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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Elezioni regionali: il Pd Lazio difende il campo largo e chiede al Nazareno un passo indietro

La direzione locale ha dato mandato al segretario Astorre e ai suoi vice Foschi e Battisti di sondare il terreno con M5S e Azione e tenere fuori le beghe tra Letta, Conte e Calenda

"Dal Nazareno stiano al posto loro, al campo largo ci pensiamo noi". E' questo il senso, in estrema sintesi, della direzione regionale del Pd che è andata in scena l'11 ottobre e nella quale si sono gettate le basi del lavoro politico da fare in vista delle elezioni. Arrivare al voto con un'alleanza ampia non sarà facile, ma se ci sono delle possibilità nessuno vuole che si sprechino per andare dietro alle beghe nazionali. 

I dem del Lazio "proteggono" il campo largo dai battibecchi nazionali

La rottura tra il segretario Enrico Letta e il capo politico del M5S Giuseppe Conte a livello nazionale, condita da quotidiani battibecchi e accuse reciproche, non può inficiare il lavoro che da oltre un anno alla Pisana è stato fatto per portare a termine, senza sussulti, la consiliatura e preparare il terreno a una difficile ma non impossibile conquista - per la terza volta consecutiva - del governo del Lazio.

Astorre e la segreteria regionale a lavoro per sondare M5S e Azione

E' un pensiero promosso in particolare da Marco Miccoli, uno dei più apertamente critici nei confronti del partito già molto prima della debacle alle politiche diffusamente condiviso nel Pd laziale, tanto che il segretario Bruno Astorre ha fatto suo il concetto in una relazione approvata all'unanimità. Il lavoro iniziato dalla direzione è una conferma della volontà di perseguire un obiettivo senza condizionamenti "esterni". Astorre e i suoi vice Enzo Foschi e Sara Battisti, come fa sapere l'agenzia Dire, si sono messi all'opera per sondare il terreno e capire quante possibilità ci siano di mantenere il campo largo con Cinquestelle e Azione di Calenda. 

Calenda contro Gualtieri, ma la Regione è un'altra cosa

Carlo Calenda che a livello cittadino non risparmia bordate al sindaco Roberto Gualtieri. Se in assemblea capitolina l'approccio dei suoi consiglieri non è duro come quello dei colleghi pentastellati e di centrodestra, al di fuori il leader di Azione ciclicamente accusa il primo cittadino di non essere un amministratore adeguato:  q"E' questa la rinascita di cui parlavi?" scriveva su Twitter rivolgendosi a Gualtieri a fine settembre, durante un tour del degrado in zona Flaminio. Ma da mesi i componenti del Terzo Polo (Grippo e Tidei, rispettivamente Azione e Italia Viva) fanno parte stabilmente della maggioranza. E anche in questo caso separare le beghe romane con quelle laziali sarà, per il Pd e non solo, opportuno. 

Nessuna possibilità di temporeggiamento da parte di Zingaretti

C'è addirittura chi (Monica Cirinnà) ha chiesto a Nicola Zingaretti (presente, ma silente, alla direzione) di temporeggiare e non dimettersi troppo presto per dare tempo ai "campolarghisti" di portare a casa il risultato. Ma così non sarà, il neodeputato lascerà l'incarico come previsto tra la fine di ottobre e inizio novembre, passando il testimone al vice Daniele Leodori. 

Per il M5S capitolino il campo largo non è un dogma: "Prima il programma"

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