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Dopo le dimissioni di Michetti Calenda ci ripensa : “Resto consigliere per non dare impressione sbagliata”

Il leader di Azione resta in Aula Giulio Cesare, con l'intenzione di verificare se è possibile conciliare l'impegno in Campidoglio con quello a Bruxelles

Le dimissioni di Enrico Michetti hanno avuto effetti anche tra i banchi della Lista Calenda. Al punto da spingere l’altro candidato sindaco, uscito sconfitto dalla tornata elettorale, a tornare sui propri passi.

Calenda resta in Aula

"Io rimango consigliere comunale perché non voglio dare l'impressione ai romani di non occuparmi direttamente di Roma, nonostante io avessi detto 'se non divento sindaco mi dimetto” ha dichiarato Carlo Calenda intervenendo a L’aria che tira, su La7. L’ex ministro, all’indomani delle elezioni, aveva annunciato l’intenzione di rinunciare alla carica di consigliere comunale, attirandosi le critiche del centrodestra e, soprattutto, di Fratelli d’Italia.

Il caso Michetti

Poi il partito di Giorgia Meloni ha dovuto subire la defezione del “Tribuno” Michetti che ha annunciato la decisione “personale e non concordata con alcuno” ha precisato Rampelli (FdI) di lasciare l’assemblea capitolina. Tra le proteste degli stessi alleati che ne avevano sostenuto la candidatura.

Calenda non vuole quindi passare per una persona che abbia utilizzato Roma come una sorta di vetrina. E per questo, nonostante continui a ripetere che lo aveva già annunciato durante la campagna elettorale, resterà al momento in Aula Giulio Cesare, a guidare la sua lista dai banchi dell’opposizione. “Però verificherò, perché la prossima settimana sono a Bruxelles, quella dopo sono a Strasburgo”.

Chi sostituirebbe Calenda

L’ex ministro quindi resta in Aula Giulio Cesare, per valutare se i due incarichi, quello all’Europarlamento e quello in consiglio comunale siano gestibili. “. È molto difficile conciliare i due impegni, fino a oggi i politici se ne fregavano, non ci andavano e rimanevano: io invece ho un ragazzo bravissimo che ha coordinato tutto il programma e che se io mi dimetto, entra”. Si tratta di Francesco Carpano che con i suoi 1474 voti è risultato il primo dei non eletti. “Per lui quello sarebbe il 100% del tempo e del lavoro, per me  - ha ammesso Calenda - non lo potrà essere. I romani lo capiranno”. La decisione, comunque, non è ancora stata presa. E tra le cinque surroghe (Michetti più i quattro consiglieri di centrosinistra nominati assessori) non c’è quella del leader di Azione.


 

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