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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Elezioni Roma 2021, nel centrosinistra per il dopo Raggi manovre nel silenzio. Chi ci spera, chi dice no: i nomi in ballo

Manca un anno e mezzo alle urne e per molti parlarne "è prematuro". Ma qualche nome già circola, ecco i più gettonati

Cosa si muove nel centrosinistra in vista delle elezioni amministrative romane del 2021? Manca un anno e mezzo, un'era geologica per i tempi della politica attuale, ma ciò nonostante le varie anime della coalizione, in particolare all'interno del Partito Democratico, sono già in movimento per provare a guadagnare terreno. "Fare nomi adesso è un po' come uccidere il bambino in culla" è il ritornello più gettonato. Eppure, dietro il doveroso ermetismo, qualcosa si muove. 

Un profilo circola più di altri ed è quello di Roberto Morassut, attuale sottosegretario all'Ambiente, assessore all'Urbanistica sotto Veltroni. Già sfidante di Roberto Giachetti alle primarie nel 2016, è il classico uomo, come si dice, "buono per tutte le stagioni". Una sicurezza, a sinistra, figlia di grandi padri quali Walter Veltroni e Goffredo Bettini, deus ex machina della politica romana, e non solo, che abbiamo visto all'opera nel tessere la trama dell'alleanza Pd-M5s a palazzo Chigi. Da parte sua, Morassut non ha mai smentito. Tutt'altro. 

Il "profilo più adeguato"

Nei suoi numerosi interventi stampa, quelli dedicati al futuro della "sua" Capitale, rispolvera il concetto di "riformismo civico per Roma", già espresso in passato ma oggi tornato più che mai attuale. Politica più civismo in una grande alleanza che a sinistra vada dai più radicali a, perché no, pure ai Cinque Stelle. "Roma si può riformare solo mettendo in circolo le energie migliori, con una spinta dal basso che sostenga un’azione riformatrice" ha scritto e dichiarato. Senza contare le tante uscite pubbliche sulla città da ex vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato di degrado delle periferie. Poltrona che gli ha dato modo attaccare in più occasioni l'operato della sindaca Virginia Raggi. In linea generale è considerato, almeno per il momento, il miglior profilo, "il più adeguato", specie da chi è convinto che per riprendersi Roma si debba mettere necessariamente in campo un nome di rilievo nazionale.

L'ex ministro liberal 

Accanto al suo, di nazionali di peso, c'è quello di Carlo Calenda. Outsider fuoriuscito a settembre dal Partito democratico, in aperta polemica con il nuovo esecutivo giallorosso, e fondatore di recente del partito Azione, ha speso più di una volta critiche molto dure all'amministrazione 5 Stelle romana. Della sindaca ha detto in più occasioni, anche ai nostri taccuini, che "non è capace" e addirittura che avrebbe presentato per Roma una richiesta di Commissariamento diretta al Prefetto. Su una sua ipotetica candidatura ha detto che "in questo momento" si sta occupando di "altro a livello nazionale". In questo momento, poi, chissà. Se è vero infatti che all'interno del Partito democratico non è ben visto, potrebbe funzionare come espressione di quella spalla civica che il Pd per puntare davvero al Campidoglio dovrà necessariamente cercare. 

L'anti Raggi

Meno in vista ma certo nota in ambito romano è la consigliera regionale Michela Di Biase, conosciuta sì per l'attività politica (eletta in Comune nel 2013) ma anche perché moglie del ministro dem Dario Franceschini, suo sponsor numero uno. Classe '80, già lady preferenze in Campidoglio, ha fatto da capogruppo una ferrea opposizione ai Cinque Stelle, disegnandosi intorno il ruolo di anti Raggi. Ora il quadro è un po' cambiato, al governo Pd e grillini vanno insieme e il marito è tra i principali supporter dell'alleanza giallorossa. Una spinta di Di Biase non potrà che dipenderà, anche, dalla permanenza dei due alleati al governo. 

I nomi dal territorio 

Altro nome che circola è quello di Giovanni Caudo. Presidente del III municipio, ex assessore all'Urbanistica dell'era Marino, rappresenta l'ala civica che attira a sé anche l'ala di sinistra-sinistra. Ha dalla sua la vittoria sul territorio di Montesacro con un esperimento di larga coalizione a sinistra che potrebbe ripetersi, e che ha avuto anche il doppione vincente in municipio VIII dove ha vinto Amedeo Ciaccheri. Sempre pescando tra i minisindaci, ultimi baluardi di un centrosinistra che a Roma dopo Marino ha visto i suoi momenti più neri, gira anche il nome di Sabrina Alfonsi, presidente del municipio Centro storico. A lei piacerebbe, non è un mistero per nessuno, e il piglio non le manca. Resta però espressione della sinistra "chiusa nel palazzo", lontana da quella periferia che invece va assolutamente riconquistata. 

Cosa faranno i renziani

Quale ruolo giocheranno invece su Roma i renziani di Italia Viva, o gli ex renziani rimasti a far da sentinella nel partito democratico, è tutto da chiarire. Uniche suggestioni uscite oggi riguardano il candidato per il collegio uninominale Roma 1, rimasto vacante dalle dimissioni di Paolo Gentiloni nel frattempo nominato Commissario europeo per l'economia. Qui 160mila romani saranno chiamati al voto in primavera, e i renziani hanno già fatto capire che la designazione del candidato da parte del Pd non è scontata. Tre i nomi, rigorosamente civici, fuori dalla politica e popolari a Roma, lanciati non senza un intento provocatorio di fondo: le attrici Sabrina Ferilli e Claudia Gerini e la cantante Paola Turci (che ha smentito di essere mai stata contattata). Suggestioni, appunto, buone però a lanciare il messaggio: Renzi dalla partita romana non resterà fuori.
 

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