Maestre a chiamata cancellate dal coronavirus e appese all'interpretazione del decreto Cura Italia
"Siamo disperate, io ho tre bambini e un mutuo". C'è Manuela, 34 anni, supplente precaria e come lei centinaia di lavoratrici a Roma. Le loro storie, e la speranza di rientrare nelle misure del Governo
La speranza è che anche le supplenti precarie di nidi e materne rientrino tra i "lavoratori danneggiati dal Covid-19" di cui all'articolo 44 dell'ultimo decreto della presidenza del Consiglio. Ma è difficile crederci per chi da giorni vive nell'ansia di non farcela, almeno finché non si vedranno i moduli da compilare e le cifre davvero destinate. "Non so come faremo, ho tre figli, la casa da pagare, fra dieci giorni resterò senza entrate".
Riesce a parlare a fatica al telefono Manuela, deve cercare di tenere a bada voci e pianti dei bambini. Trentaquattro anni, mamma di tre piccoli di 3 mesi, 4 a e 10 anni fa i conti come tanti genitori con la nuova vita segregata in casa, ma ha anche un mutuo mensile che pesa sulle casse familiari, e il terrore che il coronavirus le tolga ogni tutela.
"Il 29 marzo finisco il periodo di maternità - racconta a RomaToday - poi non avrò più entrate perché le scuole sono chiuse". Da dieci anni supplente nei nidi e nelle materne del Comune di Roma, formalmente è dipendente a tempo determinato, nei fatti ha sempre potuto contare solo su contratti giornalieri. Dal 29 marzo, con gli asili ancora chiusi e la possibilità più che concreta che il blocco degli istituti prosegua oltre, si troverà senza lavoro e senza sussidi.
"Mio marito è in ferie forzate, fa il riparatore di computer", circa 10mila euro annui il suo Isee. Con un mutuo di 600 euro da pagare, le sedute di logopedia per il figlio grande, altri 400 euro, da sommare alle spese ordinarie, ecco che lo stipendio di Manuela, per quanto basso, a volte vicino ai 500 euro, era una boccata d'ossigeno fondamentale. "Non so come faremo - ripete ancora - dopo dieci anni di precariato è una vergogna che nessuno abbia pensato a delle tutele anche per noi".
Già, dieci anni passati ogni giorno ad aspettare una chiamata dal XIV municipio, dove Manuela ha lavorato. "Ti contattano per le 8, le 9 ed entro un'ora devi stare a coprire il posto dell'insegnante ordinaria". Avanti e indietro ogni giorno in una scuola diversa per contratti di tre, quattro, sei ore. Una condizione di perenne criticità senza bisogno del coronavirus, che ora rischia di trasformarsi nell'incubo più grande: la disoccupazione con tre bambini a carico.
Come Manuela, di donne, mamme, supplenti precarie nelle scuole del territorio, ce ne sono centinaia. Contratti che iniziano e finiscono il giorno stesso, e che ora con le scuole chiuse è come se non ci fossero mai stati. C'è Rossella, 43 anni, maestra precaria dal 2009. Ora senza stipendio si appoggia alla madre anziana pensionata. Federica, 45 anni, due bambini, costretta ad attivare la Naspi (indennità di disoccupazione) rischiando poi di non averla nei mesi in cui a lavoro non la chiama nessuno. Un dramma collettivo che sta investendo centinaia e centinaia di famiglie.
Cosa è previsto nel decreto per le supplenti precarie
Nelle ultime ore però si è aperto uno spiraglio. Il decreto Cura Italia della presidenza del Consiglio ha stabilito le misure economiche di sostegno ai lavoratori messi in ginocchio dall'emergenza Covid. A quanto si apprende da fonti ministeriali, nell'articolo 44 del decreto titolato "Istituzione del Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori danneggiati dal virus COVID-19", dovrebbero rientrare tutti i lavoratori che non sono coperti dalle tutele ordinarie, anche le precarie dei nidi. Un tesoretto "volto a garantire il riconoscimento di una indennità, nel limite di spesa 300 milioni di euro per l’anno 2020".
Ancora però è presto per parlare. Criteri e modalità di attribuzione del fondo in oggetto - come specificato nella relazione tecnica allegata al decreto - verranno stabilite con ulteriori decreti dei ministeri competenti.