rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Coronavirus, i gestori d’impianti sportivi comunali in crisi: la chiusura prolungata costa già 45 milioni

Quantificate le perdite per i gestori d’impianti sportivi pubblici che, a Roma, danno lavoro ad oltre 10mila persone. Diario(M5s): “Abbiamo sospeso i canoni di concessione, ma vogliamo cancellarli”. Chiesto aiuto al Governo

Sono più di 150 gli impianti sportivi di proprietà comunale. Ed a Roma fanno lavorare circa 10.600 persone. Il settore sta pagando a caro prezzo le limitazioni imposte per contenere il nuovo Coronavirus. La chiusura di palestra, campi da gioco e piscine, sta creando un considerevole disavanzo nelle casse delle società sportive romane.

Cifre impressionanti

La perdita è stata stimata in oltre 45milioni di euro. Per i centri sportivi municipali, vale a dire per le palestre scolastiche dove in orario pomeridiano e serale migliaia di romani fanno attività fisica, è pari ad almeno 5,5 milioni. Tra i numeri da considerare ci sono anche gli iscritti. Sono 310 mila i romani che hanno in tasca la tessera associativa d’un impianto di proprietà cittadina. Una cifra importante come, del resto, sono le perdite che si stanno registrando.

La ricerca

I numeri emersi sono frutto d’una ricerca condotta su una popolazione di 100 concessionari comunali e 60 affidatari di palestre scolastiche. “Stiamo utilizzando questi dati per analizzare l'impatto che l'epidemia ha avuto e avrà ancora per le attività che si svolgono nelle strutture sportive di Roma Capitale, tra impianti comunali e palestre scolastiche. Un settore molto importante per la città, che offre lavoro a oltre 10mila romani” ha ricordato Angelo Diario, il presidente capitolino della commissione Sport. 

Le risorse da trovare

Per fronteggiare la crisi causata dal nuovo Coronavirus, il Campidoglio sta invocando il supporto del Governo. L’assessore comunale Daniele Frongia ed il ministro allo Sport Vincenzo Spadafora, si stanno confrontando sulle misure più efficaci da mettere in campo. Tra le questione più urgenti c’è quello di garantire un “sostegno economico e di liquidità immediato alle società che devono far fronte a spese che non si sono fermate nonostante il blocco delle attività – ha ricordato Diario – noi abbiamo sospeso i canoni di concessione, ma vogliamo arrivare a cancellarli e questo significa dover fare una variazione al bilancio perché inevitabilmente si ridurranno le entrate di cui beneficeranno le casse del Comune. Anche per quanto riguarda le utenze, stiamo cercando di trovare un supporto finanziario tramite il Governo”.

Uno sguardo al futuro

Oltre al presente, c’è poi da immaginare quale sarà il futuro degli impianti sportivi comunali. “Immagino che uno stesso impianto, che prima dell’epidemia poteva ospitare attività e corsi per centinaia se non migliaia di persone, sicuramente dovrà  rivedere questi numeri e anche la gestione economica della struttura” ha osservato Diario. Il problema ha una rilevanza nazionale perché, quanto accadrà a Roma, verosimilmente si verificherà anche nelle altre città della penisola.

Il banco di prova capitolino

La Capitale “può fungere da faro e punto di riferimento perché non esistono altre città  con una dotazione impiantistica come la nostra” ha ricordato il consigliere Diario. Ed in effetti Roma sarà una cartina da tornasole per capire quali saranno gli investimenti del governo in questa delicata materia. Le perdite, all’interno del settore, dopo un solo mese di chiusura sono già consistenti. In assenza d’interventi a settembre, all’avvio della prossima stagione sportiva, potrebbero essere diventate insostenibili.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus, i gestori d’impianti sportivi comunali in crisi: la chiusura prolungata costa già 45 milioni

RomaToday è in caricamento