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Stefàno, il dissidente grillino si sfila dalla campagna elettorale: "Non mi ricandido" e torna all'attacco del M5s

Enrico Stefàno elenca i motivi che l'hanno portato alla scelta di "farsi da parte" in un M5s che non riconosce più

La ricandidatura della Sindaca, é stata benedetta da Giuseppe Conte. Il gotha pentastellato, preoccupato dall’ipotesi di una scissione, ha formalizzato la propria decisione. Per il Campidoglio si punta sul Raggi Bis. Significa che linea dei grillini dissidenti non è passata. Ed Enrico Stefàno ne trae le conseguenze.

Un anno di tensioni

“Mi faccio da parte” ha dichiarato in un lungo post il presidente della commissione Mobilità di Roma Capitale. Giunto al secondo mandato, Stefàno nel corso dell'ultimo anno aveva più volte apertamente contestato le scelte della Sindaca. Dalle aperture delle Zone a traffico limitato, all'intenzione di rivedere il progetto della nuova viabilità di San Giovanni. Un anno di tensioni, anche sulla linea di comunicazione massimalista e poco veritiera scelta da Raggi, che aveva portato il consigliere capitolino a chiedere un ripensamento sull'automatica ricandidatura di Raggi. “Spiace - ha premesso Stefàno - che la nostra proposta non è stata bocciata, ma semplicemente è rimasta inascoltata”. Gli “stati generali” del M5s non si sono tenuti. E l’investitura dall’alto ha finito per seppellire, una volta per tutte, il mantra dell’ “uno conta uno”, vecchio ed ormai vuoto slogan elettorale del movimento cinque stelle.

L'assenza di autocritica

D'altra parte le critiche sul percorso sin qui portato avanti da chi veste in Campidoglio la fascia tricolore, sono nei fatti. “Per la prima volta nella storia, un Sindaco ha perso 5 Municipi, formalmente 5 consiglieri, ma in realtà molti di più, ed ha cambiato assessori non si sa quante volte” ha ricordato Stefàno che, anche per questo, auspicava un passo indietro o almeno una riflessione. Perché “Abbiamo raggiunto risultati, ma abbiamo anche commesso tantissimi errori”. Ma senza una serena autocritica, il rischio della reiterazione resta elevato.

Una campagna elettorale da guerriglia

Nel corso degli ultimi mesi, uscendo allo scoperto insieme ai vari dissidenti capitolini, Stefàno aveva suggerito di puntare su un’alleanza progressista, in grado di coinvolgere il PD. Proposito ribadito anche di recente, ma naufragato in un clima elettorale “da guerriglia” che “porterà a buttare tutto quanto fatto dal predecessore, anche gli aspetti positivi”. Una campagna elettorale condotta sui social che sono anche una cartina di tornasole, per Stefàno, della strada imboccata dal M5s romano. Perchè, oltre che puntare sulla sistematica “denigrazione dell’avversario” - ha sottolineato Stefàno - “Comandano i post su Facebook, i like dei fan, le conferenze stampa e gli annunci prima dei passaggi nelle sedi istituzionali”.

La politica sui social

Annunci peraltro conditi con toni enfatici, con promesse che ogni volta evocano “una rivoluzione” ed uno “storico passaggio”.Ma che, troppo spesso, hanno finito per trasformarsi in un boomerang per l’amministrazione, incapace di dare seguito alle aspettative create. E’ il caso del corridoio della mobilità, i cui filobus ormai da un anno giacciono inerti nel deposito, ma anche dei bandi per le potature, attesi per anni, solo per fare un paio di esempi.

La proposta inascoltata dell'alleanza progressista

“Mi sarebbe piaciuto avviare un dialogo, un confronto, con le altre forze politiche mettendo al centro il futuro della città di Roma. Perché la fase che stiamo vivendo, tra pandemia, crisi economica e sociale, recovery fund è una nuova fase costituente che richiede lo sforzo di tutti” ha sottolineato Stefàno. Ed invece  “vade retro accordi al primo turno, dove si potrebbe parlare di città e di proposte, e apertura invece ad un accordo al secondo turno, dove inevitabilmente si “gioca” al ribasso e ci si mette d’accordo al più su qualche poltroncina”.

I sassolini nelle scarpe fanno male. Ed il presidente della commissione Mobilità dimostra di volersene liberare una volta per tutte. Mettendo in fila le ragioni che l'hanno portato a contestare le scelte del M5s. Ed annunciando, a questo punto in maniera definitva, la scelta di farsi da parte.

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