'alternativa tanto al centrodestra quanto al centrosinistra. Un'alternativa valorizzale basata su principi non negoziabili. 

Che linea seguirete al ballottaggio?

Abbiamo già convocato per l'11 giugno un'assemblea per analizzare tutti insieme i risultati delle elezioni e decidere cosa fare. Naturalmente non escludiamo di arrivare al ballottaggio. La mia posizione personale, che sottoporrò a tutti, è questa: andare e votare scheda bianca. Un modo per far vedere a tutti quanti siamo. 

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