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L'assessore D'Amato condannato a restituire fondi pubblici. Monta la polemica a destra

La Lega: "Si dimetta". Fratelli d'Italia: "Su assessore pende ben altro giudizio, quello dei cittadini del Lazio, che sperimentano ogni giorno gli effetti negativi della sua gestione"

C'è chi ne chiede le dimissioni e chi, più che puntare sulle scelte dei magistrati, lo boccia sulle politiche sanitarie attuate in questi anni. Al centro delle polemiche l'assessore alla sanità del Lazio Alessio D'Amato, condannato dalla Corte dei Conti a restituire fondi pubblici pari a 275mila euro. Una sentenza arrivata in piena campagna elettorale per le politiche del 25 settembre, con la destra che ora attacca l'assessore. 

La polemica

"La condanna dell'assessore D'amato da parte della Corte dei Conti, è l'ennesimo schiaffo al 'sistema sinistra', fatto di personaggi che amministrano la cosa pubblica e fanno politica con senso di arroganza, spregiudicatezza e impunità" tuona il consigliere regionale della Lega Daniele Giannini, membro della commissione Sanità. "Rivolgiamo un appello accorato a D'Amato, oltre a restituire i 275 mila euro, dal momento che è innegabilmente finito in una zona d'ombra e ha fatto una pessima figura dinanzi a elettori e cittadini del Lazio, per l'importanza del ruolo che ricopre all'interno dell'amministrazione regionale, dove la sanità è l'attività primaria dell'operato politico dell'ente, lasci anzitempo l'incarico di assessore e si dimetta". 

Sulla stessa linea il consigliere capitolino, esponente del partito di Salvini, Fabrizio Santori. "La sentenza della Corte dei Conti che condanna l'assessore regionale alla sanità Alessio D'Amato alla restituzione di 275.000 euro, in solido con altri, per 'l'uso politico di denaro passato per la fondazione Italia-Amazzonia' è il colpo finale ad un Pd che deve trovare la dignità di farsi da parte" dichiara il consigliere, candidato nel collegio Lazio 1 alla Camera dei deputati. 

Si esprime anche Fratelli d'Italia. "Fermo restando che le sentenze, sono di competenza della magistratura, in questo caso quella contabile, sull'operato politico dell'Assessore alla Sanità pende ben altro giudizio, quello dei cittadini del Lazio, che sperimentano ogni giorno gli effetti negativi della sua gestione" commenta Fabrizio Ghera, capogruppo di Fdi alla Regione Lazio. "Migliaia di posti letto tagliati, ospedali chiusi o depotenziati, carenza di personale medico e infermieristico, liste d'attesa annuali, pronto soccorso al collasso". "Spiace apprendere della condanna da parte della Corte dei Conti nei confronti dell'assessore, una vicenda sulla quale il giudizio finale spetta alla magistratura ma che fa pensare sulla eventuale spregiudicatezza di chi poi è stato chiamato a gestire un intero sistema sanitario già condannato dal commissariamento" commenta la consigliera del partito di Giorgia Meloni, Francesca De Vito.

La sentenza contro D'Amato

Una sentenza che fa riferimento a fatti tra il 2005 e il 2008, quando la Fondazione Italia Amazzonia Onlus percepì fondi regionali che sarebbero stati però usati, secondo la sentenza citata ieri dal Corriere della Sera, "indebitamente per finanziare l'attività politica della associazione Rosso-verde e del gruppo consiliare Ambiente e Lavoro, riconducibile a D'Amato". All'epoca dei fatti D'Amato era consigliere regionale pro-tempore ed è ritenuto, secondo la sentenza "effettivo dominus di entrambe le associazioni che dirigeva di fatto attraverso i suoi stretti collaboratori".

La versione di D'Amato

L'assessore, in una nota, ha afferma di aver appreso della sentenza attraverso la stampa e commentato: "La ritengo ingiusta ed ingiustificata e contro la quale sarà depositato immediatamente l'appello da parte degli avvocati Angelo Piazza e Gennaro Terracciano". 

"Mi considero totalmente estraneo ai fatti risalenti ad oltre 15 anni fa, senza che peraltro sia stata fornita prova alcuna di un atto o fatto da me compiuto, rilevo che nonostante la procura regionale della Corte dei Conti per ben tre volte avesse aderito alle richieste procedurali dei miei difensori per ben tre volte e con motivazioni infondate e sorprendenti sono state respinte con verbali che non corrispondono all'effettivo svolgimento del giudizio e per questo motivo - annuncia D'Amato - sarà depositato un dettagliato esposto al consiglio di presidenza della Corte dei Conti e una denuncia per falso ideologico alla Procura della Repubblica di Roma. Sono assolutamente sereno e fiducioso nel giudizio di appello e continuo il mio lavoro al servizio dei cittadini".

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