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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Le donne in sciopero bloccano la città: in migliaia al corteo nero-fucsia

Nella giornata della Festa internazionale della donna, a dominare la manifestazione dal Colosseo a Trastevere i due colori simbolo del contrasto alla violenza di genere. Le organizzatrici: "Siamo 20 mila"

Cinque piazze e un corteo, dal Colosseo a Trastevere, solo a Roma. Centinaia di appuntamenti in tutte le città italiane. Mobilitazioni in decine di Paesi. "Oggi si è fatta la storia". E' entusiasta Tatiana Montella, del coordinamento 'Non una di meno' della capitale, quando, in una via San Gregorio affollata e decisa a prendersi tratto per tratto la strada fino alla meta finale, Piazza San Cosimato, ricostruisce la giornata di lotta: "E' stata fantastica, potente. Le donne in 54 Paesi si sono mobilitate per far sentire tutto il loro peso, la loro forza". Anche a Roma lo 'sciopero globale delle donne', sfida raccolta da molti sindacati di base che 'a copertura' hanno indetto lo sciopero generale, non è passato inosservato: "Molti asili nido sono rimasti chiusi. E la protesta si è fatta sentire anche nelle scuole e nelle università. Le donne si sono fermate nelle cooperative sociali, all'aeroporto di Fiumicino, tra i dipendenti Alitalia. Hanno incrociato le braccia le lavoratrici nel settore della sanità". Mentre il corteo muove i suoi primi passi, tutt'attorno, il centro cittadino è letteralmente paralizzato dal traffico per effetto combinato dello stop dei trasporti con metro chiuse e bus a singhiozzo.  

La giornata è iniziata alle 8 in via di Casal Boccone 188/190, di fronte alla 'sede romana' di Almaviva che ha chiuso i battenti a fine anno dopo una lunga trattativa con il Governo. "Abbiamo deciso di manifestare proprio lì fuori per ricordare che esistiamo" racconta Germana Bellemo. "Su 1666 licenziamenti, l'80 per cento sono donne, donne che per anni hanno gestito la difficoltà di conciliare i turni di lavoro con la famiglia". A San Cosimato, dalle 9, si è radunata invece la "Piazza della Formazione alle differenze, contro la 'buona scuola'" che compatta ha poi raggiunto la vicina sede del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Una piazza 'abitata' anche dalle insegnanti precarie dei nidi comunali che poco dopo si sono spostate sotto il Campidoglio, in piazza Madonna Di Loreto. 

"Per noi oggi è un anniversario importante: un anno fa decine di educatrici hanno manifestato sotto il Ministero della Funzione Pubblica per difendere la dignità di precarie che dopo vent'anni si vedevano buttate fuori dal mondo del lavoro" spiega Alessandra Pelonero. "Alcune stabilizzazioni sono state sbloccate ma la battaglia continua e oggi una nostra delegazione ha incontrato il rappresentante del sindaco per avviare un confronto sui prossimi bandi. Anche il precariato è una forma di violenza".

Il calendario è lungo. Alle 10, è la volta del presidio alla Regione Lazio, in Piazza Oderico da Pordenone a Garbatella, trasformata per l'occasione nella "Piazza della Salute, dell’Autodeterminazione e del Lavoro". Mobilitazioni anche all'interno dell'università La Sapienza. L'appuntamento, alle 11, in Piazza della Minerva ha dato vita a un'assemblea pubblica che poi si è trasformata in corteo per le strade della città universitaria. Non è mancata la voce dell donne dei movimenti per il diritto all'abitare che alle 16 si sono radunate sotto le finestre dell'assessorato alle Politiche Sociali di viale Manzoni. Da lì, dietro lo striscione "Abitare un mondo senza violenza. Casa, reddito, dignità", sono confluite compatte all'appuntamento al Colosseo.

Alle 17 la piazza sotto l'Arco di Costantino è piena di gente. Tantissime donne, "siamo 20 mila" gridano le organizzatrici dal microfono. Ma anche un numero consistente di bambini e uomini. A molti di loro, oggi, tocca spingere il passeggino con l'aria di lo fa spesso ma si rende conto che, nell'Italia attuale, è ancora una 'stranezza' da riportare. Tra gli spezzoni del corteo ci sono le lavoratrici Almaviva, le educatrici dei nidi, le femministe storiche dell'Udi, i movimenti per il diritto all'abitare, qualche striscione dei sindacati che hanno aderito, i centri antiviolenza, studentesse, le donne curde del centro Ararat di Testaccio "a sostegno di tutte le donne che combattono contro i regimi patriarcali". A dominare lo sguardo, però, è semplicemente un fiume di donne di colore nero e fucsia. Tra le mani cartelli con le 'matrioske' ormai diventate simbolo della rete 'Non una di meno'. Ogni 'matrioska' il suo slogan: parole contro la violenza di genere, parole irriverenti e libere, poca commiserazione verso i tanti, troppi, casi di cronaca che gridano vendetta, molta autodeterminazione. 

"Abbiamo deciso di scioperare ma teniamo il cellulare acceso per qualsiasi emergenza" racconta Daniela Amato, del centro antiviolenza Donna Lisa. "Noi ci autofinanziamo ma siamo convinte che le istituzioni debbano investire di più. Purtroppo non esistono statistiche ufficiali ma solo a Roma, ogni anno, centinaia di donne si rivolgono a noi per uscire da relazioni violente". L'evidenza, per Daniela così come per tutte le altre donne scese in piazza, "è che la violenza maschile è una questione strutturale alla società, che attraversa ogni luogo, dalle case ai posti di lavoro, dagli ospedali alle università, dai media alle frontiere e che in ogni modo e in ogni sua forma va contrastata". E allora, se il problema è nella società, le donne, nei posti di lavoro così come nei movimenti cittadini, tra le mura domestiche così come nelle scuole e nelle università, hanno incrociato le braccia e lasciato che 'questa società' , per 24 ore, andasse avanti da sola. Lo slogan è stato gridato spesso, in coro, nel corso del corteo: "Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo". 

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