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Coronavirus, botta e risposta tra D'Amato e i pediatri: "Troppi tamponi". La replica: "Da noi massimo impegno"

L'assessore regionale ha criticato l'operato dei pediatri nel corso di una commissione. Dura la replica: "Da parte nostra impegno e la professionalità"

Botta e risposta tra i pediatri del Lazio e l'assessore alla Sanità della Regione, Alessio D'Amato, in merito ai casi sospetti Covid tra la popolazione più piccola. Tutto partito dalle parole dell'assessore pronunciate ieri nel corso di una commissione regionale sull Sanità dedicata alla situazione del Covid 19. "Quando si verifica il caso di una bambina che in classe sta poco bene è sbagliato che la prima cosa che richiede il pediatra è quella di fare il tampone, almeno che clinicamente non ci siano indicazioni chiare. Il primo dovere che hanno i pediatri e i medici è visitare la persona", ha detto.

"Abbiamo 4.500 medici di medicina generale e 1.100 pediatri che sono pagati dal servizio sanitario regionale e devono a svolgere il loro lavoro" ha aggiunto. "In molte parti lo stanno facendo ma in altre c'è riottosità. Non è che se un utente chiama la prima risposta è 'fare il tampone', non funziona così".

Parole polemiche che hanno sollevato la replica di Teresa Mazzone, presidente della Società italiana specialisti pediatri (Sispe): "L'adesione alla campagna vaccinale antinfluenzale da parte dei pediatri di famiglia è stata di gran lunga superiore rispetto agli anni passati: al 19 ottobre già 211 pediatri avevano iniziato a somministrare le dosi di vaccino che erano state consegnate solo quattro giorni prima nel Lazio, il 15 ottobre", la replica.

"I pediatri del Lazio non sono i medici di medicina generale, nemmeno la popolazione di riferimento è la stessa", ha continuato Mazzone. "Confermo quindi il loro grande senso di responsabilità sia nella prescrizione dei tamponi, che nel visitare i bambini come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare per rispondere anche alle numerose problematiche scolastiche con allontanamenti spesso impropri e richieste di certificazioni per i più svariati motivi", conclude Mazzone.

Una replica alle parole di D'Amato è arrivata anche da Teresa Rongai, segretaria della sezione Roma e Lazio della Federazione italiana medici pediatri (Fimp): "Sono 757 i pediatri di famiglia in tutta la Regione Lazio. 757 e non 1.100 come dichiarato dall'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato". Una replica definita da Rongai "doverosa" per "sottolineare il grande impegno e la professionalità dimostrata dalla categoria dei pediatri di famiglia dall'inizio della pandemia ad oggi".

Poi ha spiegato: "Con la ripresa delle attività scolastiche ed educative i pediatri di libera scelta, proprio perchè considerano la continuità scolastica una esigenza essenziale, stanno lavorando senza sosta all'individuazione dei casi sospetti, al tracciamento e al follow-up dei pazienti pediatrici. Un lavoro senza tregua che tenta di sopperire anche alle mancanze di altri servizi sul territorio che non sono mai stati attivati"

La sorveglianza sul territorio, continua, è "ricaduta totalmente a carico dei pediatri di libera scelta che agiscono nel rispetto del codice deontologico, secondo scienza e coscienza e seguendo la normativa vigente. È necessario, infatti, sottolineare che sulla base dei documenti tecnici nazionali (Iss), internazionali (Ecdc) e regionali per individuare un bambino Covid positivo, allo stato attuale, non abbiamo la possibilità di fare diagnosi sui sintomi clinici o sui criteri epidemiologici. Solo i test diagnostici- sottolinea Rongai- ci consentono di avere risposte certe per limitare la diffusione della malattia". 

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