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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

INTERVISTA | Elezioni Roma Tre, Fiorucci: "Il mio sarà un governo democratico, collegiale e inclusivo"

Il 24 maggio le elezioni per il nuovo rettore dell’ateneo romano. Il direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione, Massimiliano Fiorucci, sfiderà il professore e consigliere comunale Giovanni Caudo

Imminente l’appuntamento elettorale all’Università Roma Tre. Il 24 maggio si voterà per eleggere il nuovo rettore che guiderà l’ateneo per i prossimi anni, dopo le dimissioni – avvenute due mesi fa – dell’ormai ex rettore Luca Pietromarchi, non senza polemiche. In campo, a contendersi la carica più alta del governo universitario, il professore Massimiliano Fiorucci, direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione, docente da 21 anni presso la terza università di Roma, e Giovanni Caudo, docente di urbanistica e consigliere comunale. Roma Today ha intervistato Massimiliano Fiorucci. 

Professor Fiorucci, come mai ha deciso di scendere in campo?

Perché mi è stato chiesto da molte persone, non credo ci si possa candidare da soli. Sollecitato da molti colleghi e colleghe che mi conoscono e che hanno apprezzato il mio lavoro. E poi perché penso di poter portare il mio patrimonio di esperienza come direttore di dipartimento, coordinatore di un dottorato, di un corso di laurea, e come presidente di una società scientifica nazionale. Oltre questo, le mie capacità di ascolto e di condivisione. 

Forti dissidi all'interno dell'ateneo e troppe anime dipartimentali. Pietromarchi si è dimesso con queste motivazioni. Quale sarà la sua ricetta per gestire gli equilibri?

Un governo democratico, collegiale e inclusivo dove il rettore deve diventare interprete delle esigenze comuni con l’ascolto di tutte le istanze e con una condivisione delle decisioni. E ancora un coinvolgimento costante degli organi di governo e con il contributo di una squadra. Il rettore è un po’ il regista dell’Università, deve avere cura delle dimensioni relazionali anche per favorire un clima di lavoro accogliente, confortevole, dove ognuno possa offrire il proprio contributo. È il momento di guardare al futuro e non al passato. 

Negli ultimi anni, due rettori si sono dimessi dall'incarico. Quali saranno i suoi punti di forza per resistere al governo di un ateneo che sembra tutt'altro che di facile gestione?

Un’attenzione articolata alla pluralità dell’Ateneo, alle sue diverse caratteristiche. È un ateneo solido che ha dimostrato anche recentemente di essere un’eccellenza nella ricerca, che fa un’ottima didattica e deve evitare un’interpretazione della figura rettorale come un uomo solo, ma come coordinatore di una squadra. Un coinvolgimento dell’ateneo, sgombrando il campo dall’idea di un rettore monarca che da solo può portare avanti una comunità così articolata e complessa. 

Cosa cambierebbe nell'Ateneo? 

Bisogna dare più forza alla dimensione internazionale e quindi anche individuando sia una figura a questo dedicata – un prorettore o una protettrice – rafforzando l’ufficio delle relazioni internazionali e l’ambito della ricerca. Poi dobbiamo fare uno sforzo di snellimento di alcuni processi burocratici. Tutta l’organizzazione deve essere finalizzata alle missioni principali dell’ateneo che sono la ricerca, la didattica e la ‘terza missione’. 

Se venisse eletto, quale sarebbe il rapporto con la popolazione studentesca?

I 32mila studenti - e quelli che poi verranno - sono il più grande patrimonio che Roma Tre ha a disposizione. Sono l’innovazione, sono il futuro, e quindi è necessario un confronto costante e un loro protagonismo più evidente. Sia offrendo loro una didattica di qualità, sia servizi ulteriori perché frequentare l’università non è solo prendere un titolo di studio, è un momento di vita e di partecipazione. Bisogna, pertanto, garantire una presenza attrattiva. Il confronto con gli studenti e con le rappresentanze studentesche è essenziale per acquisire un punto di vista che a volte è fondamentale per la vita stessa dell’Università. 

Lei è a capo del Dipartimento di Scienze della formazione. Ha l'appoggio della sola area umanistica o ha conquistato anche parte di quella scientifica?

In queste settimane ho parlato con tutti. Sia nell’area umanistica che nell’area scientifica c’è una convergenza sulla mia candidatura perché pur provenendo da un’area umanistica e governando un dipartimento così articolato e complesso con all’interno tante anime, anche di tipo scientifico, ho cercato di interpretare le esigenze – sia per la didattica che per la ricerca – di questi due ambiti. C’è un sostegno trasversale. 

La prima iniziativa da rettore, cosa sarà?

La prima iniziativa sarà celebrare i 30 anni del nostro Ateneo, nato nel 1992, e all’interno dell’iniziativa - che si configura come un momento di bilancio ma anche di rilancio - fare uno sforzo per rinforzare anche la capacità comunicativa del nostro ateneo. In questi mesi siamo stati oggetto, spesso, di una campagna diffamatoria. Dobbiamo invece far conoscere le straordinarie potenzialità che Roma Tre ha, iniziando dai risultati della ricerca scientifica che ci pongono a un livello di eccellenza nazionale e internazionale. Rilanciare l’immagine di Roma Tre. 

Vuole aggiungere altro?

Questa campagna elettorale, breve ma intensa, è stata un percorso entusiasmante. Mi ha consentito di conoscere in profondità molti aspetti e questo ha arricchito la mia proposta programmatica e consentirà il coinvolgimento di tutti. Bisogna ricostruire un clima di serenità per concentrarci non sulle polemiche giornalistiche ma sulla nostra mission e sul ruolo dell’università come strumento di crescita, culturale, civile e sociale. 
 

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