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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Omicidio Verbano, Storace: “A che gli servivano quelle notizie su me e altri?”

Francesco Storace si interroga sul contenuto del dossier redatto da Valerio Verbano e ricomparso per intero domandando: "Chi lo aiutò a raccogliere le informazioni? Anche a sinistra, chi sa parli"

Mentre gli inquirenti che indagano sull'omicidio di Verbano continuano la ricostruzione del puzzle in cui si è trasformato questo delitto, le prime voci e domande cominciano a far capolino e, considerando che non siamo più sul finire degli anni piombo, le domande compaiono su Facebook. Più precisamente è Francesco Storace, capo de La Destra, che si interroga sul dossier di Verbano scrivendo sulla sua bacheca: “E' terribile sapere dei dossier di Valerio Verbano. Pietà cristiana per lui, ma non fu un esempio. A che cosa gli servivano quelle notizie su me e altri? Chi lo aiutò a raccoglierle? Anche a sinistra, chi sa parli.”
Il riferimento di Francesco Storace è su quanto è stato pubblicato oggi da Il Corriere della Sera che, in un accurato articolo, ricostruisce la vicenda del dossier redatto da Valerio Verbano in cui ci sarebbero i nomi di personaggi della destra extraparlamentare, violenti, militanti ed esponenti; sempre di destra, tra cui l'allora militante Storace.

Polemica odierna a parte, la storia di questo dossier è molto interessante, se non inquietante. Il giovane autonomo avrebbe dunque redatto il dossier sui personaggi della destra di quegli anni, raccogliendo informazioni e annotandole di suo pugno. Il dossier entrò quindi nelle mani della polizia che lo sequestrò nel 1979 e poi sparì. Quel dossier però fu fotocopiato in parte da alcuni agenti, come riporta il Corriere, e fu restituito ai genitori così: incompleto e in copia. Su quelle pagine ci sono nomi e cognomi, descrizioni e appunti su chi militava nella destra di quegli, alcuni dei quali avevano già imbracciato la via della lotta armata nera o stavano per compiere il salto o non l'avrebbe mai fatto. Storace dunque si interroga sul dossier chiedendosi chi possa aver fornito descrizioni e notizie così rigorose a Verbano.

Alle parole di Storace risponde in una nota  il coordinatore del Sel Massimiliano Smeriglio: “Il segretario nazionale de La Destra Storace sa bene di cosa stiamo parlando, essendo egli stato a lungo negli anni 70/80, un attivista di primo piano della sezione missina di via Noto.” "Stiamo parlando di un periodo nel quale il nostro Paese, e forse con ancor maggior virulenza la nostra città - scrive Smeriglio - erano attraversate da una violenza devastante e cieca. Parliamo di anni nei quali il neofascismo, spesso con acclarate coperture di pezzi dello Stato e connivenze con la malavita organizzata aveva in essere una strategia stragista organizzata e basata su scientifici dossier". "Ma parliamo anche di un 17enne che - continua - in anni nei quali imboccare la via sbagliata poteva significare nel migliore dei casi un feroce pestaggio, stilava un suo personale 'manuale di sopravvivenza', scritto con mano adolescenziale, e che il più delle volte riporta null'altro che notizie apprese dalla stampa o nomi che tutti i ragazzi impegnati nella politica di sinistra erano costretti a conoscere bene". "Non certo un dossier da servizio segreto, né un elenco di obiettivi terroristici, solo un tentativo di mappare nomi e luoghi dai quali guardarsi, per cercare di salvare la pelle. Valerio non aveva 'obiettivi', come Storace maliziosamente tenta di far capire. Era un adolescente impegnato - conclude - che descriveva un mondo inquietante e pericoloso".

Storace non ha atteso e subito in una nota ha affidato la sua risposta a Smeriglio: “Smeriglio non metta toppe peggiori del buco. In quegli anni la stampa non parlava di me, non descriveva i miei occhiali, né il mio fisico. Verbano aveva informatori". Lo dice in una nota il segretario nazionale de La Destra Francesco Storace replicando alle parole del coordinatore del Sel Massimiliano Smeriglio. "E Smeriglio fa malissimo a giustificare la pratica dei dossier - conclude - che ci è costata decine di morti ammazzati."

Se sia in quel dossier il movente del delitto Verbano o in una vendetta trasversale ancora non è emerso dalle indagini. Il caso è stato riaperto e, oltre al dossier, sono riemersi altri particolari e oggetti che gli inquirenti stanno analizzando, come le pistole coi silenziatori, i bossoli, gli occhiali da sole e persino un bottone lasciati in casa Verbano dopo l'omicidio. Due persone sono indagate e dagli inquirenti emerge la volontà di convocarli. Un'indagine delicata che soffia sulla polvere caduta ormai su quegli anni, polvere che in 31 anni non ha mai smesso di tentare di togliere Carla Verbano, la madre di Valerio, che a 85 anni aspetta ancora la verità.
 

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