Senza la discarica di Albano Roma regge 15 giorni. La corsa per trovare alternative
Alfonsi: "Stiamo lavorando per individuare altre soluzioni se il fermo dell'impianto dovesse prolungarsi"
Due settimane. Oltre questo tempo, e in assenza di soluzioni alternative, Roma rischia concretamente l'ennesima emergenza rifiuti. Da venerdì scorso la discarica di Albano laziale, dove la capitale conferisce (conferiva, ndr) circa 1000 tonnellate di tal quale al giorno, è finita sotto sequestro all'interno di un'indagine aperta dalla Procura di Velletri. Ricordiamo che il sito è stato riaperto dall'ex sindaca Virginia Raggi con un'ordinanza della scorsa estate, poi prorogata da Gualtieri. E che riceve non solo i rifitui di Roma ma anche quelli di altri 24 comuni della provincia.
"Sono stati potenziati tutti gli sbocchi attivi e quindi almeno per i prossimi quindici giorni non ci saranno problemi per i conferimenti della raccolta" spiega a RomaToday l'assessora ai rifiuti e ambiente Sabrina Alfonsi. "Stiamo monitorando le vicende del sequestro e naturalmente ci auguriamo che la situazione possa sbloccarsi rapidamente". Nel frattempo sono state aumentate le quantità di rifiuti conferite negli altri impianti su cui Roma si appoggia oltre Albano, vedi la Deco in Abruzzo, la Mantova Ambiente, la Rida di Aprilia. "In ogni caso stiamo lavorando per individuare eventuali soluzioni alternative se il fermo dell'impianto dovesse prolungarsi" chiarisce ancora Alfonsi. Senza contare che nei guai non c'è solo Roma. "Si cercano soluzioni alternative per i rifiuti anche di 24 comuni della provincia - spiega a RomaToday il sindaco di Albano Massimiliano Borelli - per tamponare il quadro qualora fosse temporaneo. Se invece si tratterà di un sequestro definitivo bisognerà trovare soluzioni altrettanto definitive".
Insomma, è il solito risiko degli impianti. Appena uno dei tanti da cui dipende la Capitale si ferma (basta un banale guasto) la città va in sofferenza. Sta tutta qui la grande sfida del sindaco Gualtieri, dotare Roma di sbocchi sufficienti propri nei prossimi cinque anni, chiudendo il ciclo rifiuti sul territorio e andando a risparmiare gli ingenti costi di trasporto negli impianti fuori città. Intanto, in attesa del piano industriale di Ama, il Campidoglio è a lavoro per individuare il sito dove realizzare una discarica, non senza ostacoli e lacune da colmare sul piano normativo.
Perché Albano è sotto sequestro
Per quanto riguarda il sequestro dell’invaso di Albano, nel mirino della Gdf l’assenza di una fideiussione a garanzia delle attività post mortem sulla discarica stessa, un documento necessario al rilascio delle autorizzazioni da parte della Regione Lazio. I giudici ipotizzano l'assenza delle garanzie finanziarie poste a presidio di salvaguardia ambientale del sito durante tutto il periodo successivo alla sua fase di operatività, durante la quale una parte del compenso corrisposto al gestore per il conferimento dei rifiuti è prevista, appunto, per assicurare tale adempimento "postumo". Senza quelle garanzie, in caso di cessazione sopravvenuta dell'impresa che gestisce la discarica, intervenuta a qualsiasi titolo e ben possibile nell'arco di 30 anni, i costi ambientali di manutenzione post mortem ricadrebbero direttamente sui sugli enti pubblici, quindi sui cittadini.