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Elezioni Roma 2016

Il Marziano rinuncia alla politica: nel suo libro nulla di nuovo contro il Pd

Dopo una grande attesa l'ex sindaco ha presentato la sua pubblicazione. Tra gli attacchi a Renzi e la ricostruzione dei giorni salienti della sua caduta, nessuna rivelazione ha causato un terremoto nel Pd

Alla fine il terremoto politico non c'è stato. Ignazio Marino ha presentato il suo “libro esplosivo” questa mattina presso la sede della stampa estera senza innescare però alcuno tzunami. Certo, nelle pagine del suo libro, edito da Feltrinelli, ce n'è per tutti. Soprattutto per il presidente del Consiglio Matteo Renzi con cui il 'marziano' ha un conto aperto, e non certo segretamente, fin dal giorno della sua caduta quando lo definì il mandante delle 19 coltellate 'inferte', a suo dire, dai consiglieri della sua maggioranza. L'appuntamento di oggi non ha destato nemmeno un terremoto 'elettorale'. L'ex primo cittadino non ha voluto sciogliere le riserve in merito ad una sua eventuale candidatura e ha evitato ostinatamente di rispondere alle domande dei giornalisti in sala. “Non è questa la sede per gli annunci e non sono stato io a fare alcun balletto sulla mia candidatura, sono stati i giornali” ha spiegato. Attesa rimandata a domani pomeriggio alla Feltrinelli di via Appia Nuova dove Marino, attorniato dal calore dei suoi sostenitori, potrebbe decidere di annunciare il salto. 

Uscito di scena in maniera turbolenta, oggi Ignazio Marino ha provato a prendersi la sua rivincita. Riparte dai problemi che ha trovato a Roma al suo arrivo. Veri e propri leitmotiv dei suoi due anni da sindaco. Il debito monstre che ha trovato al suo arrivo, “cresceva di un milione di euro al giorno” ha spiegato, la condizione disastrosa delle strade, riprendendo un esempio spesso citato anche da sindaco sulla situazione di via Nomentana. E ancora: i rifiuti e tutto ciò che ha rappresentato la chiusura di Malagrotta e dell'avvio della raccolta differenziata, lo stop alla delibera sulle aree agricole. Marino usa una cartina: “Guardate i pallini rossi, 160 nuovi insediamenti. Io li ho bloccati, magari i palazzinari un po' se la sono presa”.  

Lo ha definito “un atto d'amore per la città”, “non una resa dei conti” ma una “visione di analisi e di prospettiva”. Ironicamente, “uno spunto di riflessione per un programma che potrebbe essere utile a diversi candidati che non hanno nemmeno iniziato a scriverlo”. Marino non lo cita ma il riferimento è al candidato democratico Roberto Giachetti che nel corso della campagna elettorale per le primarie disse che il suo programma era ancora in fase di costruzione suscitando non poche polemiche. 

Oltre alla visione, l'attacco a Matteo Renzi e al Pd è centrale. “Credo che tutto il mondo abbia seguito con grande sconforto il fatto che un sindaco eletto sia stato sostituito da un commissario indicato da un capo di governo non eletto da nessuno” ha spiegato. “Una lesione della democrazia guardata con attenzione da tanti Paesi”. Un attacco diretto, non l'unico. “Stavo sganciando Roma dalle lobby ma Renzi preferisce sedersi ai tavoli con loro”. L'esempio, per Marino, è fornito dalla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024: “Forse la scelta di dove costruire il villaggio olimpico è stata decisa in una stanza di palazzo Chigi da Renzi, Montezemolo e Malagò. Nessuno ha chiesto ai romani, oppure non ce ne siamo accorti”.  

E ancora. “Avevo grandi aspettative nei suoi confronti, mi riconoscevo in alcune sue parole d'ordine come quelle sulle liberalizzazioni delle aziende che al Comune non servivano o sulle scelte delle persone sulla base dei curricula” ha continuato. “Da quella affermazioni siamo passati alle scelte dei direttori Rai e delle reti. Se l'avesse fatto Berlusconi molti giornali si sarebbero ribellati”. 

Anche la domanda sulla vicenda degli scontrini cade sul premier. “Quando mi verrà chiesto spiegherò ai magistrati che sui 12 mila euro che mi vengono imputati non ho nulla da nascondere. Vorrei la stessa trasparenza da Renzi che come presidente della Provincia di Firenze ha speso in un anno 600.000 euro in spese di rappresentanza che rapidamente sono stati archiviati dalla magistratura contabile”. 

Oltre Matteo Renzi, premier di un Governo “di centrodestra con Alfano e Verdini” che, secondo Marino non ha mai aiutato la Capitale, “Milano per il trasporto pubblico locale prende il doppio”, c'è il Pd. Un “partito finito”, con  i “circoli chiusi”. L'ex sindaco guarda con diffidenza anche il Consiglio: “I consiglieri non li elegge il sindaco”. Quali sono i problemi politici alla radice del difficile rapporto tra l'ex sindaco e il suo partito? “Non si governa andando a cena con le correnti” risponde Marino. “Se avessi seguito i consigli del Pd ora sarei in cella di isolamento”. Ne ha anche per Matteo Orfini, 'consigliere' del rimpasto che ha visto l'uscita di Sel dalla maggioranza: “Mi sono fidato di lui ma non mi aspettavo che alcuni assessori nominati si sarebbero trasformati in guastatori”. 

Se abbia intenzione di uscire o meno dal Pd non è chiaro. “Mi considero un uomo di sinistra, un democratico. Sono fortemente convinto che in un Paese moderno debba esistere una forza politica conservatrice ed una riformista e che queste due forze si debbano contendere il governo del Paese”. É ancora nel Pd? “Ho la tessera del Pd del 2015. Adesso siamo nel 2016”. 

Il libro, per Marino, serve anche per ristabilire un punto sulle incomprensioni con Papa Francesco. Del resto all'ex sindaco non è mai andata giù quella frase 'Io non ho invitato il sindaco Marino” pronunciata dal Pontefice di ritorno dal viaggio di Filadelfia. Marino torna dal Papa, a febbraio, e riporta nel volume i contenuti del suo incontro. “Alcuni hanno voluto interpretare le sue parole come un via libera contro Marino per potersi liberare di questa figura scomoda”. Spiega. “Ho avuto un incontro piacevole. Abbiamo stabilito che avrei raccontato gli incontri avuti con lui e che lui avrebbe letto il testo prima della pubblicazione”.

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