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Casa, dalla Regione ultimatum al Comune: "Applichi il piano o revochiamo i fondi"

Il 30 luglio sindacati, movimenti e rappresentanti dei costruttori al tavolo con Valeriani

La delibera è in vigore e va applicata. Se il Comune di Roma non firmerà entro i prossimi 10 giorni la convenzione che permette di attuare il Piano straordinario regionale per l’emergenza abitativa della capitale, i primi 30 milioni di euro destinati al Campidoglio torneranno nelle disponibilità della Regione. Dopo il fallimento del tavolo aperto dall’assessora capitolina alle Politiche abitative, Rosalba Castiglione, che aveva riunito una vasto schieramento che va dai sindacati alle rappresentanze degli inquilini, dai movimenti per il diritto all’abitare alle associazioni dei costruttori, è la Regione a tentatre di sbloccare la situazione. 

Nei giorni scorsi, la direzione regionale per le Politiche abitative ha scritto al direttore dell’omologo dipartimento capitolino per sollecitare la sottoscrizione della convenzione, approvata dalla Regione oltre un anno fa con una dotazione iniziale di oltre 30 milioni di euro su un totale di circa 190 milioni. Soldi rimasti fermi per tutto questo tempo. 

Il motivo coincide con lo stesso ostacolo che ha fatto saltare anche il tavolo indetto dall'assessora Castiglione: l’amministrazione capitolina vuole utilizzare queste risorse solo per far scorrere le graduatorie per le case popolari mentre il provvedimento regionale destina parte delle abitazioni che verrebbero reperite, sia con l’acquisto sia con progetti di autorecupero, anche per fare un passo avanti su due nodi irrisolti della capitale. Si tratta dei residence per l’assistenza temporanea, che il Campidoglio sta tentando di chiudere con non poche difficoltà, e delle occupazioni, perennemente sotto sgombero. In entrambi i casi si tratta di soggetti in lista per un alloggio di edilizia residenziale pubblica. Il Comune nel corso degli incontri ha sempre contestato l’applicabilità del provvedimento ma non ha mai impugnato ufficialmente l’atto. La delibera è in vigore, inapplicata e i fondi sono rimasti fermi in un cassetto. 

Castiglione risponde a sua volta con un ultimatum: “O la Regione sblocca i fondi o acquista direttamente gli immobili” la replica dell’assessora che, ancora un volta, sottolinea la sua intenzione di cambiare il provvedimento già approvato dall'ente regionale. “Roma chiede un celere riscontro sulle modifiche che abbiamo proposto ed inviato, già lo scorso anno, in merito alla Convenzione”. O la Regione accetta di “ripensare l’intera procedura” oppure “proceda senza ulteriore indugio all’acquisizione di immobili per le case popolari”, quindi sempre abitazioni destinate solamente a far scorrere la graduatoria. 

Il tavolo chiuso in Campidoglio continuerà in Regione. Quello che è ormai passato alla cronaca come “aggregato anomalo”, per la vasta ed eterogenea platea di rappresentanti che raccoglie, incontrerà l’assessore alle Politiche Abitative Massimiliano Valeriani il prossimo 30 luglio. “Sarà l'occasione per illustrare a questo tavolo le iniziative messe in campo dalla Regione Lazio sull'edilizia sovvenzionata e su quella agevolata” ha scritto l’assessore Valeriani in una nota. L'auspicio, continua, è “che per quella data si possa chiarire l'intendimento del Comune di Roma, a cui abbiamo scritto, rispetto ai fondi già stanziati ma da oltre un anno inutilizzati sull'emergenza abitativa. Il tema della casa è complesso e richiede risposte articolate e credibili che abbiano un obiettivo strategico: aiutare le tante fragilità sociali a trovare risposte adeguate”. 

Il braccio di ferro sulle delibera regionale sembra essere arrivato alla svolta decisiva. Quel che è certo è che il Campidoglio sembra non avere alcuna intenzione di aprire ad una soluzione ‘amministrativa’ per quanti vivono nelle occupazioni, nonostante la maggior parte di quanti vi risiedono sia in graduatoria per una casa popolare. “Le occupazioni abusive rappresentano un grave danno per i cittadini” ha attaccato Castiglione su Facebook due giorni fa. “E chi occupa abusivamente le case, che siano del Comune o di privati, non può trovare alcuna giustificazione per il suo operato. Il diritto all’abitare passa dalla legge, che tutela i singoli e la comunità. Non possono essere in nessun modo ipotizzate o tollerate scorciatoie”. 

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