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Come dare più potere ai Municipi

Intervista | Andrea Catarci: "Così facciamo ripartire il decentramento nei municipi"

L’assessore capitolino spiega a RomaToday il piano per destinare più risorse e competenze agli enti di prossimità. Catarci: “Lavoriamo con il regolamento esistente. Ma l’obiettivo è riscriverlo entro la fine del mandato”

Trasformare i quindici municipi di Roma, oggi enti di prossimità con poco personale e scarse risorse, in veri e proprio “Comuni urbani”. L’obiettivo è ambizioso, perché gli enti di prossimità oggi hanno poco personale, scarse competenze e risorse economiche centellinate. Per realizzare questa trasformazione c’è bisogno di tempo, occorre riavviare un processo che si è fermato, quello del decentramento amministrativo. Un compito che il sindaco Gualtieri ha assegnato all’assessore capitolino Andrea Catarci.

Catarci, lei ha appena iniziato ad incontrare i presidenti, quindi forse è presto per domandarle quali sono le richieste che arrivano dai territori. Però, visto che anche lei è stato tre volte minisindaco, già conosce quelli che sono i loro bisogni…

Tutti chiedono personale e risorse, perché sappiamo quale sia la situazione generale. Però questo giro d’incontri non è finalizzato a raccogliere sfoghi generici. Come abbiamo chiarito ai presidenti già dal primo incontro che abbiamo fatto con il sindaco, occorre individuare le priorità d’intervento. Su richieste specifiche possiamo attivarci. Ma se ci fermiamo ad una generica assenza di personale, non facciamo grossi progressi. Perché bisogna innanzitutto comprendere che abbiamo un compito: rimettere in moto un percorso bloccato, quello del decentramento, attraverso un approccio che sia operativo ed anche celere.

E come pensa di riuscirci?

Innanzitutto partendo da una premessa di metodo: niente deve avvenire in maniera coercitiva. Non daremo deleghe che non siano prima state richieste. E non le daremo senza accompagnarle dalle necessarie risorse umane e strumentali. Fatta questa premessa di metodo, dobbiamo lavorare su due livelli: nel breve e nel medio-lungo periodo.

Nel breve cosa intendete fare? 

Lavoriamo con quello che il regolamento consente. Iniziamo con il decentramento delle aree verdi perché c’è già una delibera, fatta nel 2015 dall’allora assessora Estella Marino, che prevede l’assegnazione ai municipi delle aree sotto i 5mila metir quadrati. Con l’assessora Alfonsi stiamo introducendo delle modifiche, portando a 20mila i metri quadrati che possono essere gestiti dai municipi, ed abbiamo esteso la possibilità di farlo anche alle aree attrezzate ed alla aree giochi, visto che prima non era possibile.Entro l’anno la nuova delibera viene portata in giunta ed i municipi potranno, all’interno di un elenco, indicare quali giardini vogliono gestire. A regime il processo prevede che siano decentrate 3 risorse umane, che andranno a far parte dei futuri piccoli uffici aree verdi aperti a livello municipale.

E nel medio periodo, oltre alle aree verdi, state lavorando su altri ambiti?

Sì, visto che il vecchio regolamento lo prevede agli articoli 65 e 68, siamo in grado di lavorare per decentrare le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici di interesse municipale. Parliamo di uffici, plessi scolastici, edifici demaniali o che fanno parte del patrimonio indisponibile. Se il Municipio ne fa richiesta, magari per riqualificarli o realizzavi servizi, possiamo cederglieli. Un altro ambito sul quale possiamo fare dei passi in avanti nel decentramento è quello sulle materie di stato civile.

Ma non è già decentrato?

Il servizio anagrafico ed i matrimoni lo sono. Però nei servizi demografici locali non si fanno gli atti di nascita o di morte, né le registrazioni dei divorzi. E’ qualcosa che teoricamente si potrebbe fare da subito, anche se personalmente ho delle perplessità: questo processo deve infatti essere preceduto dalla digitalizzazione dei certificati. Oggi è ancora tutto cartaceo e, questo, complica l’operazione. 
Il primo passo per il decentramento potrebbe riguardare quindi le aree verdi, la manutenzione degli edifici d’interesse municipale, forse i servizi demografici.

Però poi accennava anche ad un livello d’intervento di medio lungo periodo.

Esatto. Vorrei però aggiungere che c’è la possibilità, se non si trovano fondi sufficienti a livello comunale, di ricorrere anche a specifiche risorse del PNRR per quanto riguarda proprio gli aspetti legati alle aree verdi ed alle manutenzioni. Invece quando parlo di iniziative di medio e lungo termine faccio riferimento a quelle che necessitano alla riscrittura del regolamento sul decentramento, che risale in effetti al 1999 quando c’erano ancora le circoscrizioni. Ma va riscritto insieme ai municipi. A partire dal bilancio.

Il bilancio è forse il vero vulnus, perché gli enti locali non dispongono di risorse proprie. Cosa si dovrebbe fare?

Bisogna dare ai municipi l’autonomia di gestire i fondi delle cosiddette macrovoci. Mi spiego con un esempio: se ad un municipio viene dato un milione di euro per il sociale, deve poi essere libero di sceglierlo su quali voci impegnarli. E’ un passaggio importante, questo, che prevede già la riscrittura del regolamento.

Ed un obiettivo così importante, come la riscrittura del regolamento sul decentramento, quando si dovrebbe realizzare?

Entro la fine della consiliatura. Le spiego intanto anche come ci stiamo muovendo sul piano operativo. Farò degli incontri bilaterali, già iniziati, per assumere le segnalazioni di tutti i presidenti sulle maggiori criticità. Poi a gennaio faremo una conferenza con loro per andare ad implementare un programma di lavoro che segua l’idea dei tue tempi: sul regolamento vigente e sul regolamento da riscrivere. Saranno questi i primi passi da compiere far ripartire il processo di decentramento, il cui meccanismo è bloccato da anni. Rimetteremo in moto le singole funzioni, tipo le aree verdi, sia quelle più generali. E lo faremo, nell'arco della consiliatura, con una precisa intenzione: preparare i municipi per un futuro in cui diverranno, finalmente, comuni urbani. 
 

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