Roma si prepara al #16D, da tutta Italia migranti e precari in corteo per "Diritti senza confini"
Appuntamento in piazza della Repubblica alle ore 14
E' una formazione inedita, che emerge da un'Italia "fantasma", quella che riempirà le strade di Roma sabato prossimo, 16 dicembre, per prendere parte ad un corteo con una duplice parola d'ordine e un chiaro sottotitolo: 'Right' e 'Fight' legati a doppio filo e 'Diritti senza confini'. Parole che daranno voce e corpo ad un'Italia meticcia e "invisibile" che ha deciso che è ora di dire "basta che altri parlino al posto nostro" e che punta a fare in modo "che il Governo faccia i conti con noi". Ci saranno i "dannati della globalizzazione e delle politiche antisociali imposte dall'Unione europea", uomini e donne "strappati alla loro terra e ai loro cari dalle scelte geopolitiche dei potenti". Braccianti delle campagne, senza casa, studenti costretti all'alternanza scuola-lavoro, lavoratori della logistica, precari, attivisti colpiti da fogli di via e sorveglianza speciale. Donne e uomini che hanno deciso di "prendere parola" e "fare in mondo che il Governo faccia i conti con noi".
La manifestazione nazionale è stata presentata questa mattina presso la sede della Federazione nazionale della stampa italiana di Corso Vittorio Emanuele 349 dietro i saluti iniziali di Paolo Butturini e alla presenza di una decina di 'rappresentanti' delle centinaia di realtà che hanno dato vita alla giornata di mobilitazione. Tra loro la Coalizione internazionale Sans-Papiers, migranti, rifugiati e richiedenti asilo, movimenti per il diritto all'abitare, forze sindacali e sociali, associazioni laiche e religiose. Moltissime quelle che lavorano a livello territoriale. L'appuntamento è per tutti alle 14 in Piazza della Repubblica. "Saremo tanti" ha spiegato il portavoce Aboubakar Soumahoro. "Sono attesi centinaia di pulmann da ogni parte d'Italia".
I temi che reggono la piattaforma attraversano trasversalmente la composizione sociale. C'è "il tema dei migranti", non solo contro gli accordi tra l'Europa e la Libia per limitare i flussi "attraverso la creazione di veri e propri lager" ma anche diritti per quanti da anni vivono e lavorano da "invisibili" sul territorio italiano: il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari ai profughi a cui non è stata riconosciuta la protezione internazionale, la regolarizzazione di quanti di fatto lavorano da anni senza diritti quale "atto di civiltà". E ancora il "welfare", distrutto "dalle politiche di austerità", perché non sia trasformato in "elemosina" e la richiesta dell'introduzione di "un reddito minimo". Non manca la casa, o meglio, "un vero diritto all'abitare per tutti".
Un lavoro "dignitoso". Per i precari, per i facchini, per gli operai, per i giovani che "fuggono in cerca di un futuro", i lavoratori nell'era del Jobs Act, per i collaboratori domestici, per i braccianti nelle campagne. "Parleremo anche di nuove schiavitù ma ricorderemo anche come 4 secoli e mezzo di vecchia schiavitù costituiscano un crimine contro l'umanità". E ancora "libertà", parola ripetuta in tanti tra i presenti, perché "chi dà voce ai senza casa, ai migranti, ai poveri viene criminalizzato con daspo urbani, fogli di via e sorveglianza speciale". Sopra tutto la lotta al razzismo e il diritto all'uguaglianza.
Il quadro è quello delle leggi come la Bossi-Fini che lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, la più recente Minniti-Orlando, l'art. 5 della legge Lupi. E ancora, a livello europeo, il regolamento di Dublino e, in generale, le politiche di austerità.
Dietro i temi e le rivendicazioni, le persone presenti. La stanchezza di chi vive da cinque mesi nelle tende, "al freddo tutto il giorno tanto che non si riesce più a dormire", montate dopo uno sgombero in piazza Santi Apostoli "ormai simbolo di resistenza meticcia". I passi di chi ha marciato con i migranti di Cona "perché siamo fuggiti dalle nostre famiglie e non possiamo essere chiusi e isolati in un centro di accoglienza dove possiamo solo mangiare e dormire". Le parole di un lavoratore di Padova deciso a far sapere "che anche noi, migranti e precari, contribuiamo ad arricchire questo Paese". Lo sguardo di una donna migrante che lavora da 17 anni nella campagne di Foggia. Dopo lo sgobero del 'Ghetto', alloggi di fortuna disumani. Il pianto la costringere ad interrompersi più volte. "Lavare piatti, fare fotocopie e friggere patatine" ecco l'alternanza scuola lavoro, la denuncia di una studentessa. Il lungo lavoro di chi traccia un quadro e lancia una proposta: "In Italia vivono 5 milioni di persone in povertà assoluta, 9 milioni in povertà relativa. Serve un reddito di dignità". La rabbia degli attivisti a cui è stata "limitata la libertà personale" che affermano: "Al centro non c'è solo la questione sociale ma anche la domanda: in che Paese vogliamo vivere?".