rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Vendita case popolari Ater, Unione Inquilini al Tar contro la delibera della Regione

Il ricorso verrà depositato nei prossimi giorni. Ragucci: "Sei punti per eccesso di potere"

Unione Inquilini dichiara guerra al provvedimento regionale che ha programmato la vendita di migliaia di case popolari dell’Ater di Roma. Il sindacato ha infatti annunciato un ricorso al Tar, che verrà depositato nei prossimi giorni, finalizzato a chiedere l’annullamento della delibera 410 del 25 giugno 2019 che ha come oggetto il piano di risanamento dell’Azienda territoriale dell’edilizia residenziale romana.

Come anticipato a luglio da Romatoday, la vendita riguarda le proprietà immobiliari, residenziali e non, di “elevato pregio”, da Testaccio a San Saba; quelle di “interesse storico-culturale” e di “particolare valore architettonico o urbanistico” ma coinvolgono anche le abitazioni nelle zone più periferiche, che “evidenziano requisiti di centralità”, come trasporti, scuole e servizi. Il provvedimento prevede anche la possibilità che siano vendute palazzine intere “a condizione che più del 50 per cento degli assegnatari propenda all’acquisto”. Gli inquilini, e i loro parenti fino al terzo grado, potranno godere di un diritto di prelazione con abbattimento dei costi e chi non potrà comprare, tranne alcune categorie come anziani e invalidi, avrà cinque anni per essere spostati in altri alloggi. 

“Unione Inquilini ritiene che la Regione Lazio abbia predisposto un provvedimento inefficace dal punto di vista formale”, spiega il segretario romano del sindacato Fabrizio Ragucci. Nel ricorso, elaborato dall'avvocato Guido Lanciano, "abbiamo così individuato sei punti che prefigurano un eccesso di potere”. Il primo: “Il piano è stato approvato senza coinvolgere il Comitato Regionale dell’Edilizia Residenziale Pubblica che in base alla legge 12 del 1999 (che disciplina la gestione delle case popolari, ndr) è chiamato a esprimere pareri consultivi in caso di cessione degli immobili”. Anche la “commissione consiliare competente, ai sensi della legge 27 del 2006, deve essere consultata e invece non è avvenuto”. 

Al terzo punto c’è la mobilità forzata: “Gli assegnatari non possono esservi sottoposti perché è in contrasto con la legge 12 in base alla quale deve essere l’assegnatario a fare richiesta del cambio alloggio”. E ancora il quarto e il quinto: “Considerando che c’è un sovrapporsi di norme, la legge Lupi a cui fa riferimento la delibera prevede la dismissione prevalentemente in condomini misti. Inoltre, per quanto riguarda le categorie di immobili da dismettere c’è un’incongruenza tra il piano di vendita e l’allegato A”. Ultimo punto: “La Regione ha messo in vendita più alloggi di quel che avrebbe potuto in base alla legge 27 del 2006 che prevede di non superare il 30 per cento del patrimonio complessivo”. 

Commenta così Ragucci: “Al di là della valutazione politica che ci vede contrari alla vendita anche di una sola casa popolare, questo provvedimento non è stato scritto correttamente. Come sindacato siamo disponibili a discutere del risanamento dell’Ater ma non attraverso la vendita del patrimonio ma con un percorso virtuoso che passi attraverso una migliore gestione dell’esistente”.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Vendita case popolari Ater, Unione Inquilini al Tar contro la delibera della Regione

RomaToday è in caricamento