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Sabato, 20 Aprile 2024
Elezioni Comunali 2013

Comunali: le primarie Pd e le regole che azzerano i partecipanti

Duemilacinquecento firme tra gli iscritti o 140 tra i membri dell'assemblea. Dalla Prestipino all'ex ministro Bianchi monta la protesta contro le regole taglia candidati

Le primarie del Pd di Roma per la corsa al Campidoglio rischiano di non avere nessuno ai nastri di partenza. La previsione è nostra, e quindi - direte voi - vale quel che vale. Ma analizzando  quelle che sono le regole proposte dall'assemblea romana, risulta assai difficile pensare che Patrizia Prestipino, David Sassoli, Mario Adinolfi, l'ex  ministro Alessandro Bianchi (questi i nomi ufficiali ad oggi) riescano a soddisfare i criteri di ingresso. Parliamo in pratica delle 2500 firme tra gli iscritti al Pd romano o delle 140 sottoscrizioni tra i membri dell'assemblea capitolina del partito. Numeri alla mano parliamo delle firme del 20% degli iscritti o del 35% dei membri dell'assemblea.

Siamo esagerati nel dire che si rischiano primarie deserte? Raccontiamo quanto accaduto sabato alla Sala Umberto. Patrizia Prestipino, durante il lancio della sua campagna, ha tirato fuori la sua tessera chiedendo alla platea di 600 persone: "Alzi la mano chi di voi ha la tessera del Pd". Dei presenti a palesare l'iscrizione sono stati appena 15. In pratica, 600 persone appoggiano e applaudono la Prestipino, ma solo in 15 possono firmare per candidarla.

Amaro il commento dell'assessore provinciale: "Se neanche tra voi posso raccogliere le firme, come posso pensare di arrivare a soddisfare le regole? In un momento di antipolitica dilagante, è assurdo chiudere così alla partecipazione, dando l'impressione di voler chiudere nelle stanze del partito la scelta dei candidati".

Chiede semplicemente primarie aperte Mario Adinolfi, il quale "Mi auguro che le primarie siano primarie aperte: Bersani docet. Poteva scegliere di chiudersi nel fortino dell'interpretazione letterale dello statuto e invece ha scelto la strada dell'apertura e della partecipazione di più candidati. Il Pd romano ricalchi questa indicazione e basta a chi dice che non ci sono candidature autorevoli in campo: sono ufficialmente schierati ai nastri di partenza delle primarie un assessore provinciale, il capodelegazione a Strasburgo e uno dei sedici deputati eletti a Roma dal Pd. E' offensivo dire che siamo in attesa di candidature 'di peso'".

L'ex ministro Bianchi è duro: "La decisione sulle primarie presa dall'assemblea romana fa male al Pd e a Roma, perchè è l'esatto contrario di ciò che occorre per valorizzare capacità e competenze interne al Pd stesso e per dare un segnale di apertura alla società".

"Stabilire - continua - che per partecipare alle primarie si devono raccogliere 2500 firme di iscritti al Pd romano oppure quelle di 140 di membri della sua assemblea, significa rinchiudere le primarie nel recinto dei gruppi organizzati presenti al suo interno, escludendo chiunque non ne faccia parte. E' una decisione grave, che allontana ulteriormente dal voto quella larga fascia di elettorato di sinistra fortemente critica nei confronti dell'attuale sistema dei partiti e ancora incerta se votare o meno".

"Per quanto mi riguarda mi auguro che possa esserci un meditato ripensamento, ma anche nel caso mi fosse oggettivamente impedito di partecipare alle primarie, confermo la mia candidatura a sindaco di Roma e sarò presente nel confronto elettorale con una posizione ben radicata nel campo progressista". Nessun commento sulle regole, per ora, da parte di David Sassoli.


 

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