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Elezioni Comunali 2013

1993 - 2013, la destra romana uccisa dal virus berlusconiano

"Senza Berlusconi si perde", dicono in tanti. A Roma però c'era un partito che poteva fronteggiare ad armi pari la sinistra e che dal '93 ad oggi è stato distrutto proprio dal Cavaliere

Dal "a Roma voterei Fini" all'Alemanno sconsolato tra le braccia di Lucarelli. Vent'anni di cambiamenti nel corso dei quali la Destra del Movimento sociale si è riciclata, è stata sdoganata, si è sciolta-fusa-confusa con Forza Italia, finendo con portare in Campidoglio uno dei suoi 'soldati'. Una storia, quella di questo ventennio, in cui sono condensate le cause della sconfitta di Alemanno contro Marino. Una Destra missina che ha perso la propria anima, stuprata dal berlusconismo e incapace di continuare il lavoro messo in campo da Almirante che nel '93, con il 47% raccolto da Gianfranco Fini, portò ad un vero e proprio miracolo. "Quel giorno" ricordava sempre con orgoglio il compianto Buontempo, "sfiorammo la metà degli elettori con il solo simbolo della Fiamma".

C'era, in quel 47%, tanto lavoro sul campo, sui territori, nelle periferie. C'era un partito, discusso e discutibile, che lottava strada per strada per raccogliere elettori. C'erano  dei giovani in trincea, discussi e discutibili, capaci di imporre il loro carisma e di forgiare un modello in grado di guardare senza complessi d'inferiorità alla "gioiosa macchina da guerra" della sinistra. C'era un giovane barese trapiantato alla Balduina, discusso e discutibile, il quale con il suo lavoro sul territorio contribuì e non poco a quel successo. Era il 1993 ed oggi, dopo 20 anni, discussi e discutibili, non c'è più niente.

Ci sono tanti epifenomeni nella sconfitta di Alemanno. Il partito che lottava metro per metro è morto, seppellito da quel voto delle periferie romane dove lentamente era riuscito a radicarsi grazie al lavoro di quei giovani in trincea. Al posto del lavoro nelle periferie c'è un partito di capibastone che sposta i voti ora verso uno, ora verso l'altro candidato, portando in Europa, in Parlamento, in Regione o in Comune il proprio candidato. Ed ogni tornata elettorale si trasforma in un braccio di ferro in cui si devono pesare le forze (leggi fare eleggere il proprio cavallo) per dire poi di essere più forte dell'altro. Nasce proprio così Parentopoli, all'alba delle europee 2009, con il desiderio di mostrare i muscoli alle altre correnti e con un risultato dopato da assunzioni che oggi, di fatto, diventano una delle cause della sconfitta.

Peccato poi che i 'cavalli' prescelti siano stati negli anni sempre più mediocri, sempre meno pericolosi per quei giovani in trincea nel frattempo diventati adulti in Parlamento e capi preoccupati di non farsi superare dal rampollo di turno. E qui siamo al secondo epifenomeno. I capibastone sono da anni sempre gli stessi. Sono, appunto, quei giovani diventati adulti, che non hanno costruito un ricambio della classe dirigente, allevando una gioventù più simile ai berluscones che a loro, duri e puri diventati però nel frattempo borghesi berlusconizzati. Giovani incapaci di battere le periferie, di lottare strada per strada a caccia del singolo voto. Giovani più avvezzi ai 'Toga party' di Roma Nord che alle nottate trascorse a dormire in macchina, aspettando l'alba per ricominciare a volantinare. Così, quando c'è da lottare, quando serve la fanteria, in trincea ci sono i soliti soldati, più vecchi e molto imborghesiti, e lontani, lontanissimi dal contatto con il loro popolo.

"Il partito è disorganizzato e quando non c'è Berlusconi si perde", hanno detto in tanti. Un'analisi corretta che però non sottolinea come in realtà il virus berlusconiano sia la causa di questa sconfitta. Un virus iniettato nel '93, che ha dato effetti allucinogeni, che ha fatto vedere le stelle, che però, è inutile negarlo, ha distrutto e portato alla morte di quella Destra del miracolo 47% "con il solo simbolo della Fiamma". "Abbiamo perso, ma nessuno si illuda che spariremo", ha detto a caldo Alemanno, prima di abbandonarsi tra le braccia di Lucarelli. Per non sparire c'è da tornare in trincea e per farlo c'è da trovare un gruppo di giovani pronti a farlo. Il panorama non è dei migliori e la 'gioiosa macchina da guerra' appare irraggiungibile.

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