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Elezioni Roma 2016

Otto candidati sindaco in cerca d'autore: manca la data, ma da oggi si fa sul serio

Da oggi non si scherza più. Parte la campagna elettorale con i nodi Marino e centrodestra ancora tutti da sciogliere. Ecco la situazione nei vari schieramenti alla vigilia del voto

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Non c'è ancora la data ufficiale delle elezioni (il dubbio è sempre tra il 5 e il 13 giugno), ma superata la Pasqua, si puo' dire che la grande rincorsa per la conquista del Campidoglio ha ufficialmente inizio. Tre mesi, gennaio, febbraio e marzo, serviti ai vari schieramenti per trovare una linea, un candidato, per capire dove andare. Non tutti gli schieramenti hanno però chiara la situazione. Nel centrodestra, per dire, regna ancora il caos, con tre candidati a spartirsi il 30% dei voti e a fare di tutto per non andare al ballottaggio.

Ai nastri di partenza di questa lunga rincorsa facciamo il punto della situazione. 

CENTROSINISTRA

Reduce dalle primarie, Roberto Giachetti avrebbe, secondo gli ultimi sondaggi, completato la rimonta nei confronti di Virginia Raggi del Movimento Cinque Stelle. A riferirlo è un sondaggio svolto per HuffPost da ScenariPolitici-Winpoll. I dati vedono il candidato dem avanti di un punto e mezzo al primo turno e vincente al ballottaggio. Non tutto fila liscio però dalle parti del Nazareno. Nei prossimi giorni c'è da sciogliere il nodo della lista. All'orizzonte, raccontano i ben informati, uno scontro tra Orfini e il candidato sindaco. Quest'ultimo infatti più volte ha manifestato la volontà di non vedere indagati tra i candidati. Il commissario invece vorrebbe portare in Campidoglio Claudio Mancini, coinvolto nella vicenda dei rimborsi in regione durante l'era Polverini. C'è poi il nodo dei consiglieri uscenti, difficili da far digerire ad un elettorato che a fatica si sta riavvicinando al partito dilaniato da Mafia Capitale e dalla tumultuosa destituzione di Marino.  E proprio l'ex sindaco è un'incognita. Il 31 presenterà il suo libro e qualcuno dalle parti del Nazareno trema. Il marziano ha promesso di raccontare tutto, comprese le pressioni subite. C'è infine da esporre un programma. Sinora si è agito in ascolto, senza presentare delle ricette. Il racconto in questi mesi ha retto, ma ora bisogna fare sul serio. Non servirà Jeeg Robè, vero, ma anche un sindaco normale qualcosa dovrà pur dirla. 

MOVIMENTO CINQUE STELLE

I grillini hanno resistito alla tentazione del candidato mediaticamente noto. Niente Di Battista, Lombardi o Taverna. Hanno rispettato il loro regolamento ed hanno scelto Virginia Raggi. L'ex consigliere comunale in questi mesi ha colmato il gap di notorietà che poteva rappresentare la sua debolezza. Piace e non solo a Roma. E' apparsa in tv ed ha tenuto botta a Vespa, Porro e Floris. Ha reagito all'attacco de Il Messaggero sul caso Acea ed ha incassato i complimenti dei giornali stranieri. I sondaggi la danno sicura al ballottaggio, come candidato da battere. L'intenzione appare quella di pescare nell'elettorato di centrodestra, dove albergano la maggior parte degli indecisi / astenuti. Nei prossimi giorni il Movimento sarà chiamato a stabilire i candidati presidenti dei municipi, elemento fondamentale questo per raccogliere voti sui territori. Qui il Pd appare infatti ancora più forte dei grillini, incapaci di creare personalità forti e riconoscibili nei singoli municipi. Questa appare al momento la sfida più dura da vincere. E qui probabilmene si giocheranno i destini della corsa in Campidoglio. 

SINISTRA

Dall'uscita di Marino, novembre 2015, in corsa c'è Stefano Fassina. Doveva essere l'uomo attorno al quale si sarebbe dovuta coagulare Sinistra Italiana. Nel tempo si è trasformato nel personaggio della discordia per la sinistra romana. Ad oggi appare imposto da Sel nazionale e mal digerito dall'ala romana capitanata da Massimiliano Smeriglio che ha lavorato su Massimo Bray. Quest'ultimo, dopo vari e lunghi corteggiamenti, ha detto no alla candidatura. Non scenderà in campo. Niente primarie, come si sognava dalle parti della Garbatella. Resta l'ex ministro che sarà sostenuto "controvoglia" da Sel Roma. Sembra invece tramontare la possibilità di una discesa in campo di Marino. L'ex sindaco scioglierà definitivamente il nodo nel corso della presentazione del suo ultimo libro. Appare però difficile che decida di correre con due processi pronti a piombargli addosso. 

MARCHINI

E' candidato sindaco da tre anni, da quando nel maggio 2013, raccolse poco meno del 10% piazzandosi quarto al primo turno. Ha coltivato l'immagine del candidato civico, nonostante da più parti lo si avvicinasse ora a sinistra ora a destra. Lui nel centrodestra negli ultimi mesi ci ha sperato davvero, ma è rimasto con il cerino in mano, bruciato dalle beghe nazionali del triumvirato Salvini-Meloni-Berlusconi. Correrà da solo, "libero dai partiti". I sondaggi però non lo premiano e la sua campagna appare un po' stanca. Anche lui sarà chiamato nei prossimi giorni a definire la lista e le candidature nei municipi. Dovrà usare il bilancino accontentando i suoi sostenitori, gli augelliani, i fittiani e la corrente di Beatrice Lorenzin. Il tutto sognando ancora il ritiro di Bertolaso e il possibile appoggio di Forza Italia. Il ballottaggio ad oggi appare una lontana chimera. Con i voti di Bertolaso potrebbe diventare una realtà possibile.

CENTRODESTRA

Ufficialmente i candidati in corsa sono tre. Altri si sono dichiarati pronti a correre. Al primo gruppo appartengono - rigorosamente in ordine di discesa in campo, Francesco Storace, Guido Bertolaso e Giorgia Meloni. Al secondo Flavio Tosi, Antonio Razzi e Irene Pivetti. I primi tre fanno sul serio e non sembrano per il momento intenzionati a sommare i propri voti. I secondi tre sembrano più nomi estemporanei, usciti per avere un po' di notorietà. I sondaggi accreditano l'area del centrodestra unito tra il 25 e il 30%. Nessuno però vuole fare un passo indietro. La più forte secondo i vari istituti di ricerca è Giorgia Meloni. In campo da poco sfiora già il 20%. Debole invece appare Bertolaso. Il candidato di Berlusconi sarebbe sotto il 10%, numeri che hanno fatto porre la domanda su un possibile ripensamento a vantaggio di Marchini o della stessa Meloni (leggi dichiarazioni di Toti). Più indietro appare Storace il quale però, se dovesse rinunciare, farebbe quasi certamente convergere i propri voti sul candidato di Fratelli d'Italia. In pratica il centrodestra è ancora un cantiere, con tutti i personaggi ancora in cerca di una parte precisa da recitare. Lontana appare la discussione sulle liste, lontanissime quella sulle presidenze dei municipi. Di sicuro per conquistare Roma non si punterà su questo. Le speranze di vittoria sono in mano alla Meloni. A lei il compito di salvare un centrodestra. Se riuscirà nell'impresa, la presa di Roma sarà tutt'altro che impossibile.

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