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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Che cosa sono gli "egato", i nuovi enti che gestiranno i rifiuti del Lazio

Tutto sulla proposta di legge che sta facendo litigare la maggioranza in Regione. Al via la discussione in Consiglio a partire dal 4 luglio

Il presidente Zingaretti accelera sugli egato, gli enti di gestione integrata che si occuperanno del ciclo rifiuti nel Lazio. La proposta di legge per istituirli, licenziata dalla giunta lo scorso aprile, sarebbe dovuta passare dall'ok in commissione Bilancio, ma dato lo stallo che la blocca da mesi tra centinaia di emendamenti e diverse visioni all'interno della sua stessa maggioranza, il governatore ha scritto una lettera al presidente dell'aula Marco Vincenzi, attivando la procedura d'urgenza. La legge andrà direttamente in Consiglio regionale per la discussione finale, a partire da lunedì 4 luglio. Ma vediamo nel dettaglio cosa sono gli egato, cosa prevede la proposta di legge, quali sono le implicazioni nella gestione dei rifiuti e quali sono i nodi ancora da sciogliere. 

Cosa sono gli egato

Il piano rifiuti regionale del 2020 ha istituito gli ato, ambiti territoriali ottimali, dei perimetri geografici corrispondenti alle cinque province del Lazio (Frosinone, Viterbo, Rieti, Latina, Città metropolitana di Roma), all'interno dei quali è fatto obbligo di chiudere il ciclo di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Lo stesso piano prevedeva però la definizione, subito successiva, degli egato, ossia degli enti di gestione che si occupino di fatto dei rifiuti all'interno degli ambiti territoriali. Si tratta di enti con personalità giuridica di diritto pubblico, e dotati di autonomia organizzativa, amministrativa, contabile e tecnica. Vi partecipano tutti i sindaci dei comuni che fanno parte dell'ato, che poi eleggono il presidente tramite un'assemblea e un consiglio direttivo. 

Di cosa si occupa l'egato? Il testo unico ambientale che già li definisce, all'articolo 222 riformato nel 2020, prevederebbe esclusivamente la gestione della raccolta differenziata. La proposta regionale però, vedi all'articolo 4, allarga anche - solo per citare le mansioni principali - all'organizzazione generale del servizio integrato dei rifiuti, all'adozione del piano d'ambito, agli affidamenti del servizio, alla determinazione delle tariffe, alla stipula degli accordi di programma. 

Che fine fanno le società in house?

Per semplificare, con l'avvento degli egato non saranno più i singoli Comuni a occuparsi della gestione rifiuti. L'intento, almeno sulla carta, è quello, accentrando il servizio, di efficientarlo, uniformarlo e organizzarlo al meglio. E qui arriviamo al primo nodo da sciogliere che sta alimentando mal di pancia anche all'interno della stessa maggioranza. Che fine fanno le società in house? Nella sola Città metropolitana di Roma, esclusa Ama, ne abbiamo all'opera 45, con circa 3mila lavoratori impiegati. 

La proposta di legge attualmente prevede sì la facoltà da parte degli egato di optare per l'assegnazione dei servizi alla società in house al posto della gara, ma non l'obbligo. Soluzione che non dà garanzie e che infatti la Cgil ha criticato pesantemente. Con il sindacato diversi consiglieri di maggioranza si sono fatti sentire. Prendiamo il caso della Città Metropolitana di Roma che comprende 121 comuni.

"Per salvaguardare il servizio pubblico dovrebbe esserci una maxi partecipata che svolga il servizio per 4 milioni di abitanti. Mi viene in mente solo Acea. E tutte le altre? Ama? Difficile che possa vincere un bando di gara di quella portata". A sollevare più perplessità, tra i più critici rispetto al contenuto del testo in via di approvazione, è il consigliere di Europa Verde, presidente della commissione Rifiuti, Marco Cacciatore. "L'unica cosa possibile è pensare a dei sub ambiti, degli insiemi di 7-8 comuni da affidare a una singola partecipata. Il rischio è far fallire decine di società pubbliche". 

Con lui più esponenti di maggioranza, cofirmatari di 40 emendamenti (su 350 totali di maggioranza e opposizione) presentati in commissione bilancio e ora pronti ad approdare in aula, i consiglieri della lista civica Zingaretti Gino De Paolis, Marta Bonafoni, Gianluca Quadrana, Daniele Ognibene, (di Liberi e Uguali nel Lazio) e Devid Porrello del M5s. "Così com'è la legge mi vede più che critico" commenta De Paolis a RomaToday. "Le questioni che mi vedono contrario sono diverse, a partire dai rischi per le società in house, proseguendo con la tariffazione unica regionale, a finire con la definizione di un ato a sé stante per Roma". 

Il nodo Roma

Già, l'altro nodo da sciogliere interessa esclusivamente la Capitale. Nel piano rifiuti regionale l'ato ricomprende la città metropolitana, con i suoi 121 comuni appunto, ma il recente decreto legge Aiuti che ha assegnato al sindaco Gualtieri poteri speciali da commissario, consentendo di fatto al Campidoglio di andare in deroga al piano rifiuti per realizzare un termovalorizzatore, in realtà è come se avesse costituito di fatto un ambito che comprende solo il comune di Roma. In questo senso la proposta di legge dovrà in qualche modo essere adattata. Che il testo sia da "armonizzare", alla luce dei nuovi poteri commissariali di cui è stata dotata Roma, lo ha ammesso in più occasioni lo stesso assessore ai Rifiuti Massimiliano Valeriani che ha redatto la proposta e depositato a riguardo un emendamento specifico correttivo. 

Certo, articolare l'egato di Roma Capitale non sarà facile, perché non essendo una provincia, Roma non potrà avere un'assemblea dell'egato composta dai sindaci che a loro volta eleggono il presidente e i quattro componenti del consiglio direttivo. Potrà però essere salvaguardata in questo modo la prosecuzione dell'affidamento ad Ama del servizio. "Va chiarito però la questione dei tempi. Il dl aiuti prevede poteri straordinari fino al 2026. Dopodiché cosa accade? Roma rientra nell'egato provinciale? Sarebbe una follia" sottolinea il consigliere Cacciatore. 

La discussione in Consiglio

Tutte matasse da sbrogliare in Consiglio comunale a partire appunto dal prossimo 4 luglio. Una mossa quella di Zingaretti di bypassare la discussione in commissione bilancio che ha scatenato malumori in maggioranza. "Onestamente avrei gradito un maggior confronto nelle sedi competenti" si sfoga il consigliere De Paolis. Una norma importante, che rivoluziona la gestione rifiuti sul territorio, e che così com'è, è l'accusa, non farebbe che allontanare dal principio della prossimità del servizio al territorio, con il rischio di danneggiare quei Comuni virtuosi che da soli portano avanti degli ottimi cicli di raccolta e smaltimento. 

Tra le critiche emerse c'è poi la questione dei costi, questa sollevata dall'opposizione. "Gli egato sono un carrozzone per riciclare gli amici degli amici nelle presidenze e nei quattro membri del consiglio direttivo degli egato" ha dichiarato più volte il capogruppo della Lega in consiglio regionale Angelo Tripodi. "Le indennità dei membri degli egato sono state equiparate ai sindaci e agli assessori dei capoluoghi di provincia". 

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