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Secondo decreto Roma Capitale: il via libera di Palazzo Chigi

Ad annunciarlo in conferenza stampa è il ministro Filippo Patroni Griffi. Il Consiglio dei ministri si è espresso a favore del secondo decreto legislativo per Roma Capitale. Tra le tante anche deroghe al patto di stabilità

Il Consiglio dei Ministri ha detto sì. Il secondo decreto legislativo per Roma Capitale è stato approvato e ad annunciarlo è stato il ministro  della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi. E d'altronde il sindaco Alemanno ne era certo e aveva già espresso il suo ottimismo sull'esito della ratifica. Il provvedimento era stato licenziato lo scorso 29 marzo dalla Commissione parlamentare per l'Attuazione del federalismo fiscale, presieduta da Enrico La Loggia, dopo un percorso abbastanza travagliato, fatto di modifiche, di dibattiti, di lunghi e non sempre semplici processi di modifica e di concertazione.

"Con questo decreto si definiscono con chiarezza le funzioni statali che passano da Governo a Roma Capitale e si prevedono meccanismi economici e di programmazione finanziaria che permettono di gestire con più trasparenza e risorse le funzioni della Capitale". Così il primo cittadino ha riassunto il contenuto e il significato del secondo decreto su Roma Capitale. Ma guardiamo meglio in cosa consiste.

DECRETO - Il decreto contiene la definizione di alcuni dei poteri che passeranno dallo Stato al Campidoglio: ci sono, ad esempio, nuove competenze in materia ambientale, turistica e di protezione civile. Ma in particolare, ricordava qualche giorno fa il sindaco, ci sono innovazioni in materia economica: il secondo decreto, infatti, prevede tre deroghe al patto di stabilità: sui finanziamenti, sui costi legati allo status di capitale, sulle maggiori risorse per le funzioni trasferite. Ci sarà, in particolare, una quantificazione dei costi per manifestazioni, cortei e celebrazioni che il suo ruolo comporta, per i quali sarà riconosciuta una copertura economica. Inoltre Roma Capitale potrà presentare i suoi progetti al Cipe.

A deludere il sindaco solo due punti: i 'no' alla norma sul Teatro dell'Opera, e quello alla surroga per i consiglieri-assessori. A bloccarli la Lega, ma anche il Pd. Per quanto riguarda invece i poteri regionali che dovranno passare a Roma Capitale, l'ultima stesura del decreto, quella che domani arriverà sul tavolo del Cdm, elimina i possibili conflitti di attribuzione che sarebbero sorti con la vecchia versione, che lasciava aperta una porta alla possibilità che fosse lo Stato a spostare le competenze da un ente all'altro. Ora sarà inequivocabilmente una legge regionale a passare i poteri dalla Regione Lazio al Campidoglio. In proposito, c'é un protocollo d'intesa firmato da Alemanno e la governatrice Renata Polverini su cui c'é un'intesa politica anche della Provincia di Roma. Con l'approvazione del secondo decreto il Campidoglio potrà subito iniziare il suo lavoro sul nuovo Statuto. E' prevista, tra l'altro, la riduzione del numero dei Municipi.

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