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Dall'occupazione all'incendio, 26 anni di storia: "Cancellare il Corto Circuito non è possibile"

La storia del Corto Circuito nasce nel 1990 e ha attraversato 26 anni di vita di quartiere, cittadina e, in maniera più ampia, di storia politica di movimento

La campagna di autofinanziamento per la ricostruzione 'Senza Corto non so stare', partita nel 2012 dopo l'incendio che lo distrusse, rimbalzò ben al di fuori dal Grande Raccordo Anulare. E dopo 26 anni di vita anche il 'sequestro giudiziario' di giovedì mattina (gli attivisti preferiscono chiamarlo “sgombero”) messo in atto con oltre duecento agenti delle forze dell'ordine, sta facendo lo stesso. 

La storia del Corto Circuito nasce nel 1990 e ha attraversato 26 anni di vita di quartiere, cittadina e, in maniera più ampia, di storia politica di movimento. “Un bene comune”: luogo di aggregazione in una borgata, palestra popolare, ristorante a 'prezzi modici', spazio per corsi, dibattiti e zona concerti, campo da calcio per il quartiere. “Cancellarlo non è solo un'idiozia, non è possibile” si legge nella nota degli attivisti diffusa dopo le operazioni di giovedì mattina. 

Spazio occupato, il Corto Circuito nasce in un quartiere popolare come Lamaro, “un quartiere che porta il nome del suo costruttore”, un quartiere “dove non c'è niente, dove il primo luogo utilizzabile è a un chilometro di distanza ed è un oratorio” racconta Federico Mariani, storico attivista. “A chi nasce in questo quartiere un'alternativa alle sale giochi o ai muretti dove si spaccia va data. Va data una possibilità. E questo è quello che è accaduto in tutti questi anni”. O meglio. Una parte della storia del Corto Circuito e di tutte le persone che lo hanno vissuto ed attraversato in questi anni. “Siamo stati attivi anche sul piano internazionale, ci conoscono dal Chiapas alla Palestina, abbiamo ospitato scrittori, attori, registi conosciuti in tutto il mondo”. 

IL COMUNICATO DEL CORTO CIRCUITO DOPO LO SGOMBERO

Nel 1997 con la delibera 26 si iniziò un percorso di regolarizzazione. “Una sorta di pre-assegnazione mai portata a termine. Il Comune, nel corso degli anni, ha speso 400 mila euro per sistemare la pavimentazione e il tetto della palestra anche se questo posto è vivo e mantenuto grazie agli attivisti e alle persone che lo hanno vissuto in tutti questi anni”. Il percorso iniziato nel 1997 è stato bloccato definitivamente con la delibera 140 varata dall'amministrazione di Ignazio Marino.

Il Corto Circuito è stato così inserito insieme ad altre decine di spazi sociali e associativi romani nella lista di spazi di proprietà comunale da sgomberare all'interno di una riorganizzazione più ampia di messa a valore del patrimonio capitolino. “Ci hanno chiesto mezzo milione di euro per un ipotetico canone che secondo loro avremmo dovuto versare in tutti questi anni, stabilito sulla base di prezzi di mercato”. Il tutto nonostante un incendio, nel 2012, lo distrusse quasi completamente. Non il primo nella storia del centro sociale. Nel '91 un rogo di matrice fascista causò la morte di un ragazzo di 21 anni, Auro Bruni. Chiunque gioca a calcio nel campo del Corto Circuito se lo ricorda dal momento che porta il suo nome.

Dal 2012 ad oggi, da Alemanno alla Raggi passando per Marino, le attività sono continuate in una tensostruttura removibile (che nel 2014 gli costò un primo 'sequestro preventivo'), in attesa della ricostruzione vera e propria. Una nuova vita in una struttura ecosostenibile che giovedì mattina, quando l'area è stata sequestrata, era quasi terminata. Gli attivisti chiamano a raccolta nella vicina piazza dei Cavalieri del Lavoro. “Oggi questa situazione è diventata un p roblema di ordine pubblico per la città”. E un problema politico per l'amministrazione Raggi. “Un emblema di come si ha intenzione di affrontare la questione degli spazi sociali in questa città”. 

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