rotate-mobile
Politica

Decreto sicurezza: Raggi tace sulla rivolta dei sindaci, ma il Campidoglio "protesta" con una mozione

La maggioranza pentastalleta ha chiesto alla sindaca di aprire con il Governo un "confronto istituzionale"

Non fa parte del fronte delle amministrazioni pronte a disobbedire. Ma anche nella Roma pentastellata la questione dell’applicazione del decreto Sicurezza in tema di migranti, che porta il marchio dell’alleato di governo leghista, resta un nodo ancora tutto da affrontare alla luce della sua applicazione. La sindaca Virginia Raggi è rimasta in silenzio di fronte alla bufera politica che si è sprigionata nelle ultime ore tra i sindaci ‘ribelli’ e il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Anche se, dalla posizione espressa dall’assessora alle Politiche Sociali, Laura Baldassarre, alla mozione approvata in Aula Giulio Cesare all’inizio di dicembre che chiedeva di “mitigare” gli effetti della nuova legge, è chiaro da tempo che il Campidoglio punta a raddrizzare il tiro delle nuove disposizioni in tema di migranti. 

A metterlo nero su bianco era stata proprio la maggioranza in Assemblea capitolina che ha presentato e approvato una mozione, non senza defezioni e spaccature tra gli scranni grillini, che ha impegnato la sindaca Virginia Raggi e la Giunta a “chiedere al ministro dell'Interno e al Governo di aprire un confronto istituzionale al fine di valutare le ricadute concrete” e di “incrementare le politiche di accoglienza ed inclusione realizzate da Roma”. La posizione era stata confermata anche dalla prima cittadina Virginia Raggi che, pur chiedendo di “abbassare i toni” di una vicenda che aveva sollevato non poco scalpore, ha confermato la linea: “Come sapete su Roma c'è un numero di migranti molto alto, tra i quali ci sono i migranti fantasma, persone che non vengono censite. Noi chiediamo semplicemente una maggiore attenzione”. 

Intervista Baldassarre: "Inclusione obiettivo finale"

A preoccupare Roma, che già vede centinaia di migranti transitanti o fuori dai circuiti assistenziali costretti a vivere per strada o in rifugi di fortuna, sono soprattutto gli effetti sul sistema dell’accoglienza, in particolare in relazione alla modifica degli Sprar (che si chiamerà Siproimi e sarà destinato solo ai beneficiari di protezione internazionale) e all’abolizione della protezione umanitaria sostituita da una misura prodondamente ridimensionata. Un'ordine di grandezza l’aveva fornito l’assessora Baldassarre che aveva spiegato come sui 1600 migranti presenti oggi negli Sprar oltre mille sarebbero esclusi. Il decreto non ha effetti retroattivi ma è chiaro che nel futuro ben oltre la metà dei migranti oggi nei percorsi Sprar rischia di restare per strada. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Decreto sicurezza: Raggi tace sulla rivolta dei sindaci, ma il Campidoglio "protesta" con una mozione

RomaToday è in caricamento