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Regionali, il Conte progressista è dimezzato e ancora senza il nome forte promesso

Il leader del M5S ha perso Smeriglio e Bonelli. Forse il 17 dicembre a Spinaceto verrà annunciato il candidato: un civico proveniente dall'ambientalismo o dal sociale

A fine ottobre a The Post Internazionale Giuseppe Conte aveva annunciato di avere una carta buona nella manica, magari non proprio un asso, ma un programma e una candidatura per fare uno scherzo al Pd in vista delle elezioni regionali del Lazio, che si terranno il 12 e il 13 febbraio. Ad oggi, però, ancora tutto tace. I nomi di Stefano Fassina e Ignazio Marino sono stati messi da parte quasi subito e liquidati come voci incontrollate, quelli delle giornaliste Bianca Berlinguer e Luisella Costamagna sono uno spiffero dalla Pisana. C'è poi una questione più ampia: quella che doveva essere un'alleanza progressista è diventata una mini-coalizione: i Verdi di Bonelli e Sinistra Civica Ecologista si sono girati nuovamente verso il Pd lasciando il fronte della sinistra. 

La difficile opera di ricucitura dell'alleanza Pd-M5S

I tentativi di chiudere un difficile patto tra Pd e M5S sono andati avanti parecchio, anche dopo che tutti davano per morta l'alleanza. Dopo il lancio della candidatura dell'assessore alla sanità Alessio D'Amato, scelto dalla direzione regionale dem su indicazione del segretario nazionale Enrico Letta, appoggiato da Carlo Calenda e Matteo Renzi. Anche dopo gli strali di Giuseppe Conte che ha rinfacciato al Pd di averlo imbrogliato infilando il termovalorizzatore di Roma nel DL Aiuti la scorsa estate, con la spaccatura della maggioranza e conseguente caduta del governo Draghi. 

Da tutti a nessuno: smerigliani e Sinistra Italiana mollano Conte

Ad un certo punto sembrava che, tranne Roma Futura, il blocco della sinistra ambientalista extra Pd potesse unirsi al M5S girando le spalle al Pd e a D'Amato: Bonelli ci ha pensato, gli "smerigliani" che hanno le redini di SCE, erano divisi tra una corsa solitaria e la prospettiva di un'alleanza giallo-rossa. Alla fine con l'avvocato pugliese, due volte presidente del Consiglio, sono rimasti i fassiniani e dintorni del Coordinamento 2050 e sono passati quelli di Sinistra Italiana, con Nicola Fratoianni che nel Lazio ha rotto l'alleanza con i Verdi. Una mini-coalizione senza candidato. 

Regionali, Giuseppe Conte non convince la sinistra. Gli smerigliani scelgono D'Amato

I nomi in ballo: Fassina e Marino "bruciati", ecco Berlinguer e Costamagna

Di nomi ne sono usciti diversi, da ottobre ad oggi: il professore universitario Livio De Santoli, l'ex dem Ignazio Marino, lo stesso Stefano Fassina. Adesso due giornaliste: Luisella Costamagna di "Agorà" e Bianca Berlinguer di "Carta Bianca". La prima era stata già avvicinata nel 2019, ma rifiutò una candidatura. La seconda, come risulta a RomaToday, per qualche giorno ha figurato nella rosa dei nomi che una parte del Pd laziale tentava di sottoporre a Conte per strappare un'alleanza, subito prima che quest'ultimo tagliasse i ponti pubblicamente. Chissà che qualcuno non abbia preso spunto riproponendo l'opzione di recente. Forse sabato 17 dicembre, durante un evento pubblico a Spinaceto organizzato dal Coordinamento 2050, alla presenza di Conte e di una parte della società civile regionale (dalla Cgil ad Arci), si avranno notizie. 

Fassina: "La colpa è del Pd, non si possono fare alleanze poco credibili da finti ambientalisti"

Uno che non risparmia critiche è sicuramente Stefano Fassina. Per lui, ex consigliere comunale e deputato, viceministro dell'Economia con Letta al governo, le responsabilità della situazione attuale sono chiare: "Nel Lazio c'è chi ha pensato di essere più furbo degli altri - accusa - e dopo l'approvazione di un piano regionale dei rifiuti, si è fatto inserire l'inceneritore in un decreto, con l'appoggio di Lega e FdI in consiglio dei ministri, contro il parere di una forza politica che era in maggioranza. Non esistono altri casi del genere. Gualtieri in campagna elettorale aveva parlato di rinnovabili e sostenibilità. Ma se qualcuno avesse fatto al Pd quello che è stato fatto al M5S, come avrebbero reagito?". Per Fassina "essere arrivati al 16 dicembre senza un nome, con le liste da consegnare a gennaio - continua a RomaToday - è la conseguenza di un tentativo strenuo, da parte nostra e del M5S, di trovare una soluzione unitaria. Se avessimo fatto un nome nelle scorse settimane, avremmo reso le cose più difficili. Bonelli fa gli appelli, ma per cosa? Per una coalizione di ceti politici non credibili, che parlano di ambientalismo e poi mettono l'inceneritore sui manifesti elettorali, come qualche candidato sta già facendo in giro per Roma? Non si stupissero se la gente non va a votare o comunque non li vota, se non si è credibili questo succede". 

L'INTERVISTA DI OTTORE | Fassina: "Serve un'alleanza di sinistra con il M5S. Candidarmi nel Lazio? Non ci penso"

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