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Nel Pd la corrente di AreaDem resiste e fa il pieno in provincia. Ciarla domina Roma

Sotto le previsioni Valeriani, assessore uscente: portato da almeno 8 consiglieri capitolini e almeno 4 presidenti di municipio, è stato staccato di oltre 2mila preferenze dalla franceschiniana Droghei

Accordi, decine di eventi a settimana, selfie e post social. Ad ogni elezione il rituale è sempre lo stesso, per ogni candidato di ogni partito, soprattutto per chi ha la responsabilità di portare voti alla squadra e l'ambizione di ottenere la poltrona. A Roma, poi, la sfida non è mai solo tra partiti diversi ma anche tra correnti interne. E nel Pd questo concetto viene portato alla sublimazione. C'è poco da girarci intorno: la sfida, una volta rassegnati sulla sconfitta, era tra l'area del deputato Claudio Mancini e quella di Dario Franceschini, che nel Lazio è rappresentato dal segretario regionale Bruno Astorre. Da una parte il ticket Mario Ciarla-Eleonora Mattia, dall'altra quello composto da Daniele Leodori ed Emanuela Droghei. Chi l'ha spuntata? 

La resa dei conti nel Pd: Mancini vs Astorre 

Un mese fa la sensazione che nel Pd si pensasse più a fare la conta dei voti che a dare una mano ad Alessio D'Amato era abbastanza netta. In assemblea capitolina si consumava lo scontro tra ex zingarettiani e franceschiniani da una parte, manciniani dall'altra con gli ormai ex giovani turchi in mezzo. La corsa alle preferenze e a farsi vedere agli eventi di questo o l'altro candidato ha anche bloccato i lavori in aula Giulio Cesare. L'obiettivo, neanche troppo nascosto, da parte del deputato ed ex tesoriere del Pd Roma, Claudio Mancini, era quello di impartire una sonora lezione politica al senatore Bruno Astorre. Così, però, non è stato. 

Cosa è successo nel 2021: Ciarla porta 14mila voti ai "suoi"

A ottobre 2021 Mario Ciarla, allora presidente di Arsial, con il sostegno di Claudio Mancini e in parte di Nicola Zingaretti - frutto di un accordo decaduto pochi mesi dopo - riuscì a portare oltre 14.000 preferenze all'accoppiata Sabrina Alfonsi-Maurizio Veloccia, i migliori della coalizione di centrosinistra, poi entrambi nominati assessori da Roberto Gualtieri con le deleghe, rispettivamente, a rifiuti e urbanistica. AreaDem fece entrare in consiglio capitolino Antonio Stampete, Andrea Alemanni e Svetlana Celli, in totale circa 9.000 preferenze e la nomina di quest'ultima a presidente dell'assemblea. Base Riformista (cioè l'ex deputata Patrizia Prestipino), prima di sciogliersi gradualmente e confluire nell'area di Mancini piazzò Mariano Angelucci (quasi 2.300 preferenze). Questa dote di voti, alle Regionali, come si è tradotta? 

AreaDem alle Regionali spopola in provincia: Leodori disinnesca Vincenzi

Di sicuro l'accoppiata Leodori-Droghei è andata ben oltre le aspettative, soprattutto l'ex assessore al sociale di Ostia e caposegreteria dell'ormai fu vicepresidente della Regione. In totale ha conquistato oltre 17.000 preferenze, non solo a Roma. A Guidonia Montecelio, per esempio, la franceschiniana si è attestata come terza con oltre 680 preferenze, dietro a Leodori e Mattia, prima di Ciarla. Ad Albano Laziale si è piazzata seconda dietro Leodori. Quest'ultimo ha indubbiamente fatto incetta di preferenze fuori dalla Capitale, disinnescando la mossa di Mancini che è riuscito a portarsi dietro Marco Vincenzi, per 9 anni sindaco di Tivoli, per 5 consigliere provinciale e altri 5 assessore. Ed è nella cittadina tiburtina che, come prevedibile, il fresco vicecommissario al Giubileo 2025 ha portato circa 1.100 preferenze al duo Ciarla-Mattia, con la seconda avanti di 5 voti. Ma solo lì. 

Ciarla comanda a Roma doppiando AreaDem

Di sicuro a Roma i manifesti elettorali, le pubblicità sui mezzi pubblici, l'operosità di assessori comunali (Veloccia, Alfonsi, Zevi, Onorato), del Sindaco stesso, della fresca consulente di Città Metropolitana Patrizia Prestipino e di decine di amministratori municipali (i minisindaci Bonaccorsi, Del Bello, Umberti, Tomassetti, Lanzi, Di Salvo su tutti) hanno sortito l'effetto voluto: Mario Ciarla ha stravinto la gara. Almeno quella sull'accoppiata di AreaDem. L'ex presidente Arsial ha racimolato 12.348 preferenze, il doppio o quasi di Daniele Leodori, con Emanuela Droghei che ha fatto meglio del suo ex capo (quasi 7.800 preferenze ottenute, uno scarto superiore a 1.000). Eleonora Mattia, consigliera uscente, si è fermata al terzo posto, sotto Massimiliano Valeriani. 

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Valeriani fa meno del previsto: "mancano" circa 4mila preferenze

E su Valeriani va fatto un discorso a parte. L'assessore a urbanistica, rifiuti e politiche abitative uscente su Roma ha goduto del supporto di 8 consiglieri capitolini (Trombetti, Alemanni, Fermariello, Baglio, Palmieri, Michetelli, Zannola, Pappatà) di un assessore comunale (Patanè), ovviamente dell'ex governatore del Lazio e neodeputato Nicola Zingaretti e di almeno quattro presidenti di municipio (Marchionne, Laddaga, Caliste e Falconi), finendo secondo con 11.100 voti, dopo Ciarla. Il che significa che in provincia, nonostante cinque anni al governo della Regione, Valeriani ha ottenuto solamente 3.800 preferenze. Anche su Roma, in ogni caso, i conti sembrano non tornare: al netto dell'astensionismo e della carenza di affezione nei confronti del Pd, i consiglieri comunali avrebbero "dovuto" portare in dote all'incirca 15.000 preferenze. Ballano, a spanne, quasi 4.000 voti tra quelli effettivamente presi e quelli che avrebbe potuto prendere. 

La sfida finisce pari, ma è solo l'andata aspettando il congresso

Alla fine dei giochi, se stessimo analizzando una partita di calcio, potremmo dire che la sfida tra AreaDem e manciniani è finita con un pareggio, ma i primi hanno saputo imbrigliare le folate offensive degli avversari, rischiando anche di fare un gol a tempo scaduto. Di lezioni di gioco, in questo caso politiche, non ne sono state impartite. In attesa del ritorno, che sarà il congresso. AreaDem sostiene convintamente l'outsider Elly Schlein, Claudio Mancini il governatore Stefano Bonaccini. 

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