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Elezioni, a Roma l'effetto Conte non paga. Il M5s divorzia dalle periferie

Debacle dei pentastellati a Roma: oltre a non ottenere alcun collegio, le percentuali di voto si sono abbassate nettamente anche nelle zone che nel 2018 erano considerate fortini

Il centrodestra domina anche nella Capitale. All’indomani delle elezioni, Roma si sveglia osservando uno scenario estremamente diverso da quello che si era delineato al termine dell’ultima tornata elettorale, quella del 2018, non soltanto per il boom di Fratelli d’Italia ma anche - soprattutto - per i risultati ottenuti dal Movimento 5 Stelle. Il partito di Virginia Raggi, sindaca di Roma dal 2016 al 2021, non ha ottenuto alcun collegio, e le percentuali di voto sono rimaste ben al di sotto di quelle del 2018.

Nell’analizzare la mappa del voto della Capitale, la prima differenza da sottolineare è che nel 2018 i collegi uninominali erano 11 contro i 7 del 2022, e che la suddivisione del territorio oggi è più ampia e raggruppa più aree e Municipi. Fatta questa premessa, balza agli occhi come le zone che nel 2018 si erano rivelate fortini del Movimento 5 Stelle oggi abbiano cambiato natura. Se nel centro storico i risultati ottenuti non stupiscono troppo (nel 2018 i pentastellati avevano ottenuto poco più del 17% dei voti, una percentuale molto bassa rispetto al resto della città, e oggi si sono fermati al 9%), spostandosi verso le periferie è evidente come l'effetto Conte non abbia pagato, contrariamente a quanto accaduto al Sud.

A Roma Est, in particolare, il tracollo è evidente, proprio alla luce dell'importanza che questo territorio ha rivestito per il Movimento 5 Stelle quattro anni fa. Nel collegio 3 - che aggrega i Municipi V e VI - i pentastellati hanno ottenuto infatti poco più di 31.349 voti, pari al 17,72%. Nel 2018 i voti nel collegio 5 Torre Angela (in cui rientravano tra gli altri Tiburtino, Prenestino-Labicano, Borghesiana, Centocelle, Alessandrino, Torre Spaccata) i voti erano stati 53.960, una percentuale schiacciante del 36,08%. L'ex premier delle ore più buie della pandemia da Covid-19, quello che ha provato a ricompattare i Cinque Stelle dopo la scissione interna, è riuscito a tenere città chiave come Napoli, a Roma non ha retto neppure nei quartieri in cui il movimento aveva dominato.

Muovendosi verso sud-est e prendendo in considerazione i risultati ottenuti nel collegio 4 (composto dai territori dei Municipi VII e VIII), qui il Movimento 5 Stelle ha sfiorato i 26.000 voti, una percentuale del 14,41%. Nel 2018 in quello che era il collegio 6, più piccolo e comprendente i territori di Appio-Claudio, Don Bosco e Torre Maura, i voti per i pentastellati erano stati 35.816 con una percentuale del 31,54%. 

Spostandosi ancora più a sud e prendendo in considerazione i risultati del 2022 nel collegio 5, che accorpa i territori dei Municipi IX e X e del Comune di Pomezia (dall’Eur, insomma, toccando Torrino e Cecchignola e arrivando sino a Ostia), il Movimento 5 Stelle si è portato a casa 28.251 voti e una percentuale del 15,95; nel 2018 in una porzione più piccola dello stesso territorio (dall’allora collegio 7 erano escluse Casal Palocco, Acilia, Ponte Galeria, Castel Fusano e Castel Porziano) i pentastellati avevano stravinto ottenendo 37.523 voti e una percentuale del 37,25%.

Muovendosi ancora verso il quadrante ovest e osservando i risultati ottenuti nel collegio 6, che accorpa le aree dei Municipi XI e XII e include i quartieri di Monteverde, Portuense e Gianicolense, i romani hanno dato al Movimento 17.229 voti (13,40%), nel 2018 nei collegi 10 e 11 - equivalente territoriale con l’esclusione di Primavalle - i pentastellati avevano ottenuti rispettivamente 34.738 voti e una percentuale del 26,68% e 37.836 voti e una percentuale del 33,56%. 

Un tracollo annunciato dalle comunali

Lo scenario che si delinea all'indomani dal voto rispecchia, in proporzioni più ampie, l’erosione del favore di cui il Movimento 5 Stelle godeva a Roma che già si era delineata alle ultime comunali. Nel 2021 la sindaca uscente Virginia Raggi era arrivata quarta, dietro Michetti e Gualtieri e persino dietro Carlo Calenda. A bocciarla anche in questo caso le periferie, lei che si era sempre presentata proprio come “sindaca delle periferie”: se alle comunali del 2016 era stato il voto delle periferie a premiarla, nel 2021 l’hanno lasciata affondare.

Tanto per fare qualche esempio: nel IV, municipio di San Basilio, nel 2016 Raggi raccoglieva 32.311, il M5s 29.240. Cinque anni dopo i voti complessivi della sindaca uscente erano 15.916. Nel VI municipio, quello di Tor Bella Monaca, nel 2016 i voti di Raggi erano 41.899, quelli del M5s 39.117. Cinque anni dopo i voti per la sindaca sono risultati dimezzati, ovvero 20.436, quelli del M5s quattro volte meno, ovvero 11.411, compensati solo in parte dalle civiche. 

Nel X municipio infine, Ostia,  i voti a Raggi nel 2016 furono 42.538, per il M5s 38.622. Cinque anni dopo la sindaca si è fermata a 20.757, il M5s a 12.287.

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