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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Bonus affitto lumaca, ma anche gambero: il mistero delle 10mila domande ammesse e tornate da lavorare

Secondo documenti consultati da Romatoday il 7 settembre le domande online ancora da lavorare erano 23.100. Il 21 settembre: 33.396

Quasi diecimila domande di bonus affitto 2020, già lavorate e ritenute ammissibili, riportate tra le ‘domande in bozza’. Formula che significa: da lavorare da capo. Con queste, altre 600 richieste circa già risultate inammissibili. Anche per loro la ripartenza dal via: in ‘bozza’. Secondo quanto risulta a Romatoday, che ha potuto consultare documenti che lo dimostrano, il processo di lavorazione del contributo all’affitto per l’emergenza Coronavirus, in capo al dipartimento Patrimonio e Politiche abitative del Comune di Roma, nel mese di settembre ha fatto un balzo all’indietro. Il 7 settembre 2020 le domande in bozza erano 23.100. Il 21 settembre sono salite a 33.396.

Il bando è da tempo al centro delle polemiche a causa dei ritardi dell’amministrazione capitolina sia nella sua pubblicazione sia nella lavorazione delle pratiche. Si tratta di 12milioni e cento mila euro messi sul piatto dalla Regione Lazio il 9 aprile scorso, in piena quarantena, per sostenere tutte quelle famiglie che avendo perso più del 30 per cento del proprio reddito si sono ritrovate in difficoltà nel pagamento dell’affitto. Roma Capitale l’ha pubblicato 17 giorni dopo, il 27 aprile, ed è rimasto aperto fino al 18 maggio raccogliendo una vera e propria ondata di richieste: 49mila e 200. Doveva essere una misura eccezionale, nata per tamponare gli effetti della crisi economica, e invece, come ha spiegato il 17 settembre nel corso di una commissione Trasparenza Stefano Donati, al vertice della direzione Politiche abitative e da metà agosto direttore ad interim (la dicitura sul sito è ‘responsabilità aggiuntiva’) dell’intero dipartimento, fino a quel giorno le pratiche liquidate dalla Ragioneria Generale erano 1300. Meno del 3 per cento del totale. (Entro una settimana, la previsione, sarebbero dovute salire di altre 2.450).

Un numero basso, soprattutto se si considera che, secondo quanto riportato dall’ex direttrice del dipartimento Patrimonio e Politiche abitative, Valeria Minniti, in una direttiva del 1 luglio 2020, alla data del 30 giugno risultavano “pronte per il pagamento circa 1558 domande cartacee”. Come è possibile che il 17 settembre, due mesi e mezzo dopo, le domande effettivamente liquidate fossero solo 1300? In questo lasso di tempo quante sono le domande presentate online a essere state liquidate? Perché diecimila domande, sempre tra quelle presentate online, sono state considerate da rifare? Una domanda non secondaria considerando che proprio la procedura online è stata presentata sia dall’assessora Valentina Vivarelli sia dalla sindaca Virginia Raggi come un successo per l’amministrazione capitolina.

A essere state presentate online sono 44.118 domande. Tra il 7 e il 21 settembre 10.513 procedure sono state fatte ripartire da capo: 9.938 domande che erano già state considerate ammissibili e 575 che erano state bollate come inammissibili. Nello stesso lasso di tempo 193 sono state annullate. Così al 21 settembre le domande ammesse risultavano essere 6.236 e le lavorate totali 10.722. Poco meno di un terzo di queste, 2700, come si legge nei documenti prodotti da Minniti, erano già state processate il 30 giugno scorso. Un numero salito a circa 10mila unità tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. L’ex direttrice Minniti, che a fronte della richiesta di 50 unità di personale in più si è ritrovata a poter contare su una decina di persone aggiuntive, arrivate tardi e ancora da formare,  ha raccontato di essere stata costretta a impiegare una ventina di risorse interne al dipartimento con gli straordinari per cercare di accelerare l’iter. Parte di questo lavoro andrà rifatto da capo?

L'intervista: "Vi racconto come Raggi e il M5S hanno paralizzato le Politiche abitative"

Il Campidoglio non ha fornito le motivazioni ufficiali in merito a questa decisione il contesto può aiutare a capire il quadro che abbiamo di fronte. Come Romatoday ha raccontato nei giorni scorsi, la modalità di lavorazione delle domande del bonus affitto 2020 ha aperto una profonda divergenza di vedute tra l’ex direttrice del dipartimento Patrimonio e Politiche abitative, Valeria Minniti, e il direttore della direzione Politiche abitative, Stefano Donati. Minniti ha ribadito più volte che si tratta di un’autocertificazione che va firmata dal diretto interessato, che se ne assume quindi la responsabilità, e aveva dato indicazione agli uffici di limitarsi a verificare la corretta compilazione dei dati nei moduli di presentazione della richiesta di contributo. Per Minniti, vista la natura emergenziale della misura, i controlli, così come previsto anche dal decreto Rilancio, dovevano essere successivi alla liquidazione. In caso di dichiarazioni false sarebbe intervenuta l’autorità giudiziaria.

Una procedura diversa da quella prevista per i precedenti contributi all’affitto, per i quali veniva chiesto di allegare una serie di documenti, prevista anche dalla Regione Lazio, l’ente che ha stanziato i fondi. Gli uffici delle Politiche abitative avevano invece ritenuto opportuno avviare una serie di controlli anagrafici e patrimoniali tanto che il 1 luglio 2020 Minniti scriveva una direttiva a Donati per precisare la “natura di autocertificazione delle istanze”. Ha avuto la meglio la ‘linea dei controlli’ tanto che ancora oggi 1.378 domande sono considerate ‘da integrare’ con ulteriore documentazione.

Come raccontato dalla diretta interessata in una precedente intervista, la gestione del bonus affitto è stata una delle motivazioni che l’ha portata a rassegnare le dimissioni alla fine di luglio. Secondo quanto apprende Romatoday, però, il suo mandato sarebbe dovuto finire il 1 ottobre ma l’ex direttrice sarebbe stata messa nelle condizioni di andarsene prima di questa data, a metà agosto. A distanza di oltre un mese la nomina del nuovo direttore non è ancora avvenuta. La procedura selettiva è tutt’oggi in corso. Nel frattempo l’amministrazione capitolina ha scelto di affidare ad interim l’intero dipartimento a Stefano Donati, direttore della direzione delle Politiche abitative dal luglio 2019, a lungo ex comandante dei vigili urbani di Bari e poi direttore dell’ufficio Sviluppo economico dello stesso comune pugliese. In una fase così delicata, con gli uffici travolti da migliaia di richieste di contributo all’affitto e con i tribunali che hanno visto impennare le richieste di sfratto, la poltrona al vertice del dipartimento capitolino competente non ha ancora il suo titolare.

Il 12 agosto scorso l’assessora Vivarelli ha annunciato i primi accrediti alle famiglie. Non è chiaro, però, entro quando saranno liquidati gli ultimi (i mandati di pagamento da parte della Regioneria capitolina avanzano a blocchi di 100). Non solo. Un paio di giorni di dopo l’annuncio Vivarelli è stata costretta dalle polemiche a specificare l’importo: ogni famiglia, almeno per il momento, prenderà 245 euro a testa. L’equivalente di 12milioni e 100mila euro diviso 49mila e 200 domande. Una volta terminata la lavorazione di tutte le domande l’importo non liquidato agli esclusi verrà suddiviso tra gli aventi diritto e sarà quindi necessaria una seconda tornata di versamenti. 

AGGIORNAMENTO - Dall'assessorato al Patrimonio e Politiche abitative fanno sapere che sono in corso le istruttorie sulle oltre 49000 domande ricevute per il bonus affitto 2020 per verificare che tutto sia regolare e che i contributi arrivino a chi ha realmente diritto e bisogno. Contestualmente è in corso l'erogazione del contributo agli aventi diritto.

Intanto l'itervista a Minniti pubblicata da Romatoday mercoledì ha suscitato polemica nell'opposizione. "Sul bonus affitti il sindaco Raggi ha fallito e l'ex direttrice del dipartimento Patrimonio e politiche abitative di Roma Valeria Minniti inchioda la giunta a gravi responsabilità", ha scritto in una nota il consigliere del Pd capitolino, Giulio Bugarini. "I fondi della regione non sono arrivati alle famiglie che ne avevano necessità. Questo è il risultato di un eccesso di burocrazia. Il gruppo del Pd più volte aveva chiesto di rafforzare il personale del dipartimento o di avvalersi di una società partecipata e di esercitare controlli a posteriori sulle domande presentate come previsto dalla delibera regionale. Così non è stato ed il risultato è che migliaia di famiglie romane, tra cui molte aventi diritto, sono ancora in attesa di un aiuto".

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