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Elezioni Roma 2016

Marchini: "Nessun accordo. Al ballottaggio con chi aderirà al nostro programma"

In conferenza stampa nella sede del comitato elettorale, il candidato tira le fila a freddo di una corsa a sindaco che non ha dato i frutti sperati. "Io erede di Berlusconi? Rappresenta un modello unico, non è ripetibile"

Si dice pronto a ripartire da "nuovi cantieri", tenendo bene a mente due dati reali e incontrovertibili: l'abbraccio mortale con i partiti dai quali si è sempre dichiarato libero, e un Movimento Cinque Stelle dal consenso ampio e consolidato, vincente dove lui ha fallito. Alfio Marchini, leader dei romani "che amano Roma", traccia un bilancio a freddo sul primo turno di questa corsa elettorale. 

Innegabile il flop: incoronato all'ultimo da Silvio Berlusconi, il quarto candidato in odor di ballottaggio non ha beneficiato dell'endorsement del politico per eccellenza, mantenendo quasi intatto, con 141mila voti, il risultato del 2013, quanto ne portò a casa promettenti 114mila. Le colpe? "Non abbiamo avuto il tempo di spiegare bene ai nostri elettori il significato dell'appoggio di Forza Italia - ripete ancora una volta l'imprenditore dalla sede del comitato di via Antonio Salandra - semplicemente, e torniamo a dirlo, Berlusconi ha capito che l'unica strada adesso sono le proposte che vengono fuori dai partiti, le proposte civiche. Lo stesso ha fatto a Napoli". 

Sarà, ma è difficile pensare il Cavaliere lontano da quel sistema politico tanto inviso alle forze anti sistema. Ed è altrettanto facile ipotizzare che sia proprio il suo appoggio ad aver allontanato dai cuori di Marchini una parte consistente di elettorato. Ma indietro non si torna, tanto vale guardare avanti. "Sarò in consiglio comunale a fare le pulci a chi governerà, daremo vita a luoghi di confronto, nuovi 'cantieri' dove riorganizzare la nostra forza". Perché quelli già tenuti in piedi in questi due anni e mezzo, gli stessi che garantivano strade alternative alla politica romana di correnti e 'magna magna', non hanno dato i frutti sperati. 

Insomma, tocca ripartire da zero, consapevoli che Raggi e Cinque Stelle hanno intercettato i voti del disagio, quelli dei giovani e delle periferie - "gli va riconosciuto" - ma forse più in chiave "anti Renzi e anti Pd" che non sulla base delle proposte per Roma. Mentre i "nuovi cantieri" di Marchini, alternativi all'alternativa grillina, "non saranno anti sistema". Più contenuti e meno slogan. Ed è proprio sulla base del programma raccontato in campagna elettorale che il leader, assicura, sceglierà al ballottaggio. Dove andrà quel 10 per cento di voti "di chi ama Roma"? 

"Vedremo in questi 15 giorni se uno dei due candidati aderirà o meno ai punti del nostro programma che consideriamo centrali per far ripartire questa città". Abbassamento dell'Irpef in seguito a una rinegoziazione del debito di Roma tramite emissioni di titoli di Stato, innalzamento dei salari minimi nel pubblico impiego, lotta all'evasione nelle metro con installazione dei tornelli di due metri, realizzazione del Senato civico già oggetto di una delibera rimasta nel cassetto. 

"Se dovesse emergere una convergenza su questi temi, per noi centrali, verrà da sè che i nostri elettori andranno a votare chi lo farà. Solo in quel caso potrò dare indicazioni sul da farsi". In quest'ottica Alfio Marchini potrebbe incontrare formalmente Raggi e Giachetti nei prossimi giorni, ma ci tiene ad allontanare lo spettro di "accordi e accordicchi". Nessun apparentamento, nessun assessorato già promesso a chi farà da garante di quei punti del programma. E almeno a parole rimanda al mittente chi ancora lo immagina erede del progetto berlusconiano. "Non c'è nessun testimone da passare, il suo è un modello unico e irreplicabile".


 

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