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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Albano Laziale / Via Ardeatina

Discarica di Albano, dopo 11 anni verranno chiusi tre invasi

La Pontina Ambiente ha tempo 30 giorni per presentare un cronoprogramma dei lavori

I soldi sono stati incassati da tempo ma i lavori non sono mai stati completati. A scriverlo, nero su bianco, il dirigente dell’area autorizzazione integrata ambientale del Lazio il quale, in una determinazione, ha lanciato un ultimatum alla Pontina Ambiente s.r.l. che dovrà, entro 30 giorni, cominciare i lavori per ultimare la chiusura di tre invasi della discarica di Albano, su via Ardeatina. Lavori che si sarebbero dovuti completare già 11 anni fa e che, invece, non sono mai stati portati a termine.

La chiusura della discarica di Albano

La discarica di Albano, al centro di molte polemiche per quanto concerne il conferimento, in particolare, dei rifiuti provenienti da Roma, ha iniziato il suo percorso di chiusura nel 2007. Ai tempi, l’intera discarica era costituita da tre bacini, il IV, V e VI invaso. La società che gestisce il sito, nel corso degli ultimi anni, non è comunque stata con le mani in mano. Come spiega una relazione di Arpa Lazio, del 20 luglio 2022, “gli invasi esauriti IV, V e VI risultano allo stato dotati dei presidi ambientali (pozzi di raccolta e estrazione del percolato e pozzi del biogas)”. Erano stati svolti anche i lavori di impermeabilizzazione ma manca, ancora oggi, la gestione post chiusura

L’Arpa Lazio spiega che “restano da realizzare le opere di riprofilatura morfologica della discarica comprensiva del sistema di gestione delle acque di ruscellamento e il completamento della piantumazione superficiale della discarica”. Dei lavori necessari per riconsegnare questi spazi al territorio. Tra l’altro, si legge nella determina regionale, la società “durante la gestione operativa del IV°, V° e VI° bacino della discarica e i relativi conferimenti terminati nel 2011, ha già ricevuto, tramite la tariffa applicata, dai comuni conferitori le quote da destinare all’attività di capping degli invasi nonché all’attività di post-gestione già prevista in tariffa”. Insomma, i soldi sono stati incassati ma, a distanza di 11 anni, i lavori non sono stati completati.  

Comportamento dilatorio dei tempi

Nella determinazione si legge che il comportamento della Pontina Ambiente, in merito al completamento dei lavori di chiusura degli invasi e all’avio della post gestione, è stato “reiteratamente dilatorio” in merito ad un adempimento di legge necessario e dovuto, “apparendo finalizzato esclusivamente a rimandare sine-die un obbligo di legge”. Un’accusa che non lascia certo spazi ad interpretazioni.

La società, inoltre, è stata raggiunta nel 2006 da un’interdittiva antimafia, che limita la capacità giuridica della società in merito ai rapporti contrattuali con le pubbliche amministrazioni. Nel corso degli anni la Pontina Ambiente ha chiesto il ritiro dell’interdittiva ma, come si legge nella determina, “risulta non aver mai ottenuto revoca di tale provvedimento”.

Le diffide

La determina si conclude diffidando la Pontina Ambiente “a presentare le garanzie finanziarie di gestione operativa, nonché di gestione post-operativa del IV°, V° e VI° invaso”. Inoltre, entro 30 giorni, la società dovrà presentare “uno stringente cronoprogramma di realizzazione” dei lavori di capping degli invasi di discarica”. Nello specifico, la società dovrà provvedere alla piantumazione di nuova vegetazione, utilizzando “le migliori tecniche di coltivazione per garantirne l'attecchimento”. Inoltre, dovrà garantire la manutenzione, anche tramite l’installazione di “sistemi di irrigazione fissa o mobile”.  

Molta attenzione anche al sistema di raccolta del percolato, che dovrà essere gestito “in modo da minimizzare il battente idraulico di percolato sul fondo della discarica”, prevenire intasamenti e occlusioni, resistere “all'attacco chimico dell'ambiente della discarica, sopportare i carichi previsti e garantire l’ispezionabilità del sistema”.

Infine, la Pontina dovrà “garantire l’impermeabilità dei canali evitando la dispersione delle acque meteoriche garantendone l’allontanamento” e, inoltre, dovrà fare in modo che “il sistema di convogliamento sia mantenuto in buono stato e che sia sottoposto ad operazioni di manutenzione e controllo”. Prima o poi, quindi, i cittadini del territorio potranno avere dei lavori eseguiti a regola d'arte, fermo restando che il problema della discarica è ancora più che attuale. Anche per questo, nelle scorse settimane la Regione Lazio ha commissionato uno studio per capire lo stato d'inquinamento diffuso del sito, uno strumento per avere dati ulteriori per decidere, una volta per tutte, il futuro della discarica di Albano. 

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