È lite nel Pd: il sindaco Nardella critica l'alleanza con il M5s, gli uomini di Zingaretti lo attaccano
Le parole del sindaco fiorentino sono risuonate fino a Roma, scatenando un putiferio di polemiche ai vertici del Nazareno e tra i fedelissimi romani del segretario Zingaretti
"O si cambia davvero, o si rischia l'estinzione. Il Pd sta diventando il partito dell'establishment: autoreferenziale, lontano dal Paese reale e legato all'apparato romano, in cui comandano esclusivamente le correnti". A dirlo è il sindaco di Firenze Dario Nardella in un'intervista rilasciata al quotidiano La Nazione. Parole pesanti, arrivate tanto forti e chiare a Roma da scatenare la lite sui social. "Scusa Dario Nardella, ma oltre a questa serie di accuse e offese alla Borghezio della prima ora, cosa proponi esattamente?" tuona dalla segretaria nazionale il romano Marco Miccoli. Ma capiamo meglio.
Nardella contesta l'alleanza con il Movimento Cinque Stelle, che se è vero non esiste più a palazzo Chigi esiste nei progetti presenti e futuri dei due schieramenti. Basti pensare all'intergruppo Pd-Leu-M5s da poco costituito in Senato, una prova di quel polo progressista che tiene dentro democratici e pentastellati, per molti unico antidoto per battere la destra. Per molti ma non per Nardella e per altri sindaci del nord, da Giorgio Gori a Stefano Bonaccini, che in più occasioni hanno mostrato insofferenze di varia natura nei riguardi dell'esperimento giallorosso. E che in fase di piena crisi di Governo erano propensi a un Conte Ter che aprisse al centro, recuperando prima di tutto i renziani, e a Forza Italia. Una "maggioranza Ursula" intesa come quella larga alleanza che nella commissione europea guida da Ursula Von Der Layen tiene insieme conservatori e progressisti.
Cosa ha detto Nardella
In linea quindi con una posizione da tempo espressa, che trova sponde in altri colleghi sindaci del partito, Nardella è tornato a criticare la gestione Zingaretti, scatenando le ire del Nazareno. "Non si capisce il tentativo di una fusione a freddo fra Pd e 5 Stelle, anche perché finora le uniche circostanze in cui questa alleanza è stata sperimentata sono state fallimentari: vedi Umbria e Liguria" ha dichiarato il sindaco di Firenze a La Nazione. Poi, "se il Pd auspica un proporzionale, non si capisce perché dovrebbe fare alleanze precostituite". E ancora il messaggio diretto al segretario Zingaretti. "Caro Nicola, trova la forza di cambiare il Pd. Perché il vero punto è questo: le alleanze possono arrivare solo dopo la costruzione di un chiaro profilo identitario. Il Pd non può negoziare su valori e temi chiari. Per esempio: com'è possibile che temi come il lavoro e l'ambiente siano diventati appannaggio dei 5 Stelle? Non parliamo dell'istruzione: dovevamo essere il partito della scuola, abbiamo perso l’ennesima occasione per diventare un punto di riferimento".
Gli attacchi degli zingarettiani
Immediate le reazioni social degli esponenti romani del Partito. "Sono in tanti che sperano di rimettere indietro l'orologio, di ricollocare il maggior partito del centro sinistra nello splendido isolamento che ci ha portato all'irrilevanza politica ed elettorale" scrive lo zingarettiano Massimiliano Valeriani, assessore regionale all'Ambiente. "Dicono no all'alleanza con i 5 stelle e Leu anche se questo significa rompere un campo democratico che oggi può tornare a competere con la destra. Tali interpreti sono molti, siedono in gran parte in parlamento, figli di una stagione che non tornerà, amanti di un passato dove il culto al capo era la sostanza identitaria del partito" continua ancora con un chiaro riferimento all'ex leader Matteo Renzi. "Siamo in tanti che in quel passato non ci ritroviamo".
Poi ancora Marco Miccoli, membro della segreteria nazionale e responsabile della sezione Lavoro, con diversi incarichi ricoperti nella Capitale, elettivi e non, nel 2010 fu segretario del partito romano: "Scusa Dario Nardella, ma oltre a questa serie di accuse e offese alla Borghezio della prima ora, cosa proponi esattamente? Il ritorno al partito isolato e perdente del 2018? O rincorrere chi come Renzi ha provocato quelle macerie ed ora viaggia con un consenso che va dal 2% al 3%?". E all'attacco di Nardella va anche il sindaco di Fiumicino Esterino Montino, che non le manda a dire: "Vedo che Nardella è sempre ben informato di quello che fa e dice Renzi anche in via riservata. O forse è il suo ventriloquo? In effetti gli orfani di Renzi che sono ancora nel Pd, capi e capetti delle correnti ex renziane, non hanno mai smesso di fare polemica da quando Zingaretti ha stravinto il congresso".
La contro replica di Base Riformista
A prendere le difese del sindaco fiorentino, i dirigenti di Base Riformista Roma e Lazio, corrente di ex renziani rimasti nel partito. "Non è pensabile che alcuni membri della segreteria nazionale si lascino andare a considerazioni che possono apparire come lacerazioni che rischiano di dividerci. Evitiamo pertanto attacchi sopra le righe che in queste ore si leggono sui social perché rischiano di minare l'unità del Partito" si legge in una nota. "Il Pd lo abbiamo fondato e costruito insieme e sempre insieme dobbiamo ora costruire il nostro profilo identitario e delineare nettamente il perimetro delle alleanze. Pertanto la linea si decide insieme. Un conto è affrontare le emergenze, quali la pandemia o i poteri speciali per Roma, un altro è proclamare alleanze di sistema senza aver condiviso tutti insieme una linea politica. Per questo serve un congresso che definisca con chiarezza obiettivi, linee programmatiche ed alleanze".